Dark Polo Gang Trap Lovers 2018 - Trap

Trap Lovers precedente precedente

"Trap Lovers" non è soltanto ostentazione spasmodica del proprio ego, ma anche una scansione diagnostica di tutto ciò che è stato raccolto - in positivo e negativo - nei recenti anni di gloria

L’esplorazione dell’aliena semantica lessicale della DPG è ormai un’operazione demodé in questo decorrente secondo semestre del 2018, un criptogramma completamente codificato, al quale non dobbiamo aggiungere nient’altro che il pionieristico articolo "Capire la Dark Polo Gang" non avesse già introdotto, facendoci digerire senza alcuno sforzo i retroscena della cosmogonia del fu-quartetto capitolino.

Soldi, ossicodone, una manciata di brand premium e quelle morbose attenzioni verso le ragazze altrui; il tutto ripetuto con ipnotica ridondanza. Un cabaret memetico avviato verso il processo digestivo, che sul lungo termine trasforma l’hype in tedio.

A fronte di questa premessa suppongo che in molti si siano posti il quesito fondamentale «Perché dovrei ascoltare Trap Lovers?» nell’esatto momento che precede il confronto diretto con il disco stesso, scavando anche a fondo nel sottosuolo delle priorità personali, cercando alla cieca quella motivazione mossa da una flebile curiosità ostacolata da ciò che ormai è stato archiviato come prevedibile cliché strutturale.

Ma è ancor prima di trovare una risposta razionale alla domanda che ci ritroviamo a fronteggiare i primi istanti di incipit dell’album, un momento cruciale, durante il quale sopraggiunge un inaspettato cambio di sceneggiatura, una zampata registica che stravolge ogni equilibrio nel momento in cui l’epilogo di tutto sembrava essere già stato scritto, facendoci sprofondare di colpo tra i cuscini del divano posizionato al centro della nostra comfort zone musicale.

Araldo e manifesto mantrico dell’essenza basilare di questo lavoro è indubbiamente "Cambiare Adesso", brano che fa sfoggio delle cicatrici di guerra, ponendo la DPG di fronte a temi mai affrontati prima, come il duello interpersonale tra corruzione e integrità della propria tempra, un equilibrio labile, insidiato dal successo e dal denaro. Qua la spavalderia viene meno, lasciando il palcoscenico in mano a uno spaccato melodrammatico avvolto da un manto sonoro venato di nostalgia, lontano dalla formula trap preconfezionata.

Una sorpresa che stupisce su più fronti, la cui tematica - quella del successo - è così sentita da essere affrontata in un secondo momento anche nel brano "Baby che noia". Non mi è dato sapere quanto la dipartita di Dark Side abbia influito sulla composizione finale dell’album, ma certo è vero che ci troviamo davanti a un disco che porta con sé novità e tradizione, estremi della stessa identità proposti come episodi separati o amalgamati tra di essi. Anche nella scelta di un produttore come Michele Canova, che di fatto ha inventato il suono del pop italiano per come lo conosciamo oggi.

In "Splash" è riconoscibile il tocco del sempre presente Sick Luke in una rivisitazione della melodia di "Sportswear", mettendo così in mostra una versione evoluta e aggiornata della Gang; mentre i loro tratti antologici vengono riportati a galla in "Young Rich Gang" o nelle serrate "Casper" ed "Expensive", fino a evolversi ulteriormente in "Che bello essere dark", dove la sopracitata spavalderia torna in auge, supportata e pompata da ritmiche che ci rimandano - anche qua con sorpresa - indietro agli anni ’90. Anni che caratterizzano il tormentone estivo "British", generando con sé anche un’estetica del tutto nuova per la Gang.

Ma come premesso "Trap Lovers" non è soltanto ostentazione spasmodica del proprio ego, ma anche una scansione diagnostica di tutto ciò che è stato raccolto - in positivo e negativo - nei recenti anni di gloria, esplodendo nel romanticismo “presomale” di "Toy Boy" e nelle tiepide note di "Uomini e Donne", descrivendo l’infatuazione amorosa con una poetica inedita ma caratteristica della DPG, un atto di sincera personalità che si discosta dal trend emo-trap, pur mantenendo alto il livello di malinconia, tratto sentimentale che raggiunge l’apice in "Acqua Fiji", strizzando non troppo velatamente l’occhio a Yung Lean.

Pertanto la stesura di Trap Lovers dà l’idea di essere stata realizzata per necessità, o esigenza, la cui costante e veemente esternazione perentoria di alcuni concetti sembra, nel suo complessivo, voler assurgere al ruolo di un elisir curativo e salvifico. Un necessario confronto faccia a faccia tra l’attuale presente e il passato con il peso di suoi eventi, facendo scoprire lati ancora nascosti e instabili del dna alieno della Gang.

---
La recensione Trap Lovers di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2018-09-28 00:00:00

COMMENTI

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia