the pier Dead Reckoning 2018 - Rock, Punk, Alternativo

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Quando la sperimentazione si fonde con la tecnica e la capacità compositiva non può che nascere una meraviglia.

Occupare lo spazio e il tempo nel modo più efficace possibile, farlo con i suoni, farli rimbalzare sulle pareti del contenitore in cui sono posti e creare con le loro tracce delle forme perfette. Il secondo disco dei The Pier sembra una formula matematica, si intitola "Dead Reckoning" e pare venire da un altro mondo per quanto è alieno e perfetto.

Dieci canzoni di un pieno equilibrio math rock, anche se è impossibile definire con esattezza la musica del trio romano, che è fatta di ritmiche spezzate, assoli fulminei, campionature lisergiche, effetti spaziali e arpeggi ipnotici. Metodo alternativo della localizzazione musicale, questo è il significato di "Dead Reckoning": partendo dal precedente omonimo disco, una volta decisi il limite di sperimentazione, e il corretto assemblaggio di chitarre, batterie, linee di basso e implementazioni strumentali varie, si procede verso la composizione di una musica senza confini. D'altra parte quando la tecnica è a un livello altissimo come nel caso di questi tre ragazzi, si può arrivare ovunque, finchè gli arti e le articolazioni lo permettono.

Sono perfette le diteggiature in brani come "All Those Colors", come la spirale tra basso e chitarra, le voci campionate sembrano messaggi satanici, i tocchi artificiali richiamano un mondo anni '80 che in realtà non esiste, e anche "Sheen" dà la stessa sensazione di assenza di difetti, di appartenenza a luoghi immaginari; "Kayak", "It Will Work" e "Snow" invece spingono su distorsioni forse più semplici, è la dinamica dei brani a spiazzare, ci si sente disorientati e spaventati dalle urla di Danilo, ma allo stesso tempo confortati dalla qualità indiscutibile dei brani.

Un qualche richiamo ai Porcupine Tree più estremi, a qualche momento dei Foals, alla giocosità dei Battles, ma rimane complicato avvicinare i The Pier a un'altra band, e questo è solo un bene. Una crescita tangibile rispetto al disco precedente, una voglia di ragionare di più sui pezzi, uno studio più accurato delle parti all'interno della stessa canzone, e all'interno di una sola se ne incontrano molti, come nella sorprendente "Sleep" che inizia cullando con movimenti post-rock nei quali si intarsia un sax di velluto e, mentre piccole punture di elettronica toccano alle spalle, a un tratto una voce metallica inizia quasi a rappare. "Bubbles", primo singolo con video annesso, è probabilmente il pezzo più identificabile come punk-rock, il più orecchiabile, il finale rimane però più vicino al prog che al pop.

Una produzione sicuramente dove poco è lasciato al grezzo, la cura dei missaggi è estrema, la tecnica dei musicisti pure: non poteva che scaturirne un disco di altissimo valore musicale. L'alienazione che porta la musica dei The Pier è qualcosa di sublime, a tratti terrificante nella sua perfezione, la sperimentazione non può che generare sensazioni contrastanti in musica: è una meraviglia che si compie.

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La recensione Dead Reckoning di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2018-12-10 09:00:00

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