Capobranco In dipendenza 2019 - Rock, Indie, Alternativo

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La mano d’oro di Steve Albini è sicuramente il “quid” che tutti gli artisti vorrebbero nella produzione di un album...

In dipendenza e indipendenza, i Capobranco conservano un’attitudine che sa di libertà. Il loro terzo album contiene un fun fact: Steve Albini, remember this name? Esatto, proprio il produttore di Nirvana, Foo Fighters, Pixies e PJ Harvey… Nel 2018 i Capobranco volano nei suoi studi a Chicago per registrare in analogico l’album e In Dipendenza ne è il risultato.
Ascoltando l’album, composto di dieci pezzi, un turbinio di nomi viene alla mente. Sebbene nella traccia d’apertura dichiarino di voler “imparare a fare l’indie, come Calcutta e i The Giornalisti” l’attitudine è del tutto diversa, soprattutto per i nomi a cui fa riferimento. In “Mai contento” infatti, il richiamo è a una versione meno energica di “Io sto bene” dei CCCP, con un fare più leggero. Risuonano poi gli echi funk, come in “In limbo” che racconta, con chitarre dai modi più funky e il basso che crea groove magnetico, una situazione che non appare come reale: la notte.
L’“indiependenza” che cercano è l’indipendenza “dalla nostra società, senza compromessi in quanto a prezzi e qualità”, “pronto a solitudine e impopolarità”. Nei modi la loro “indiependenza” si nota da subito, soprattutto in canzoni come “In limbo” e “Dipendenza”, in cui il collegamento che viene automatico è ai Subsonica degli inizi. “Schiavo e dipendente solo dalla musica” è la loro dichiarazione, veicolata con un buon groove e una buona strumentale, ricca di leaks di chitarra interessanti. Oltre che alcuni in leaks, in certi punti dei cori, anch’essi di qualità, torna alla mente anche il buon John Frusciante.
La mano d’oro di Steve Albini è sicuramente il “quid” che tutti gli artisti vorrebbero nella produzione di un album. Chissà quale sarà la loro naturale evoluzione, visti i buoni presupposti.

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La recensione In dipendenza di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-04-25 22:45:24

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