Sepiatone Darksummer 2005 - Lo-Fi, Rock, Psichedelia

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Nuovo disco per la Desvelos, etichetta che - inanellando una ad una importanti pubblicazioni - dall’isola più bella del mediterraneo si sta ritagliando uno spazio importante all’interno del panorama indipendente italiano. Dato per appurato che non certo ai nomi è ancorata la Bellezza, d’altro canto è molto probabile che certi nomi assicurano - comunque - una certa qualità. Dunque, seconda uscita per il 2005, ed ecco il secondo disco dei Sepiatone, il progetto di Hugo Race (Nick Cave tra gli altri) e Marta Collica, qui accompagnati alla sezione ritmica da Giovanni Ferrario e Davide Mahoni dei Micevice, vecchia formazione della Collica (il cui primo album fu prodotto proprio da Race).

“Darksummer” arriva giusto per l’estate. E’ un disco che trascende il tempo. Lento, sussurrato, sinuoso. Lo si vede fin dall’artwork, disegnato a mano e tutto autografo, quasi un punto di incontro fra minimalismo naif, gusto pop e echi medievali. I Sepiatone si muovono fra trip hop bristoliano e cantautorato americano, genere questo che Race conosce bene; prima circuiscono i due generi da da fuori, poi tentano di strozzarne in collo. Marta si conferma in inglese, e l’effetto è per certi versi straniante (in senso positivo). E’ come sentire una canzone minimale di Leonard Cohen e Beth Gibbons lavorata e stravolta, sopra cui si posano echi di fiabe già lette.

Questo disco è per certi versi ammaliante. Sarebbe potuto essere una semplice accozzaglia di grosse sensibilità musicali, assieme per deludere. E invece è una bilancia pressochè perfetta, a cui manca solo la continuità nelle tracce per convincere totalmente. Ma quando arrivano “Defenceless” e “From so hi” è come se due splendidi passati si incontrassero in un presente perfetto. E allora si possono anche dimenticare certe inutilità, che affiorano fra e dentro le tracce, senza troppo convincere. Si tratta soprattutto dei momenti più lontani dalla forma canzone, che non sempre risultano convincenti o perfettamente compiuti (anche se l’incompiutezza è a volte il valore vero di quei pezzi che non vogliono essere canzoni). Ma nel complesso non si può che parlare di una sintesi riuscita. Una prova di cantautorato maturo e affascinante, elegante nella sua posa sonora, che va oltre il semplice curriculum di due grandi nomi.

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La recensione Darksummer di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2005-07-12 00:00:00

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