Dieg È triste 2019 - Rock, Indie, Alternativo

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02/10/2019 - 18:50 Scritto da Doriana Tozzi Dieg 2

La musica di Dieg non è commerciale nè rock né pop né rap: se cercate autenticità, nenie, trance ipnotica e infinita “tristezza” è l’artista che fa per voi

Non sappiamo bene perché Dieg sia così triste. L’avevamo già incontrato con il suo ep d’esordio, “Mietitrice” (ovviamente con una copertina dal look “total black”), in cui ci ha tenuto a raccontare (ma non senza sarcasmo) le sue considerazioni e i suoi punti di vista sulla morte. Ora lo ritroviamo con un lavoro più completo, intitolato proprio “È triste”.

Così come il primo ep, anche questo disco è rigorosamente autoprodotto e si notano diversi miglioramenti a livello di cura dei suoni e degli arrangiamenti, che vestono abiti meno raffazzonati rispetto ai primi pezzi. La caratteristica principale, che può essere considerata un punto di forza o una debolezza in base a come la si guarda, è la scrittura dei brani pensati come nenie, quasi interamente monotòni e condotti da un cantato cantilenante e nasale a metà strada tra Adriano Celentano e Giovanni Lindo Ferretti, interpretato con un’attitudine che a volte può sembrare lontanamente imparentato con il rap ma più spesso mostra i lineamenti dei canti gregoriani.
 

Può essere questo un punto di forza perché è sicuramente una caratteristica peculiare del nostro, che nel bene e nel male lo rende immediatamente riconoscibile dopo pochi ascolti e avere una propria firma sonora e un proprio stile personale è sicuramente un bene. Può essere anche un punto di debolezza, però, per la ripetitività che alla lunga può ridurre alla noia più grigia. L’intento di Dieg è forse quello di ipnotizzare gli ascoltatori per trasportarli direttamente tra le sue elucubrazioni decadenti ma perché ciò accada bisogna consigliare l’ascolto nei momenti in cui non si è troppo sobri.

Le liriche, invece, esistenziali e spesso sentimentali, sono anche in questo caso, come nel primo ep, una spanna sopra il livello delle musiche e parlano di scene di vita quotidiana anche un po’ bizzarre (“Maledetto il gatto della mia vicina che si scopa la mia gatta in calore” da “La canzone della gatta che scopa”) così come di appassionate riflessioni amorose (“Mi ami o non mi ami l’amor non ha confini anche se lontani eravamo vicini” da “La bella e il nulla” ma anche “Vorrei che fossimo tristi insieme e ci asciugassimo le lacrime a vicenda” da “Vietato piangere”).

Insomma, Dieg non è affatto un progetto commerciale, non suona rock, non suona pop, non suona rap ma semplicemente suona a modo suo, quindi se cercate autenticità, trance ipnotica e “tristezza” avete trovato l’artista che fa per voi.

 

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La recensione È triste di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-10-02 18:50:11

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