La Tosse Grassa CIAO DARWIN 2019 - Industrial, Indie, Trap

CIAO DARWIN precedente precedente

“Ciao Darwin” ce lo meritiamo. E La Tosse Grassa, invece, ce la meritiamo?

“Ciao Darwin” ce lo meritiamo. Ci meritiamo la tv spazzatura, la politica spazzatura, il cibo spazzatura. La spazzatura in genere, ecco. Per non parlare del populismo, della rabbia in libera uscita dai social, dei “Io sono Giorgia, sono una donna…” eccetera eccetera. D’altra parte, l’Italia è un Paese meraviglioso e il resto del mondo invidia il nostro stile di vita.

“Ciao Darwin” è anche il titolo dell’ultima fatica di Vanni Fabbri, meglio conosciuto come La Tosse Grassa, giunto in dirittura d’arrivo dopo l’esalogia dedicata ai Telegiornali nazionali (dal Tg1 a Studio Aperto, stranamente manca il Tg7) e un live. Un album che è lì a ribadire il concetto di cui sopra: l’Italia è meravigliosa, discendiamo dagli antichi romani e affondiamo le nostre radici nella tradizione cristiana. Ci dispiace per tutti gli altri, che al massimo potranno continuare a invidiarci con comodo, senza fretta alcuna. Un Paese, il nostro, nel quale la vecchia e piccola borghesia si è ritagliata un ruolo decisivo e sempre più aggressivo: La Tosse Grassa lo ha capito da tempo e anche in questa occasione non ha esitato un attimo a reinterpretare come un mantra le sue parole d’ordine. “Dio sei pace, Dio sei amore, scaccia via i pensieri brutti, gli africani sui barconi devono morire tutti”, canta in “Ave Sharja” (c’è anche la voce di Daniele Delogu della Barbarian Pipe Band). E in “Piazza Traini” (ricordate tutti chi è Luca Traini, vero?) immagina un futuro distopico: è il 2050, la guerra non c’è più, Diego Fusaro è al terzo mandato come presidente del consiglio, la gente si ammassa sulla spiaggia di Corridonia (cittadina nei pressi di Macerata che, al momento, dista circa 30 chilometri dal mare…) ed è felice perché in giro non ci sono più negri e nemmeno un marocchino che è uno. È la pacificazione, il trionfo della razza caucasica, della superiorità dell’uomo bianco. Che potrà continuare a vivere tra i suoi inni a Satana, la paura dell’Aids, il karaoke, il degrado, la messa la domenica, le mignotte, la depressione, l’amore eterno ma non troppo, la morte che viene da Orte, la cocaina. Già, uno stile di vita che il mondo ci invidia.

Anche in “Ciao Darwin”, il musicista marchigiano è spietato e sprezzante. Bestemmia, rutta, si prende gioco di preti, benpensanti e farisei di ogni ordine e grado. E, come d’abitudine, associa i suoi testi deliranti al solito, geniale copia e incolla, al mash up più selvaggio, seguendo il consolidato metodo della contraffattura, ovvero costruire canzoni rubando campioni da brani altrui. Tra le dodici canzoni del disco, la Tosse Grassa è riuscito a far convivere “Ramaya” e gli XTC, “I Watussi” e i Theater of hate, gli Einstürzende Neubauten e gli 883. Alternando suoni un po’ cupi, soprattutto in apertura dell’album, ad altri ben più martellanti se non (ehm…) romantici, riferimento non casuale ad “Amore perno”. E in “Chi cerca droga”, il pezzo che Mahamood (non) avrebbe (mai) voluto scrivere, è riuscito anche a reinventarsi trapper. Tanto per dimostrare di essere al passo con i tempi. Tempi in cui c’è bisogno del furore techno-punk della Tosse Grassa.  

---
La recensione CIAO DARWIN di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-12-18 20:30:00

COMMENTI

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia