So Long Cock's Name Donkey Cock 2006 - Rock'n'roll

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Un album del cazzo. No, non è un’offesa, ma semplicmente una constatazione oggettiva, e che dovrebbe essere anche apprezzata da questo gruppo che il “cock” lo ingloba sia nel nome della band che in quello disco. Disco che si apre con un attacco uguale (volontario o meno che sia) a “Boys Wanna Be Her” di Peaches, e non è affatto peregrino accostare l’ambigua e lasciva icona electrorock canadese con questi due ingrifati ragazzi lombardi (loro, però, del tutto sprovvisti della parte electro). In queste dieci tracce brevi e scarne c’è il rock’n’roll più sordido e arrapato, quello imparentato col blues anni ’50 o con gente del calibro dei Creedence Clearwater Revival e le cui filiazioni più moderne hanno dato vita ad artisti quali White Stripes, Jon Spencer, Queens of The Stone Age. Tra balle di fieno rotolanti, vecchietti in veranda su una sedia a dondolo, cappelli di paglia, ragazzotte scosciate, qui c’è tutto un retroterra musicale e un immaginario estetico preciso, un po’ rozzo ma convinto e genuino. Ruspante.

Il loro lodevole intento era quello di mettere a disposizione gratuitamente per il download l’intero album, tramite il loro sito. E così è stato. D’altronde, come hanno simpaticamente affermato con lungimiranza, “Donkey Cock” è “ottimizzato per le orecchie della mp3 generation”. Uno sguardo al passato, due al futuro. Bravi.

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La recensione Donkey Cock di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2007-05-10 00:00:00

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