L'estate sta finendo: la storia della hit dei Righeira

Una canzone apparentemente spensierata che segnò un nuovo modo di parlare di adolescenza nella musica leggera italiana (e non solo)

La copertina de L'estate sta finendo
La copertina de L'estate sta finendo

“È stato un pezzo importante per noi, perché dopo "Vamos a la playa" e "No tengo dinero" tutti ci davano per spacciati: «Non riusciranno più a fare niente». Invece, con "L’estate sta finendo", un pezzo che era più canzone degli altri, un sound diverso, romantico, malinconico, siamo riusciti a tornare primi in classifica. In un certo senso è stata la nostra prima vera canzone”. Così Michael e Johnson Righeira ad Amanda Lear, durante Cocktail d’amore, stagione 2002-2003.
Infatti: dopo le mega-hit internazionali succitate (rispettivamente 1983 e 1984), i 45 giri "Tanzen Mit Righeira (Logic remix) / Tanzen Mit Righeira (Break version)" e "Hey mama (Italian version) / Hey mama (Spanish version)" non erano andati granché bene. I Righeira sembravano aver finito la loro carriera un anno dopo il debutto su major, meteore perdute negli spazi infiniti degli anni '80. Destino ingrato verso un duo synthpop capace di sbancare le classifiche italiane e internazionali unendo la passione per l’elettronica dei pionieri Kraftwerk e dei discepoli Daf e Heaven 17 a quella per la disco di classe di Chic e Spargo. Spogliata l’elettronica delle atmosfere apocalittiche e cupe dei maestri tedeschi e inglesi in favore di quella sbarazzina figlia della disco, i Righeira avevano già dimostrato di voler rifondare il rock italiano ritornando alle origini. E le origini in Italia significano una cosa sola: i primi anni '60, pre-beat, stretti tra la fine del rock’n’roll originario e la fascinazione per i suoi momentanei eredi, ovvero il twist e le forme ammorbidite di rock alla Pat Boone e quelle ibride con ritmi latini come calypso e cha-cha-cha che furono portate al successo internazionale da interpreti come Paul Anka.

L’estate sta finendo nasce proprio (e di nuovo) dal recupero di questo patrimonio, in particolare da quello delle summer songs che furoreggiarono in Italia nella prima metà degli anni '60, figlie dell’ottimismo nato con il miracolo italiano e le prime vacanze di massa mai vissute nel nostro Paese: titoli come "Abbronzatissima" e "Pinne, fucile ed occhiali" (Edoardo Vianello), "Legata a un granello di sabbia" (Nico Fidenco), "Stessa spiaggia, stesso mare" (Mina), "Sapore di sale" (Gino Paoli) sono ancora popolarissimi oggi e definiscono un’epoca e un immaginario che nell’euforia italica dei primi '80 sembrava tornato d’attualità, vista la ripresa della nostra economia, sintetizzata in una famosa formula del segretario socialista Bettino Craxi: “E la nave va” (peraltro ispirata all’omonimo film di Fellini del 1983).

I Righeira, benché baciati in fronte dal successo e dai suoi benefici, forse questo entusiasmo non lo condividevano mica tanto: come "Vamos a la playa" era a modo suo, anche forse involontariamente, una satira di quell’ottimismo dei primi anni '60 che sembrava rinascere prepotente intorno al 1983, così "L’estate sta finendo", le cui matrici casualmente (ma vedi l’intelligenza del destino!) vengono stampate il 14 maggio 1985, un giorno dopo la vittoria degli amici-nemici DC e PSI nelle elezioni regionali (con conseguente sconfitta del PCI e della sinistra), mostra la ruggine nel sistema.

Il brano, come ogni canzone balneare che si rispetti, viene concepito d’inverno e pubblicato a primavera, tanto che alla CGD l’unica preoccupazione è proprio questa: riuscirà una summer song pubblicata a maggio a diventare un tormentone estivo? Per il resto, in CGD c’è entusiasmo, in primis da parte dal team di fidati produttori, i fratelli Carmelo e Michelangelo La Bionda, due che sono considerati gli inventori della disco-music italiana, con successoni anni 70 come "One for you, one for me" (1978) e "I wanna be your lover" (1980) nel carnet, e coautori di tutte le hit dei Righeira.
In studio ci sono alle tastiere il fido Hermann Weindorf, da sempre collaboratore di Righeira e La Bionda, e un tale Sergio Conforti, in arte Rocco Tanica (che diverrà famoso quando i suoi Elio e le storie tese, in cui suonava dal 1982 pubblicheranno il primo album, ovvero nel 1989), a tastiere e drum programming. Per le foto di copertina c’è addirittura Guido Harari, uno dei fotografi rock internazionalmente più quotati, che ritrae dei Righeira dai capelli ossigenati e sparati, che hanno abbandonato il look neo-futurista e neo-anni '50 di "Vamos a la playa" e "No tengo dinero" per presentarsi un po’ come moderni giullari, un po’ new hippy, un po’ come new romantics alla Kajagoogoo.

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Il brano è perfetto come nuova summer song, tanto che dalle canzoni balneari dei primi anni '60 recupera nella strofa perfino una delle progressioni armoniche più tipiche (I-VI-IV-V), l’intro di sax è un ricordo affettuoso dell’easy listening da pomicio di Fausto Papetti, mentre il balbettio del ritornello cita quello dei primi rocker anni '50, come in quei primi anni '80 aveva fatto anche Alberto Camerini, e invece quello su base funky nello stacco centrale allude al lavoro di Afrika Bambaataa.
Nel testo compare tutto il tipico armamentario adolescenziale di tristezza per gli amori estivi che finiscono (“Io sono ancora solo / non è una novità / Tu hai già chi ti consola / a me chi penserà?”; “Una fotografia / è tutto quel che ho / ma stanne pur sicura / io non ti scorderò”), tanto che il blogger C. Verdier nel suo pensieri_p"33" definisce "L’estate sta finendo" “una sorta di "La fine di agosto" vent'anni dopo”.

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Ma rispetto al brano di Little Tony del 1964 sono passati, appunto, vent’anni: e se quel “siamo due satelliti / in orbita sul mar” è il loro solito retrofuturismo che conserva il sentore dell’entusiasmo dell’era atomica per i viaggi spaziali di uno Yuri Gagarin, il vero colpo di genio è nei primi versi. Già, perché "L’estate sta finendo" esibisce qualcosa che nessuna summer song aveva mai esibito: quando Johnson Righeira definisce la fine dell’estate “il solito rituale” mostra un distacco dal trapasso stagionale del tutto inedito.
Il motivo? “Sto diventando grande”, anche se “non mi va”. Ovvero: questa è la canzone di un post-adolescente, sul rimpianto dell’adolescenza e dei suoi anni mitici. In sostanza, "L’estate sta finendo" si propone come versione canora e rivista delle scene finali di "Sapore di mare" e "Sapore di mare 2 – Un anno dopo", i due film (entrambi scritti dai fratelli Vanzina, che dirigono il primo e lasciano la regia del secondo a Bruno Cortini), in cui i ragazzi degli anni 60 si ritrovano quarantenni ad aver tradito tutti i sogni e le speranze di gioventù.

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(La scena finale di "Sapore di mare 2 – Un anno dopo")

Ma mentre i Vanzina pigiano semplicemente il pedale della nostalgia, "L’estate sta finendo" diventa, anche se forse involontariamente, metafora di un’epoca: il momento magico degli anni '80, quello dei sogni e delle speranze è finito e stanno arrivando i tempi bui.
La prova provata e probante? Il retro del 45 giri, "Prima dell’estate", che non è altro che una versione jazzata e da pianobar del brano, in cui emerge tutta la sua adulta malinconia, perfetto corrispettivo delle scene finali dei film dei Vanzina. 

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A volte il tempo sembra complice, o congiurato, se preferite. Mentre i Righeira provano di nuovo l’estasi dei vertici delle classifiche, gli avvenimenti italiani dell’anno decretano la morte di qualsiasi pur lontano ricordo del decennio precedente. A giugno, poco prima dell’ingresso di "L’estate sta finendo" nella Top 20, il gladiatore Cossiga sostituisce il partigiano Pertini alla presidenza della Repubblica; ad agosto, quando il brano conquista il numero uno, impazzano le polemiche sul reale impegno antimafia del governo, con magistrati e poliziotti che chiedono più protezione; a settembre, quando i Righeira cedono la vetta a "Into the Groove" di Madonna, ma strappano la vittoria al Festivalbar al vincitore annunciato Vasco Rossi (che concorre con "Cosa succede in città" e alla fine non entra neppure nei primi dieci), viene ingiustamente condannato per traffico di droga il presentatore tv Enzo Tortora; a ottobre, quando "L’estate sta finendo" scende rovinosamente dal numero due al numero 17 nel giro di un mese, il governo italiano è opposto a quello americano nella losca e tragica vicenda del dirottamento della nave da crociera Achille Lauro da parte di terroristi palestinesi. Ma soprattutto, in quell’estate del 1985 viene creato il simbolo per eccellenza del decennio peggiore del secolo scorso per il nostro Paese (guerre a parte): lo slogan Milano da bere, coniato da Marco Mignani per la campagna pubblicitaria dell’Amaro Ramazzotti e che finirà per indicare il venefico intreccio tra rampantismo, corruzione politica, immoralità nel lavoro e nell’economia, mondo della moda, peculiare dello yuppismo, in particolare italiano.

Se l’allegria della musica scanzonata di "L’estate sta finendo" è negata dalla buia malinconia del testo, questa è a sua volta negata dalla presa di distanza che deriva dalla coscienza che l’età dei sogni è finita. Se il revival degli anni '60 era stato iniziato da Ivan Cattaneo nel 1981 con "2060 Italian Graffiati" e, come già detto, i Righeira vi si erano inseriti fin da subito con intenzioni corrosive, qui forse realizzano il loro capolavoro, all’incrocio tra situazionismo e postmodernismo tutt’altro che a buon mercato: non avreste goduto a far cantare in coro 15.000 fans ignari all’Arena di Verona che "L’estate sta finendo", ovvero “la pacchia è finita”? 

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(La serata finale del Festivalbar 1985 all'Arena di Verona)

Ma non è tutto. "L’estate sta finendo" costituisce un importantissimo snodo nella trattazione dell’adolescenza da parte della canzone italiana: se fino ad allora quest’età era stata cantata in presa diretta, puntando negli anni '60 a una sua rappresentazione spensierata, in cui anche i dolori non sono quelli della vita vera, e sottolineandone negli anni '70 i lati cupi (pensate al canzoniere di Venditti, a "Buona domenica" in particolare), dopo questa superhit dei Righeira lo spazio prevalente in cui sarà cantata l’adolescenza sarà quello della nostalgia per una stagione della vita perduta per sempre: è qui che, consapevole o no, nasce la poetica di Max Pezzali. Dieci anni dopo, sarà la volta di "Gli anni": “il tempo passa per tutti lo sai / nessuno indietro lo riporterà neppure noi”. Ma questa, davvero, è un’altra storia. 

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L'articolo L'estate sta finendo: la storia della hit dei Righeira di Renzo Stefanel è apparso su Rockit.it il 2018-08-23 12:25:00

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