Semitoni: il documentario sullo stato di crisi della musica italiana

In anteprima, trailer e intervista agli autori

Semitoni, non è un intervallo
Semitoni, non è un intervallo

"Semitoni" è un documentario che si propone di raccontare lo stato di salute (non esattamente eccellente) della musica in Italia. Lo fa dando voce a tre band che per certi versi sono molto rappresentative della situazione, e di diverse aree del paese: His Clancyness, Eels on Heels e Fuzz Orchestra.
Vi presentiamo in anteprima il trailer ufficiale, e un'intervista in cui i due autori ci spiegano l'idea dietro il documentario. 

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Partiamo dall'inizio: chi siete e da dove venite?
Michele Ricchetti e Shapoor Ebrahimi, due videomaker che si sono incontrati a Bologna durante gli studi in cinema e che hanno esperienze nella realizzazione di cortometraggi, videoclip, video art, visual, scenografie video per il teatro, curatori di alcuni eventi etc. etc. Soprattutto, non siamo dei critici di musica e tanto meno giornalisti del settore ma semplici appassionati di un certo tipo di musica e sonorità.

Perché avete deciso di produrre un documentario sullo stato (e la crisi) della musica in Italia?
Per diverse ragioni, una tra tutte e primaria è stata la volontà di ritrarre storie di libertà e di ricerca di libertà non solo espressiva ma anche sociale e culturale. Come detto prima non siamo dei critici o giornalisti del settore ma la musica underground, oltre ad essere una nostra passione, è subito sembrata un bel punto di partenza per mostrare una certa attitudine nei confronti della vita.

Avete adottato un metodo di lavoro in particolare?
Abbiamo adottato una struttura narrativa che analizzasse delle tematiche precise e che fosse di graduale scoperta dei gruppi, focalizzando lentamente l'attenzione su un argomento per ogni band. I temi trattati sono diversi: gli inizi, la sfera familiare, i lavori paralleli, la dimensione dei live, le case discografiche indipendenti, il sistema delle major.

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Si parla principalmente di crisi: di come in Italia la musica, l'arte e la cultura non abbia lo spazio che merita, di come non ci siano fondi, di come le amministrazioni sembrano quasi rendere più difficile la vita di chi cerca di produrre qualcosa in questo senso. Tutto giusto, ma non si rischia di enfatizzare i lati negativi e fomentare gli italiani nello sport che meglio sanno fare, ovvero lamentarsi?
In realtà crediamo che il documentario esprima molto di più di un semplice lamento. Le band raccontano il sistema delle arti e della cultura underground italiana in maniera piuttosto oggettiva e forse anche lamentevole (se qualcuno ti stringe le mani al collo non è il caso d'intonare canti di gioia, sempre per restare in tema). Crediamo che allo stesso tempo siano un esempio da seguire, non solo nell'ambito musicale. I protagonisti del documentario "Semitoni", His Clancyness, Fuzz Orchestra, Eels On Heels, sono un'altra Italia che con passione ed energia porta avanti un "linguaggio" diverso e distante anni luce rispetto ad una parte della società. I loro racconti sono genuini come l'approccio che hanno nei confronti della vita. Le band sono lontane dal malaffare nostrano di cui i media ci parlano quasi compiaciuti ogni giorno, ma è chiaro che abbiamo scelto un percorso dialettico per raccontare quel che va e non va nel paese.

Il sottotitolo del documentario è "non è un intervallo". È da intendersi in maniera pessimista, ovvero che questa brutta situazione per la musica italiana non è provvisoria, purtroppo?
No, assolutamente, il documentario non vuole predire il futuro ma piuttosto si ferma al presente e ad un passato, alcuni lo chiamano il secondo ventennio, che tutti, qui in Italia, abbiamo vissuto e stiamo vivendo. Il sottotitolo si riferisce ad un periodo molto lungo di crisi culturale (per precisione cultura istituzionale), che attanaglia il "belpaese" anche oggi. In tanti cerchiamo di capire quando finirà e nel frattempo molte persone non stanno lì a guardare ma sono attive e, anche attraverso l'autoproduzione, portano avanti i loro progetti, tutto ciò con mille difficoltà - molte di più che in altri paesi con cui dovremmo confrontarci.

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Perché avete scelto di parlare con quelle tre band in particolare? Perché nessun altro lavoratore del settore? 
Si, questa è una domanda che ci siamo fatti subito prima d'iniziare il lavoro di scrittura e di preproduzione. Innanzitutto i temi trattati sono molteplici ed approfondirli senza perdere coerenza con tre band diverse non è impresa sempice. "Semitoni" vuole mostrare un'attitudine nei confronti della musica ma anche della vita, non abbiamo mai avuto la presunzione di essere un vademecum per la musica underground italiana, per questo non abbiamo ritenuto necessario intervistare altre figure. Detto ciò va aggiunto che nel caso di Jonathan Clancy/His Clancyness e la Fuzz Orchestra i membri delle band hanno esperienze anche in altri frangenti. Jonathan Clancy, oltre ad aver fatto parte dei Settlefish e degli A Classic Education, è stato anche direttore artistico di Radio Città Del Capo ed è tra gli organizzatori dell'Handmade festival di Guastalla, in provincia di Reggio Emilia. Allo stesso tempo la Fuzz Orchestra è composta da Luca Ciffo e Fiè Ferrario che non solo suonano ma organizzano anche eventi, a Milano nel c.s.o.a. Torchiera ad esempio, dove sono ambietate molte delle nostre interviste, e poi c'è Paolo Mongardi, batterista d'eccellenza, che vanta un curriculum di collaborazioni musicali e partecipazioni davvero numerose ed importanti come Jennifer Gentle, Zeus, Ronin, Fulkanelli. PaoloMongardi quasi vive in tour e in sala prove! Gli Eels on Heels invece ci sono sembrati una realtà più piccola ma non per questo meno interessante o rappresentativa, figlia di un sud sempre più marginale, non solo nei confronti dell'Italia ma anche dell'Europa, che nonostante tutte le difficoltà ha ricevuto recensioni da importanti riviste di settore nazionali ed internazionali. 

Qual è l'idea più interessante che secondo voi è emersa dal documentario?
Secondo noi, quel che c'è di davvero interessante in “Semitoni” è il ritratto di un'altra Italia che certi media sembrano quasi nascondere più che mostrare.

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A documentario chiuso e in fase di pubblicazione, avete un'idea più chiara di quale sia lo stato della musica in Italia, rispetto all'inizio? E visto che si parla di crisi, avete anche pensato a come si possa migliorare la situazione?
Si, le band sono state illuminanti sotto tanti aspetti, non solo musicale. Migliorare la situazione? Ci sono tante cose da fare, seguire i giusti esempi mi sembra appunto un buon inizio.

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L'articolo Semitoni: il documentario sullo stato di crisi della musica italiana di Nur Al Habash è apparso su Rockit.it il 2014-06-19 13:12:51

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