Fare accordi diretti con Spotify sarà vantaggioso per gli artisti?

È di qualche giorno fa la notizia che Spotify sta offrendo ad alcuni artisti la possibilità di caricare direttamente i propri brani, senza intermediari. È un modello che può funzionare? Vediamo come

01/10/2018 - 12:47 Scritto da Chiara Longo

È di qualche giorno fa la notizia che Spotify ha avviato in via sperimentale una nuova possibilità per gli artisti (al momento disponibile solo su invito da parte di Spotify per alcuni artisti selezionati), ovvero quella di caricare la propria musica sulla piattaforma numero 1 nello streaming digitale, direttamente e senza il bisogno di intermediari.
Come saprete infatti, per far apparire la propria musica su canali con iTunes, Tidal, Deezer, Apple Music e lo stesso Spotify è necessario affidare a un distributore la propria musica, che si occupi di caricarla, portare i conti e infine rendicontare all'artista quanto guadagnato. Il primo grande effetto è naturalmente il fatto che così facendo, Spotify va configurandosi sempre di più come un'etichetta discografica, pagando direttamente gli artisti che produrranno contenuti per la piattaforma. Uno sviluppo che avevamo provato a prevedere già 3 anni fa, sulla base di quanto accaduto con Netflix e Amazon Prime, che da semplici piattaforme di streaming sono diventate a loro volta produttori di contenuti. 
Dando la possibilità a chiunque di caricare la propria musica e con l'immensa mole di dati sulle abitudini di ascolto degli utenti, Spotify di certo non faticherebbe a trovare nuovi artisti da lanciare, proponendoli anche a un pubblico estremamente mirato. E questo, solo per fare un esempio di cosa si potrebbe fare. 

Ma come potrebbe funzionare il rapporto diretto tra artista e piattaforma, soprattutto per quanto riguarda la ripartizione dei guadagni?

Attualmente, ci sono varie modalità con cui i distributori operano e redistribuiscono i proventi: alcuni funzionano in abbonamento e pagano il 100% delle royalities, alcuni sono gratuiti per gli artisti ma trattengono una percentuale variabile dei guadagni, altri ancora iniziano a inviare i pagamenti superata una certa soglia di guadagni. Ogni artista sceglie il distributore migliore in base a quanto prevede di guadagnare (per es. per un artista piccolo, la cosa migliore potrebbe essere pagare il distributore in percentuale. Invece per un artista che guadagna molti soldi dallo streaming, potrebbe essere più remunerativo pagare una quota fissa annuale e percepire il 100% delle royalities).

Secondo il sito inglese Music Business Worldwide, attualmente Spotify paga il 50% delle entrate nette prodotte dagli artisti interpreti che si auto-distribuiscono, direttamente ai detentori dei diritti delle canzoni. Per quanto riguarda invece i contratti con le major, le tre principali (Universal, Sony e Warner) prendono una percentuale più alta dai profitti generati dai loro artisti, il 52%. Naturalmente più intermediari ci sono, più i soldi che arriveranno all'artista saranno "rosicchiati". 

Ipotizziamo un caso in cui siano stati prodotti 10,000 € dagli ascolti di Spotify. Un gruppo indipendente che distribuisce la propria musica tramite un distributore e si vede trattenuto, secondo contratto, il 15% dei guadagni come fee. L'artista riceverà quindi l'85% del 50% della cifra totale, dove 780 € restano al distributore, 5000 a Spotify e 4420 all'artista. Se un gruppo del genere facesse un accordo direttamente con Spotify, anche accettando di incassare il 50% dei guadagni avrebbe 5000 €. 

Nel caso invece di un artista importante che ha un contratto con una major, sappiamo già che la major incassa il 52% dei proventi, e poi l'artista riceve una parte di questo 52%. Va da sé che accordandosi direttamente con Spotify, guadagnerebbe decisamente di più.

Al netto però delle dissertazioni puramente economiche, come sappiamo il mercato musicale è decisamente più complesso di così, e nessuno raccomanderebbe a un artista emergente di legare la propria carriera a un'unica piattaforma. D'altra parte, Spotify dovrà dimostrare di poter far crescere un artista sin dai primi passi e accompagnarlo in una lunga carriera senza interventi di terze parti.

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L'articolo Fare accordi diretti con Spotify sarà vantaggioso per gli artisti? di Chiara Longo è apparso su Rockit.it il 2018-10-01 12:47:00

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