Maria Mazzotta meets Rossana De Pace

Maria Mazzotta meets Rossana De Pace

Un incontro generazionale tra la voce più conosciuta della world music pugliese (per tanti anni nel Canzoniere Grecanico Salentino) e una giovane cantautrice che sta rinnovando una tradizione ricchissima

Rossana De Pace
Vita lenta

Vera Di Lecce le citava entrambe, tra le artiste che per lei sono una fonte di ispirazione e richiamo delle radici. Sono Maria Mazzotta e Rossana De Pace, due artiste che più diverse non si potrebbe. Eppure tra cui un filo rosso scorre eccome, o per lo meno a noi pare di scorgerlo. Soprattutto in una terra come questa, dove, abbiamo visto, l'incontro inaspettato è sempre dietro l'angolo, e la ricchezza è data dalla capacità di mischiarsi.

Per ogni capitolo di questo speciale abbiamo perciò voluto dare vita a un incontro (simbolico, o reale) tra due artisti o realtà, legati tra loro per me motivi più o meno evidenti. Iniziamo con due donne di generazioni e generi diversi, che però condividono un approccio "altro" e molto affascinante alla musica. 

Maria Mazzotta, nata a Lecce, è un'autentica leggenda locale, e non solo. Ha iniziato a suonare da giovanissima, il piano e poi l'arpa, ha studiato i canti della tradizione salentina attraverso l’ascolto delle fonti originali e la partecipazione attiva ai canti di riproposta. Dal 2000 al 2015 ha fatto parte del Canzoniere Grecanico Salentino, e collaborato con i nomi più importanti della cosiddetta world music (lavorando con numerosi musicisti dell'Est Europa e creando un sodalizio fortissimo col violoncellista albanese Redi Hasa).

Nel 2020 ha pubblicato Amoreamaro, album di debutto solista che ha avuto un enorme successo, premiata tra i cinque finalisti delle Targhe Tenco nella sezione “Interprete di canzoni” e finita nella top ten tra i migliori dischi dell’anno nella World Music Chart Europe e della Transglobal World Music Chart, chart internazionali stilate da esperti giornalisti di settore. Oggi vive tra il Salento e la Francia. "Ho scelto la Francia", spiega, "perché è un Paese molto sensibile alla world music. In particolare Marsiglia perchè, essendo una grande città multiculturale, permette di fare nuovi incontri, conoscere altre culture e apprendere usi e costumi apparentemente lontani dai nostri".

Maria Mazzotta, foto di Giulio Rugge
Maria Mazzotta, foto di Giulio Rugge

Diversa la biografia di Rossana De Pace. Classe 1996 è nata a Mottola, Taranto. “La spia dello Ionio la chiamano, e credo che la rappresenti", ci dice Rossana del suo paese. "È un paesello della provincia tarantina che si erge su una collina e guarda dall’alto tutte le città che la circondano, compreso il mare appunto, vicino a 20 minuti. Lìcrescevamo nella 'noia' eppure io non l’ho mai conosciuta". A 15 anni ha scritto la sua prima canzone. "La scrittura per me è indispensabile, un modo per potersi conoscere e iniziare la ricerca di mondo personale". Studia al conservatorio a Pescara, poi ha vissuto a Torino e ancora Milano, dove si è fatta notare partecipando (e vincendo) numerosi contest e impegnandosi nell'organizzazione di eventi.

Ha aperto i live di Venerus e Cristiano Godano e suonato con Subsonica, Willie Peyote e Eugenio in via di gioia. Molto interessante è il lavoro con il collettivi di artiste “Canta Fino A Dieci”, che lei definisce un "progetto di cantautrici nato con l'intento di 'normalizzare' la figura femminile nell'ambito dello spettacolo". Le sue canzoni guardano al cantautorato e ai suoni del Mediterraneo, provando a inserire al loro interno sempre maggiori influenze elettroniche. Da pochi giorni è uscito (per New Model Label e prodotto in collaborazione con Puglia Sounds) il suo primo Ep, con la direzione artistica di Giuliano Dottori, Fermati mondo

Rossana De Pace
Rossana De Pace

Com'è stato crescere artisticamente in Puglia per te?

Maria: Nel mio caso, visto che mi occupo di musica tradizionale, crescere a Lecce è stato importante per il mio percorso artistico. Il Salento è una terra ricca di musiche tradizionali e rituali dalle quali ho da sempre preso ispirazione.
Rossana: Sono andata via molto presto, subito dopo il liceo, il periodo che ho vissuto lì era quello in cui la musica la studiavo, ma era ancora un gioco senza regole, un sogno poetico. Non conosco le dinamiche della fase più professionale, ma non vedo luoghi dove poter portare la propria musica, nonostante ci sia una scena, nascosta perché non sa dove venire allo scoperto. Però esistono realtà fresche che insistono per offrire qualcosa di diverso. Gli stimoli musicali erano di natura prettamente popolare. Ogni festa di paese ospitava gruppi folk e bande e le loro sonorità si sono sedimentate in me piano piano a livello sempre più profondo. Lo riconosco anche nei miei amici. La purezza ed il richiamo che sentiamo se parte una pizzica è irresistibile.

Cosa sono le radici per te?
Maria: In senso largo le radici sono la storia di un popolo, tutto il passato che spiega il presente. Io nel mio piccolo le ricerco nei rituali e nelle credenze delle persone anziane che possono ancora testimoniare come vivevano la vita e il contatto molto più stretto e reale che avevano con la natura. Le radici le metto in musica con profondo rispetto e consapevolezza, ma anche con il mio personale sentire dell’oggi.
Rossana: Più che un albero con delle radici, mi sento un uccellino migratore, una rondine per l’esattezza. La Puglia è il luogo dove ho il mio nido da cui migro con leggerezza e libertà perché so di ritrovarlo lì al mio ritorno, come le rondini appunto. Le mie radici mi aiutano a mantenere il focus sull’essenzialità, l’autenticità, in una società ambiziosa, piena di desideri. Non c’è modo più efficace per me per ritrovarle che sentirmi a disagio nella corsa quando sono lontana da casa. Per trovare le mie radici mi devono mancare. Nella mia musica questo rientra dal punto di vista tematico, ma anche musicalmente. L’impostazione vocale delle cantanti popolari sono irruente, viscerali, dinamiche, carezze pesanti come quelle di mia nonna. Io mi ispiro tanto a quella intenzione.

In Puglia è più facile o difficile fare il musicista?
Maria: La Puglia è un luogo estremamente fertile dal punto di vista musicale, ed anche le politiche culturali hanno permesso uno sviluppo della scena artistica locale. Nel 2023 internet permette di eliminare barriere e distanze rendendo anche la musica fruibile in tutto il mondo. Non mancano alcune difficoltà logistiche quando si deve affrontare un tour europeo o mondiale, ma, al tempo stesso, poter vivere in una terra come la Puglia è un privilegio impagabile.
Rossana: Non saprei, mi piacerebbe scoprirlo. Sicuramente siamo molto invidiati per organizzazioni con Puglia Sounds che finanziano i propri artisti e guardandomi intorno riconosco che è un privilegio molto raro. Ho sorriso con orgoglio quando ho sentito dire da colleghi di Milano “Quanto sarebbe bello ci fosse un’organizzazione del genere anche in Lombardia”. Abituati a vedere il sud sempre un passo indietro, guardando Milano come la città delle occasioni, sentire queste parole mi ha fatto molto riflettere e credo che per certi versi il circuito pugliese abbia delle ottime potenzialità per diventare un buon competitor che possa permettere ai suoi figli di non cercare fortuna altrove.

Maria Mazzotta live
Maria Mazzotta live

Come suona la "musica pugliese"?
Maria: Se prendiamo in considerazione la musica tradizionale, essendo la Puglia un territorio vasto con caratteristiche territoriali molto differenti dal Gargano al Basso Salento, e di conseguenza negli usi e costumi, la nostra Regione offre una grande varietà di repertori. Allo stesso tempo però l’esperienza mi ha insegnato che ricercando nelle musiche tradizionali si trovano diverse similitudini con altre regioni, altri popoli e culture. Oggi molti conoscono la Puglia per il fenomeno del tarantismo e per la pizzica pizzica, ma io credo che questo sia riduttivo rispetto alla molteplicità che offre la regione: questa credo sia la sua ricchezza, la sua più grande peculiarità.
Rossana: È più facile che in Puglia tu sia a contatto con la terra, rispetto che a Milano. Io personalmente della musica Pugliese che forse identificherei in modo più ampio come mediterranea amo la contaminazione che il mare stesso ha portato. Mi affascina il miscuglio di tradizioni che avvicina culture lontane. Siamo abituati a definire la musica tradizionale come qualcosa di vecchio e quindi chiuso, conservatore, ma in verità non c’è musica più contaminata di quella dei popoli. Penso che la sua bellezza risieda in questa poesia di intrecci.

Rossana De Pace
Rossana De Pace

Porti una forte teatralità nella tua musica, da dove deriva?
Maria:
Non saprei rispondere. Non ho mai fatto teatro e non amo sentirmi osservata, nonostante il mio lavoro mi impone di essere spesso sotto i riflettori. Quello che so è che quando scelgo un brano, lo vivo fino in fondo. Per me, quella che chiami teatralità, non è altro che il mio personale e sincero modo di vivere la musica, raccontando me stessa nel profondo. La mia felicità più grande è che queste emozioni arrivino alla gente, la verità del mio canto. Non ho avuto insegnanti di canto, sono stati gli anziani cantori del Salento e della Puglia ad ispirarmi. In generale, tutto quello che nella vita ho ascoltato e mi ha colpito, ha lasciato un segno nella mia formazione musicale. Sono particolarmente affascinata dalle diverse espressioni vocali nella world music e dalle possibilità dello strumento voce.
Rossana: Sono molto appassionata di fado portoghese dove le voci sono espressione del sentimento, tendenzialmente straziante, poi ho studiato tantissimo Mina che è la regina del dare peso ed espressione ad ogni singola parola. Per un periodo ho anche studiato musical e mi piaceva particolarmente l’idea di cantare come se stessi parlando, mi ha aiutato anche nel concepire i testi, più sinceri. Sicuramente Silvia Perez Cruz è la mia musa. Una voce che disegna forme, modella l’aria; estremamente spezzante, viscerale, ma anche dolcissima se vuole. Una voce non mossa solo dalla tecnica, ma da un fortissimo sentimento. Una voce connessa direttamente al cuore. E’ una delle pochissime che mi fa emozionare sia che io veda un suo video sia che io la senta dal vivo. Ho imparato tanto da lei, è una vera ispirazione.

Quali sono gli artisti pugliesi che più ti piacciono? 

Maria: Ce ne sono davvero tanti. Quelle che sento di nominare, perché seguo da tanti anni, sono le Faraualla.
Rossana: Ho scritto la prima canzone ascoltando un verso del primo disco di Renzo Rubino “sento la tua mano fredda squillare sotto le coperte d’autunno”, mi piace la sua poetica e il suo mondo artistico. Ho amato profondamente Barbara Eramo con Passavanti e Bungaro in canzoni come Fa che non sia mai o Senza confini e ovviamente il buon Caparezza. Di giovani emergenti citerei colleghe e amiche di cui la Puglia deve andare fiera come Melga, i Guatemala, Vienna, Chiara Turco, Rosita Brucoli, Irene Cavallo. Scrivendo mi sono resa conto che sono tutte donne. Abbiamo un bel po’ di cantautrici pugliesi che in giro per l’Italia lasciano il segno.

Qual è la strada per fare incontrare le generazioni attraverso la musica?

Maria: La musica tradizionale è una musica per sua natura partecipativa, che coinvolge il pubblico attivamente abbattendo le distanze con l’artista. È una musica che, essendo tramandata oralmente, proviene dalle vecchie generazioni, ed essendo partecipativa risente del cambiamento che le danno le nuove, riappriondosene e attualizzandola con un linguaggio più contemporaneo. La strada per l’incontro è quindi farla propria e renderla viva passando dall’essere passivo ascoltatore ad attivo esecutore.
Rossana: Storicamente i ragazzi utilizzavano la musica proprio per creare un’alternativa all’adulto, un proprio spazio personale che forse è giusto preservare. Sicuramente i meno flessibili sono gli adulti, che riescono a contestualizzare meno la musica perché affogati nelle loro abitudini e difficilmente riescono a comprendere i gusti giovanili (come probabilmente a loro volta i loro genitori) quindi forse la domanda può essere: come i giovani possono avvicinarsi a tradizioni musicali più antiche? Io credo fortemente che la musica popolare abbia in sé qualcosa che accomuna tutti e che riaccende un sentimento primordiale da ovunque tu provenga. È chiaro che per essere fruibile per i giovani che sono abituati ad un certo tipo di ascolti, bisogna rivisitare e contestualizzare ad oggi quei sapori senza snaturarli.

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A cura di Dario Falcini Testi: Dario Falcini, Vittorio Comand Grafiche: Giulia Cortinovis Sviluppo: Giulio Pons, Alex Carsetti