Live report: i Calibro 35 al Teatro Dal Verme, Milano

"Indagine sul cinema del brivido" in Italia è un concerto speciale di inediti dei Calibro 35, in cui ripropongono in chiave rock/funk/prog delle colonne sonore di film horror degli anni '70, con musiche di Ennio Morricone, Riz Ortolani, Goblin, Libra, Stelvio Cipriani, Pietro Umiliani, e la partecipazione di ospiti vari. Questo 21 ottobre al Teatro Dal Verme a Milano partecipano all'esibizione Rodrigo D'Erasmo al violino e Daniela Savoldi al violoncello, Paolo Raineri alla tromba e Francesco Bucci al trombone, Sebastiano De Gennaro alle percussioni, Gak Sato al theremin, Georgeanne Kalweit (frontwoman dei Delta V, nella foto qui sopra) e Alessandra Contini (Il Genio) alle voci. Il racconto di Claudia Selmi, le foto sono di Alessandra Di Gregorio.



Siamo in alto, c'è un sacco di gente, tanti musicisti ad ascoltare il concerto, quelli pittoreschi non so chi fossero, abbiamo tra le mani un programma di sala giallo stridente che non consulteremo mai. Apre le musiche una registrazione di voci tenebrose da un film horror, finché il duo di archi (italo-brasiliani) più rock e distorti della musica underground italiana, Rodrigo d'Erasmo e Daniela Savoldi, entrano in scena con un ritmo amaro da marcia funebre (leggo ora che era "La casa dalle finestre che ridono", un film di Pupi Avati con musiche originali di Amedeo Tommasi), per il primo pezzo portano tutti i cappucci neri alzati.

Dopo un intro prolungato si uniscono gli altri: i Calibro 35 hanno un tiro pazzesco, la batteria di Fabio Rondanini non molla, la chitarra elettrica di Massimo Martellotta è una fonte continua di rumori funk da poliziesco, il basso elettrico di Luca Cavina incalza. E poi c'è il direttore d'orchestra, non dei suoni: quello è Tommaso Colliva in regia, ma sul palco c'è Enrico Gabrielli, un portento, un Edward mani di forbice all'incontrario, che suona tastiere, clarinetto, flauto traverso e sax, e fa anche da vocalist in un pezzo, che quando suona solo una linea di tastiera semplice sembra sprecato invece lui esegue umilmente anche le linee semplici come per dovere, ma poi viene fuori ineluttabile nelle pedalate convulse di tastiere funky, nell'organetto premonitore di incursioni pulp, negli strumenti a fiato ricordo di un Conservatorio ormai completamente cannibalizzato ad uso di riarrangiamenti underground di colonne sonore di film, in questo caso, horror. Sebastiano De Gennaro (già con Pacifico, Edda, Le Luci della Centrale Elettrica, Der Maurer) amplifica le vibrazioni, aggiunge tocchi e fruscii di xilofono, conghe e marimba; tromba e trombone tengono in altissimo gli animi, alternano ritmica a variazioni libere e volume. Perdo poi il conto dei singoli pezzi, che sono 16, a quanto c'è scritto sul programma. Ma ricordo la doppia apparizione di Alessandra Contini, e la sua voce quasi bianca da bambola magica, interprete perfetta nel contesto sonoro retrò, e quella potentissima di Georgeanne Kalweit, elegante e scura, che domina invece il teatro con la sua voce poderosa per un pezzo.

I Calibro 35 orchestrano un concerto da occhi attoniti e denti serrati per lo "Shock" (regia di Mario Bava, musica dei Libra); così il composto denso di 'cop theme' prog, rock, funky, con cui ci mandavano in acido prima, si gonfia in un'ombra notturna onnipotente (cioé l'intera orchestra di musicisti di livello altissimo di cui ho parlato finora diventa un essere dotato d'intelligenza e libertà – perché è così che sembra, che la musica che suonano sia libera, che possono portarti dove vogliono, in pratica, la musica ci ha ipnotizzati) che punta i suoi fari in varie scene horror disseminate dal '69 all'81 illuminandole di tetro agghiacciante sintetico alcolico sprigionato funk godimento.

Scelgo di tutto il concerto altri due momenti stupendi da segnalare: l'entrata e la presa di posizione al centro della scena del giapponese Gak Sato, impeccabile come un agente segreto, che suona il suo theremin incantato in due brani di Ennio Morricone (qui uno dei due pezzi, il più onirico, dove si può udire oltre al theremin, il flauto traverso di Gabrielli, la chitarra metallica alla The XX, gli archi da gran aria…); e il brano in cui Gabrielli, come un John Zorn, dirige tutti gli elementi, diradando o prolungando i suoni, aumentando o abbassando i volumi.

Dopo aver ascoltato un'ora e mezza di melodie da colonne sonore suonate al loro apice di potenza e con un tiro impressionante da pazzi da Calibro 35 (inseguimenti impazziti in macchina, susseguirsi di scene di irruzioni con i ferri, serrature saltate, sedili fantasma, maniglie staccate, reazioni chimiche) ed essermi davvero divertita, penso che questa 'Indagine sul cinema del brivido in Italia' è davvero fatta bene e piacerà tanto anche fuori dall'Italia. E' inevitabile.



 

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L'articolo Live report: i Calibro 35 al Teatro Dal Verme, Milano di Claudia Selmi è apparso su Rockit.it il 2011-10-21 00:00:00

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