Per un pugno di Token

Cosa sono i Token e perché spesso generano polemiche

25/06/2019 - 12:15 Scritto da Simone Stefanini

È appena iniziata la stagione dei concertoni all'aperto, dei festival e degli eventi enormi sotto il sole cocente, per vedere dinosauri dare gli ultimi colpi di coda, bizzarre reunion, tour epocali e nuove star. Tutto bello, si vive un'esperienza indimenticabile insieme ad altre decine di migliaia di persone, nascono amicizie e amori, vengono generati migliaia di contenuti per YouTube o Instagram dagli smartphone sempre accesi e si canta fino a perdere la voce. L'eccezionalità del concerto ci fa dimenticare la corsa al biglietto o addirittura al Pit sui siti di booking intasati come il Raccordo Anulare nell'ora di punta, l'eventuale acquisto azzardato sui siti di Secondary Ticketing a prezzi esorbitanti, l'assenza di parcheggio o di camping nei pressi dell'area, i chilometri macinati a piedi sotto 35° gradi, il sequestro dei pericolosissimi tappi di bottiglia, delle borracce e delle creme solari, con cui sono stati compiuti notoriamente un sacco di attentati durante gli eventi.

Una volta superati i cancelli con due o tre bottigliette d'acqua aperte, il telefono quasi morto e nessuna powerbank, accaldati quasi svenevoli, venite rinfrancati dall'atmosfera unica che si respira: musica ovunque e un sacco di aree food, merchandising, varie ed eventuali che inducono in tentazione, se non fosse che dovete pagare coi Token. Eccoci arrivati al punto più dolente di tutti, addirittura più di chi ha dovuto vedere i Sum 41 prima dei Cure: i Token, quei famigerati gettoni di plastica, comodamente divisibili a metà e acquistabili in alcuni festival con un cambio minimo di 16 € per 8 pezzi che, facendo un rapido calcolo, costano 2 € a gettone, oppure 1 € per mezzo Token.

Questi sono alcuni dei prezzi dell'area food and beverage di Firenze Rocks 2019, l'evento di Live Nation (che gestisce anche Milano Rocks e I-Days): Hamburger = 4T (8 €), Cocktail/Spritz= 4T (8€), Birra = 3,5T (7 €), Panino/Piadina/Focaccia = 3T (6 €), Gelato = 1,5T (3 €), Acqua = 1,5T (3€). In questo caso, i prezzi non sono poi astronomici ma neanche economici: al MI AMI Festival 2019 la birra costava 4,5 € e un hamburger 5 €, mentre l'acqua era gratis.

I prezzi del Firenze Rocks

Qui dobbiamo fare un distinguo essenziale: ad un evento che dura tutto il giorno, ogni voce in spesa è facoltativa tranne l'acqua, che è essenziale. Mettiamo che vogliate spendere il meno possibile a un concerto che parte dal primo pomeriggio e arriva a notte fonda: potete portarvi i panini da casa, potete decidere di non bere alcolici e non comprare gadget di alcun tipo ma, di sicuro, prima o poi dovrete idratarvi e bere acqua, specialmente sotto il sole. Vista l'impossibilità di portare borracce di metallo negli eventi gestiti da Live Nation, potrete aver bisogno di minimo due litri d'acqua, cioè quattro bottigliette, cioè 6 Token. Ve ne avanzerebbero 2 che, come vedete sopra, potrebbero farvi acquistare un'altra bottiglietta d'acqua oppure un gelato. A quel punto rimarrete con mezzo Token in tasca, inutilizzato. Potete pure dire "pazienza", ma quel mezzo Token equivale a 1 € e siamo sicuri che non buttereste mai 1€ per terra con leggerezza.

Potrebbe esservi presa una fame di quelle che i panini portati da casa non bastano e allora, forti del vostro mezzo Token rimasto, potreste voler acquistarne altri 2,5 per un panino o 3,5 per un hamburger, ma il regolamento non lo consente e siete obbligati a versare altri 16 € per uno slot di 8 Token, utilizzabili solo in quella data e non rimborsabili. Chiaramente, vorrete giustificare la spesa che ormai ammonta a 32 € solo per aver voluto bere una bottiglia d'acqua da due litri e mangiare un panino. Prenderete una birra, un cocktail, li presterete a qualche amico ma, alla fine, resterete con l'amaro in bocca di aver speso un sacco di soldi quando volevate solo acqua e panino. 32 € che, sommate al biglietto da 60/80 €, i km in auto o in treno, l'eventuale pernottamento o lo stop necessario all'Autogrill sulla via del ritorno rendono la partecipazione a un concerto estivo un lusso che non tutti possono permettersi.

Spesso il pubblico lamenta proprio la discrepanza tra domanda e offerta, che in paroloni significa che ti rimangono in mano sempre alcuni Token ma non abbastanza per farci qualcosa. Questa, quantomeno, sembra la politica di Live Nations che abbiamo contattato per chiarimenti senza aver ricevuto risposta. Nel frattempo ci siamo fatti una cultura riguardo festival italiani che usano o hanno usato questo metodo di pagamento e abbiamo scoperto un po' di cose interessanti.

I Token inutilizzati

Per esempio, Alberto Fumagalli del Nameless Festival ci informa che loro usano i Token dal 2014 e che  il loro valore equivale a 2,5€ l'uno, per una quantità minima acquistabile di 4 Token (10€). I Token avanzati non sono rimborsabili perché sono scontrinati al momento della vendita ma dall'edizione di quest'anno restituiranno il credito sotto forma di omaggio per l'edizione successiva grazie al Virtual Token, un sistema a suo dire vicino alla perfezione.  Apriamo questa parentesi per parlare proprio di questo metodo di pagamento che non prevede l'acquisto di gettoni fisici bensì di carte (o braccialetti) ricaricabili, spesso personalizzate con il logo dell'evento, la cui lettura funziona anche offline grazie ai dispositivi per la lettura o la ricarica. Un altro modo per utilizzare i Virtual Token è attraverso un'app di Mobile Token che consente di generare password o codici per ogni pagamento e che è leggibile anche offline. Praticamente, potrete andare ad un festival senza portare contante. Secondo Alberto, per i promoter è un ottimo modo di migliorare la fluidità degli acquisti e il controllo delle casse.

Dino Lupelli di Linecheck Festival ci dice che in passato hanno usato i Token versione gettone ma che non credono in futuro di voler replicare la cosa. Sono invece molto felici del caricamento su dispositivo RFID (identificazione a radiofrequenza) del credito da spendere al bar o in altri servizi. Lo ritengono un beneficio per il pubblico e gli addetti ai lavori che frequentano il festival per tre giorni, dalla mattina alla sera. I loro Token costavano 1€ a gettone, senza quantitativi minimi. Riguardo alla rimborsabilità dei Token o del credito RFID in eccesso, stessa storia: non è possibile rendere i soldi per via della normativa fiscale che impone l'emissione dello scontrino al momento della spesa. La stessa normativa prevede che non si possa stornare l'importo se non in chiusura di cassa. Il loro fornitore abituale ha presentato da tempo un'istanza per permettere una gestione più agile del sistema ma ancora non è stata sbloccata. A suo avviso, i nuovi sistemi di pagamento contactless (sia le carte che gli smartphone) rendono abbastanza inutili i gettoni Token, perchè basterebbe che ogni addetto alla ristorazione potesse caricare le somme spese ed effettuare il servizio per evitare code. Ma purtroppo sembra che in Italia questo non si possa fare anche se gli addetti non manipolano cibi e bevande.

Un bracciale Token con il lettore RFID, ph. via

Anche al Mish Mash Festival vengono usati i Token, fin dalla prima edizione del 2016, come ci illustra Pietro Rotella: ogni Token costa 1€ e l'acquisto minimo è di 5T, ma da una certa ora in poi l'acquisto minimo viene tolto proprio per evitare il problema del "sono timasto con 2 Token ma la birra costa 3". In questo modo ottimizzano tempo, gestione del personale, e flusso di denaro all'interno del festival. Anche per lui, il miglior sistema Token sarebbe quello digitale, direttamente via smartphone funzionante anche offline.

Ci risulta che anche l'Home Festival e il Terraforma abbiano usato i Token in gettone, addirittura coi primi che hanno trovato il modo di renderli rimborsabili. È quindi un metodo di pagamento di uso comune in molti eventi, eppure non tutti si portano dietro una coda di polemiche come quella dei vari Firenze Rocks o I-Days e non è difficile capire perché: il costo troppo alto, la mancata rimborsabilità e le lunghe code per acquistarli spesso fungono da deterrente per il pubblico, quando invece la loro adozione dovrebbe servire per facilitare il soggiorno degli utenti al festival. La soluzione al problema dei gettoni è una sola: la digitalizzazione dei Token, unita ad un cambio con i soldi veri che sia il più onesto possibile. In più, ogni festival estivo sotto la canicola dovrebbe regalare l'acqua per evitare disagi al suo pubblico e dovrebbe perseguire la via del plastic free, per evitare che migliaia di bottigliette e tappi di plastica vengano dispersi nell'ambiente. Una pratica che fino a poco tempo fa era considerata solo maleducazione ma che oggi assume le sembianze di un attacco terroristico al pianeta. Dal canto nostro ci permettiamo di dire: niente Token di plastica né plastica in generale, perché un festival non sia l'ennesima macchina da soldi che inquina la sua location.

 

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L'articolo Per un pugno di Token di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2019-06-25 12:15:00

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