Se solo la trap smettesse di darsi una data di scadenza

L'analisi della trap, perchè vale più di quanto sembra e la speranza che qualcuno preferisca vincere domani a esistere oggi

21/11/2018 - 10:21 Scritto da Vittorio Farachi

A me la trap piace un casino. Sì, anche se non chiude le rime, se parla di stronzate e si vestono tutti da coglioni, forse proprio per questo. Sottovalutata e presa per il culo da una buona parte della scena, invece di cambiare si è messa un'altra pelliccia rosa, comprata un grillz e portata a casa tutto quello che poteva. Detta così fa già storia di rivincita e redenzione, ma no, la faccenda è un po' più complessa.

La trap è probabilmente uno dei sintomi musicali, il più evidente forse, di qualcosa di molto più grosso e importante. Cosa? Il momento stesso in cui stiamo vivendo, guardando in faccia una delle più grandi trasformazioni delle relazioni umane di sempre. Forse la sto azzardando ma sì, di sempre sempre, come quando uno una volta ha capito come accendere un fuoco o le tribù della Mesopotamia hanno pensato che riunirsi in città era meglio che starsene sparsi in tribù. Non parlo della trap in sè, ma di internet e quello che sta diventando, di cui la trap è un figlia e senza la quale non sarebbe mai nata.

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Intanto perchè è il suo principale mezzo di diffusione, e in seconda battuta perchè è uno dei fenomeni musicali più indipendenti dal supporto fisico. Spesso ai trapper dei dischi non frega niente, che tanto loro fanno uscire i pezzi, salvo poi il momento in cui entrano in gioco le major o ecosistemi più grandi e vecchi di loro. Poi tutto il ruolo giocato dall'estetica e come viene veicolata sui social network fino a diventare parte integrante e fondamentale del progetto artistico, ad esempio. E, per guardare al macro, la velocità, il fine che supera il processo creativo, la destinazione che supera il percorso solo per diventare una strada nuova, il fatto che pubblicare un brano sia molto più importante del brano in sè, e che nulla sia destinato né tanto meno abbia intenzione di restare. Pensare che questo sia parte solo della trap e non dell'attitudine di chi prenderà in mano il mondo domani è riduttivo. Postilla dovuta: non c'è niente di male. Il mondo cambia e cambierà sempre, in bene e in male contemporanemante, e se cambia l'interfaccia l'uomo resta sempre lo stesso, salvo aggiustare il tiro ogni tanto e un po' alla volta nel corso della storia. Andate in pace. Tutto questo, però, tende ad una voce tanto importante quanto nascosta, pixelata sul tappo della confezione: una data di scadenza. 

Forse per sua stessa natura, ma la trap tende a legarsi sempre al momento esatto in cui vive. Non che altri artisti abbiano avuto sempre e in ogni caso lo sguardo verso l'orizzonte, ma qui parliamo di ragazzi che nove volte su dieci si fermano a guardarsi le scarpe. Questa cosa produce un doppio effetto. Il primo è che chi continua a dire che testi come quelli di una volta non se ne scrivono più, sentendo parlare solo di troie e Balenciaga, ha terreno facile. Questo mi porta a pensare che forse anch'io, un po' per scherno e un po' perchè il punk come attitudine non morirà mai, se fossi un trapper continuerei a fare proprio quello per cui vengo preso per il culo. Ma se la prima è un problema di chi ascolta e soprattutto di chi critica, la seconda di chi scrive. La trap ha quintali e quintali di riferimenti che si basano su quello che sta succedendo oggi, dalla narrazione al presente del momento continuo e ininterrotto (sto fumando/sto guidando/sto facendo questo creano la percezione di un unico lungo istante, senza soluzione di continuità), fino all'elenco di icone e status symbol, non solo ma principalmente della moda, della stagione in corso. Per la velocità di cui prima, se viene dato un pesso eccessivo al presente, il momento in cui oggi diventerà ieri e poi l'anno scorso si porterà nel baratro anche la canzone.

Questa la puoi vedere in due modi. Puoi pensare che il fatto che nulla sia fatto per restare in fondo sia anche stimolante, oltre che un normale riflesso del nostro tempo e qualcosa di nuovo a cui bisogna semplicemente fare l'abitudine. Oppure che ci sia ancora spazio perchè qualcosa resti nel tempo, se non come qualcosa di epocale almeno con un valore capace di comunicare in momenti storici diversi perchè forte di un'intuizione immortale. Tendenzialmente, se la pensiamo come nel secondo caso, a questa cosa si applicano tutte le più grandi opere d'ingegno umano. Quello che su tutto mi dispiace è che la trap, tutta, possa finire per essere trascinata nello scatolone del passato e consegnata alla storia così, tutta quanta, e analizzata a posteriori solo come fenomeno e non come corrente artistica. Sì, per quanto embrionale, considero la trap come una corrente artistica. Proprio per questo, senza nessuna autorità, quando mi ci relaziono investo chi sto ascoltando di una responsabilità, quella di rispettare non  tanto me, ma quello che sta facendo e, sopratutto, l'idea che ha avuto. Se metti una data di scadenza a quello che fai, alla fine dei conti, stai sprecando un'idea. La trap ne ha tante, non sempre forse, ma ha tante idee, anche in campo musicale. Chi nasce oggi cresce in questo suono, e nel momento in cui qualcuno che verrà domai avrà da dire qualcosa che noi altri non avremo saputo spiegare di noi stessi, che è quello che fanno le grandi menti, lo farà non con una chitarra ma con l'autotune. 

Nel frattempo, per chi c'è ora, forse è il momento di smettere di parlare di erba e Balenciaga. Non perchè si stia offendendo qualcuno, ma perchè è il momento di salire di livello. Una delle generazioni più creative si sta inventando un linguaggio suo, e sta funzionando, nel momento in cui tutto sembrava irrimediabilemente stantio. È stato bello giocare alle playlist, celebrare i riscatti e i primi soldi. Ma ora, per favore, cercate di fare qualcosa che possa restare nel tempo e non in alto in classifica. Suonerà da maestrino ma una carriera può durare più dei 15 minuti di Instagram, e adesso tocca a voi. Serve qualcosa di più, voi siete in grado di fare di meglio, e forse in questo momento qualcosa di importante nella musica potete farlo soltanto voi.  

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L'articolo Se solo la trap smettesse di darsi una data di scadenza di Vittorio Farachi è apparso su Rockit.it il 2018-11-21 10:21:00

COMMENTI (1)

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  • mario.miano.39 6 anni fa Rispondi

    La mia riflessione è che anche se la trap ha creato un suo immaginario super riconoscibile, in se stessa è un genere monotono come anche l'hip hop old school. Per questo mi sembra assurdo esprimere un parere se la trap è ok oppure no. Mi spiego: per me tran tran di Sfera è una intuizione musicale che prodotta in maniera un pò diversa e con un'altra voce la farebbe sembrare una nuova respect di Otis Redding. Non scherzo, è geniale come pure bimbi, la jam di Charlie o anche habibi di Ghali, degna di Michael Jackson. Queste canzoni citate sono parte del trap ma la trascendono per merito della produzione, del talento individuale degli artisti e dell'idea non di seconda mano. Tedua per esempio è un mix tra Tiziano Ferro e Pasquale Panella, un flow superbo, una voce sensuale, parole assurde ma che per me hanno molto più significato delle proteste della old school ormai vecchie come il 68. Poi devo dire che molta roba trap, la maggior parte, non mi piace ma questo non vuol dire che non sbafo per la nuova di Izi, fumo da solo: flow superbo, testo che scorre benissimo e produzione top a livello mondiale non solo Italiano. Insomma un genere ha le sue caratteristiche ma è la canzone, l'artista, la produzione che decisamente fa la differenza. E se per me ninna nanna di Ghali è una canzone originale e molto molto bella, non vuol dire che io poi non possa dire che "cara italia" o anche "zingarello" sono canzoni che non mi piacciono per nulla. Smettiamola con generalizzazioni, io penso che Riccardo Sinigallia sia uno dei migliori di sempre ma non per questo mi esimo dal dire che il suo nuovo disco non aggiunge nulla a quanto ha detto e che pur molto bello, sparisce al confronto con i precedenti. Io prediligo l'emozione alle generalizzazioni.