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TUTTE LE DONNE DEL MI AMI

TUTTE LE DONNE DEL MI AMI

Venerdì 25 e sabato 26 maggio, sui palchi della 14esima edizione del MI AMI Festival, saliranno oltre 50 artisti: alcuni sono veterani del festival, altri degli assoluti new comers, ma in questo speciale vogliamo raccontarvi un'altra storia, quella delle donne che suoneranno al festival dei baci e della musica bella. Forti, creative, d'ispirazione: a ognuna di loro abbiamo chiesto di svelarci una piccola parte di sé, un consiglio, un ricordo, un'idea. Eccole qui: tutte le donne del MI AMI 2018.

EVA ED ELISABETTA (prozac+)

Tutto quello che vogliamo diventare

"Abbiamo solo foto tutti assieme. Era proprio nel nostro spirito. Per favore, non dividerci". Così mi ha risposto Gian Maria quando gli ho scritto per avere del materiale grafico con cui raccontare tutte le donne del MI AMI, a partire da Eva ed Elisabetta. Nel 1998 ero una ragazzina che passava i pomeriggi tra compiti ed MTV: da una parte c'erano Madonna, Alanis Morrisette, le donne del pop e del rock, cantanti e autrici sopraffine, regine del loro regno. Dall'altra c'erano le Spice Girls, 5 brave ballerine e interpreti, un po' finte, che non suonavano. E poi c'erano loro, i Prozac +, un mondo al contrario in cui le donne nella band erano in maggioranza, non solo cantavano ma suonavano la loro musica altra, per di più in italiano. Ogni volta che passavano sulla tv, con le loro magliette rosse e i codini alla Bjork, vedevo tutto quello che avrei voluto diventare. (C.L.)

MARÏNA

Cinque canzoni perfette per fare l'amore

Federica Abbate

Una colazione improvvisata con Federica Abbate

Siamo stati a casa di Federica Abbate e le abbiamo posto una sfida: improvvisare sul tema della sua canzone "Pensare troppo mi fa male" cambiando il testo con tre parole scelte da noi. Ha accettato la sfida mentre ci preparava la colazione.

HAN

Come nascono le tue canzoni? C'è un luogo dove ti viene più facile scrivere?

Un pezzo può nascere in modi completamente diversi, ma di solito parte tutto dalla melodia. Può esistere nella mia testa o venire costruita su pezzi già esistenti. Non ci sono momenti particolari, è casuale. Ciò che dico in una canzone è sincero, scrivo soprattutto per me. Ma l'ispirazione è solo una parte di un pezzo, che per me nasce anche con l'intento di creare qualcosa di “bello".

Giorgieness

Qual è l'oggetto senza il quale non ti sentiresti mai a casa?

CRLN

Cinque canzoni perfette per ballare da sola

Mèsa

Raccontaci la musicista che ti ha ispirata di più

Sono abbastanza sicura di aver visto su YouTube tutti i live e le interviste di Pixies e Breeders e non ce n'è uno in cui lei non sia presa a bene. Sorride sempre. E non è un sorriso dato dalla timidezza di essere guardata ma è il sorriso di una che si sta divertendo un sacco a fare quello che fa. Kim Deal per me è l'esempio numero uno quando mi ricordo di essere una donna che suona. Una ragazza che suona il basso in una band punk e sorride sempre come stesse intonando un canto di chiesa è anti punk. Una ragazza bella che non sa di esserlo o alla quale non interessa esserlo è un sacco punk invece. Mi piace pensare che un giorno si sveglierà, questa signora che adesso ha quasi 60 anni, e si renderà conto di quello che rappresenta. Perché secondo me mica lo sa quanto è figa (e questo è molto figo).

Folake (Hit Kunle)

Folake canta "Slowdown" sulle sponde della Laguna veneziana

Cyen (Yombe)

Qual è il tuo strumento musicale preferito?

FRANCESCA MICHIELIN

Raccontaci la prima volta che hai suonato dal vivo. Cos'hai cantato, com'eri vestita, se tornassi indietro cosa cambieresti?

La prima volta che ho suonato davanti a un po’ di gente avevo 14 anni ed era in occasione di un festival della mia città che si faceva in un piccolo teatro. Non so che tipo di pubblico ci fosse perché obiettivamente era tutto buio. Ho cantato "Dog Days Are Over" di Florence + The Machine. Mi sono messa una specie di vestito viola a fiori, ancora non sapevo che il viola in teatro porta sfiga! Avevo i capelli corti e ho tenuto quasi sempre gli occhi chiusi. Se potessi tornare indietro cambierei il colore del fondotinta.

CALIFORNIA (COMA COSE)

Come hai cominciato a fare musica e cosa ti spinge a continuare ogni giorno?

Ho cominciato a fare musica quasi per caso, prima dei Coma_Cose avevo avuto qualche esperienza come DJ e avevo registrato delle cose per altri ma è stato con Fausto AKA Lama che ho cominciato a fare sul serio e a prendere quella che era una passione come un vero e proprio lavoro. Per me è tutto nuovo e ogni giorno tra la saletta prove, lo studio e tutte le attività correlate cerco di imparare qualcosa, è una corsa a cento all'ora, mi allaccio le scarpe da ginnastica, piego la testa e stringo i denti per andare più veloce che posso.

LUCIA MANCA

Qual è stato il momento in cui hai capito che la musica sarebbe stata la tua vita e perché proprio quel momento?

La musica ha sempre fatto parte della mia vita, e non ricordo il momento esatto in cui mi sono accorta che per me era fondamentale, sicuramente ho subito l’influenza di mio padre che era un grande appassionato di musica. Per me è un’esigenza psicofisica, è qualcosa di terapeutico. Quando mi sono accorta che scrivere o suonare mi faceva stare bene ho capito che non potevo farne a meno.

Marianna (Red Lines)

Come mai hai scelto di vivere a Londra?

Per rispondere a questa domanda bisogna tornare indietro di almeno cinque o sei anni, quando ancora non sapevo cosa volessi fare per certo nella mia vita. All’epoca, perché per me cinque anni sono un sacco di tempo, visto l’ammontare delle cose che mi sono successe in questo arco di tempo, ero verso la fine della quarta superiore, sicura che “da grande” avrei voluto fare qualcosa che mi desse gioia e fosse in grado di lasciarmi esprimere in tutta la mia creatività, dunque scelsi d’iniziare a cercare qualcosa che riguardasse la musica. Ricordo che m’informai su corsi di studio ed università in Italia, ma nessuna di queste offriva ciò che stavo cercando, allora ho iniziato a guardare all’estero. Dopo aver fatto una “vacanza studio”, se così possiamo definirla, alla Berklee, a Valencia, ho iniziato a prendere in considerazione l’idea di andare a Boston a studiare, mesi dopo dunque sono andata una seconda volta in Spagna, ho fatto l’audizione, e tornata in Italia ho iniziato ad “applicare” per varie università a Londra, la maggior parte delle quali rispose positivamente. Scelta la Westminster arrivò per posta il responso dalla Berklee, responso positivo, dunque non sapevo bene che fare, se iniziare in America o in Inghilterra. Scelsi di provare a frequentare a Londra e trovandomi subito bene scartai l’opzione di Boston. Andare in un’università che ti permette di studiare la musica in diverse sfaccettature era ciò che volevo fare, non volevo solo andare a Londra per suonare e conoscere nuove persone, volevo approfondire anche la mia conoscenza in music business, musicology, critical musicology, studiare e capire la storia della musica, la storia del pop, la filosofia della musica, ed è ciò che ho fatto in questi quattro anni, prima alla Westminster ed ora alla Goldsmiths. Incontrando persone diverse, ragazzi della mia età e insegnanti compresi, che mi hanno messo di fronte a cose di cui non sapevo nemmeno l’esistenza, metodi di studio differenti, persino l’approccio alla composizione di saggi, mi ha aperto tutto incredibilmente la testa, allargando, mi sento di dire, quasi a 360 gradi la mia visione che prima era limitata perché lasciata un po’ a se stessa. Non c’è mai stato nessuno che mi abbia detto “t’insegno una cosa nuova”, è sempre stato tutto scoperto casualmente, a volte anche un po’ per gioco, adesso se voglio ho le conoscenze per lavorare anche con programmi come MAX o Audiosculpt. A parte il lato tecnico, respirando l’aria di Londra ho acquisito la capacità di creare in modo molto più poduttivo e significativo, i miei gusti musicali si sono ampliati, evoluti, e questa esperienza all’estero mi ha fatto crescere sia intellettualmente che moralmente, mi ha reso una persona più matura ed autosufficiente e ringrazierò sempre chi mi ha spinto ad andare, come mi ha spinto a fare un liceo linguistico perché ha capito prima di me che in Italia non avrei mai potuto imparare e crescere così tanto.

Maria Antonietta

Raccontaci cosa ti ha ispirato come donna e come artista

Credo che nessuno sia quello che sia solo grazie alle proprie risorse, alla propria intelligenza, alla propria sensibilità, alla propria interiorità ma che per tutta la vita attinga alla bellezza creata dagli altri. Quella bellezza, quella forza, quella consapevolezza che a volte vedi brillare nelle vite degli altri sono un alimento, uno sprono, sono un tesoro molto prezioso. Come donna cerco e ho sempre cercato di costruirmi una specie di genealogia di antenate e di costruire consapevolmente la mia identità grazie all'esempio di una serie di donne che hanno condotto vite radicali, vite coraggiose, vite folli, vite brevi a volte ma certo profondissime, vite che mi hanno ispirata. E quando mi sento un poco più compiuta e un poco più realizzata spesso penso al debito che mai potrò estinguere con le mie eroine, con le mie sorelle maggiori che hanno per me sempre la parola giusta che sposta la prospettiva. E penso a quanto è bello sentirsi grati, e penso a quanto sono fiera della ricerca che con onestà sto portando avanti ed è sempre stata possibile grazie a loro: Sylvia, Emily, Cristina, Giovanna, Etty, Ronnie, Etta, Antonia.

Naima (Black Beat Movement)

Cos'è per te la spiritualità? In cosa credi?

Penso alla spiritualità come ad un movimento verso qualcosa di sconosciuto e credo che si possa manifestare nella potenza della musica e nell'energia collettiva che si sprigiona sotto forma di suono. È una forza che mi permette di staccarmi dalla densa realtà che mi circonda rielaborando le sensazioni che essa mi crea e trasformandole in vibrazione.

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