distanti - via Chat, 09-04-2010

L'età media è 22 anni, suonano punk - mescolato a mille altre sfumature - come se non ci fosse un domani. L'effetto è sorprendentemente e fulminante. E sono previsti un nuovo split con i Verme e un primo LP per la torinese Triste. Insomma, un altro gruppo giovane e molto promettente da cui ci aspettiamo grandi cose. Marcello Farno li ha intervistati.



Chi sono i Distanti?
Enrico: Siamo cinque ragazzi, come al solito maschi, che si trovano in una città, se così si può chiamare, come Forlì.

Distanti: da cosa?
E: Faccio un elenco: da Dio, da Dorothy, dai miti dell'estate, dall'invidia dei giovani, dell'evasione intellettuale, dai giochi in spiaggia. Però Distanti è più un modo per non rispondere. Che poi, non abbiamo ben chiaro cosa sia un gruppo, se lo si fa per noi stessi, o per costruire qualcosa, o perché ci vogliamo bene tra noi amici. Non so, è una cosa molto manipolabile e non essenziale un gruppo.

Nella presentazione dell'ep scrivete: "I nostri duelli annunciati e caduti". Una frase molto teen oriented, direi. Cosa rappresenta per voi l'adolescenza?
E: Beh, l'adolescenza è ormai un capitolo chiuso per quanto ci riguarda. I riferimenti nei testi a situazioni, più che adolescenziali direi giovanilistiche, dipendono dal fatto che proprio in quanto capitolo chiuso lo possiamo sviscerare e analizzare con ironia, inserendolo in una critica del vivere quotidiano che al momento è stato aggredito solo dal punto di vista dell'amore giovanile.

E pensate in futuro di occuparvi anche di altro?
E: Beh, il lavoro, la politica, l'omicidio, la cronaca, l'arte e molto altro ancora. Ovviamente l'intenzione non è così fredda e costante, non abbiamo priorità sia intellettuali che esperienziali. Ad esempio, nel disco che abbiamo registrato a Torino due settimane fa si trattano tematiche che già superano l'esperienza prettamente personale per sconfinare in racconti fittizi.

Come nascono i vostri testi e quanto c'è di realmente vissuto?
E: Allora, i testi gli altri non li ascoltano mai, in salaprove non abbiamo un grande impianto. Di solito li capiscono quando andiamo in studio a registrare. A prescindere da questo, nascono senza una precisa regola, come quando si parla.

E questa nuova uscita sarà autoprodotta o ci sarà un'etichetta dietro?
E: Sì, usciamo con la Triste, un'etichetta di Torino che ha pubblicato il vinile di "Sfortuna" dei Fine Before You Came e adesso sta registrando una band inglese, i Crash Of Rhinos. In realtà è una coproduzione ma dove l'impronta del produttore, Maurizio Borgna, sarà abbastanza evidente dal momento che gli abbiamo lasciato parecchia libertà di azione sui brani. Ci fidiamo di lui, basta considerare i dischi che ha registrato e prodotto ultimemente.

Dateci qualche anticipazione su questo nuovo lavoro.
E: In realtà con le registrazioni di Torino faremo sia uno split coi Verme che un LP tutto nostro. Quest'ultimo sarà composto da dieci tracce e, molto probabilmente, si intitolerà "Enciclopedia popolare della vita quotidiana". Un disco che ha l'ambizione di un concept come le didascalie delle foto hanno l'ambizione di donare un'identità anche quando la realtà che rappresentano è più che anonima. Non ti so dire se la migliore qualità delle registrazioni gli darà qualcosa in più o qualcosa in meno: immagino che le canzoni emergeranno meglio in tutta la loro inquietudine, la voce sarà più chiara, le chitarre più pulite. Il punto è che se si vuole veramente criticare la nostra realtà, bisogna partire da lei, bisogna "amare la bomba" per disinnescarla. Noi lo facciamo con le canzonette, e proprio per questo a volte ci sembra di aver perso già in partenza.

Spero che abbiate mantenuto quella bella irruenza sonora dell'ep, quel bel pugno al cuore che lasciava presagire che nella vostra musica ci fosse ben poco di pianificato.
E: Guarda, abbiamo registrato in presa diretta senza sovraincisioni e pochi effetti e fronzoli, per scelta nostra e di Maurizio. Come dice Brian Eno: "onora il tuo errore come una intenzione nascosta", e se questo lo vuoi chiamare spontaneità per noi va bene, ma preferiamo chiamarlo "errore".

Ma anche genuinità, attitudine. Ma per un artista, il fatto di venire dalla provincia secondo voi aiuta? Che poi voi venite tutti dalla provincia, no?
E: Si, siamo tutti di Forlì, che, come ti dicevo prima, è una città, ma in realtà è una provincia (nel senso esistenziale e bianciardiano del termine). La provincia non aiuta per nulla, se mi chiedi se saremmo stati delle persone differenti se fossimo nati altrove, non saprei rispondere, la vedo una domanda troppo amplia, onnicomprensiva, essenziale, e quindi forzata per una risposta che abbia un senso. Quindi ti dico: dal punto di vista della possibilità di entrare in un giro musicale e fare conoscenze che contano, la provincia non aiuta. A prescindere dal fatto che queste cose ci interessano poco, non innalzeremo mai un monumento celebrativo della provincia. Credo che sia una bella cosa odiare ciò che deve essere odiato.

L'Emilia Romagna è piena di pezzi di storia del punk italiano. Quali sono stati, o sono tutt'ora, i modelli a cui guardate maggiormente?
Ivo: Per non fare torto agli altri del gruppo che oggi non possono rispondere ti direi la scena screamo punk forlivese, ma immagino che Enrico non sia d'accordo. In realtà ci vedo più ispirati dalla scena hardcore fine anni ottanta tipo Rites of spring, Embrace, Fugazi. La scena italiana ci ha influenzato meno.
E: Se vogliamo parlare di musica per la musica c'è il rischio di sbagliare tutto. Per quanto mi riguarda le influenze non provengono solo dall'ambito musicale, ma anche letterario, cinematografico. Per non parlare del quotidiano. Certamente c'è un debito verso i Cccp, gli Offlaga Disco Pax, i Massimo Volume, i Diaframma, ci metterei anche Iggy Pop.
Andrea: La scena italiana la conosco poco e non mi sono mai interessato troppo, le mie influenze sono più la no wave come la reinterpretarono i Sonic Youth o i My Bloody Valentine. Poi, per dirti, Steno, l'altra chitarra, quando aveva 16 anni portava un crestone verde altissimo. Lorenzo, il batterista, vorrebbe fare un gruppo alla Strokes, ma ci odierà per averlo detto.

Questa sensibilità emo unita all'irruenza punk, che è poi diciamo il vostro marchio, caratterizza diversi gruppi in Italia, penso agli Altro, i Dummo, gli stessi Fine Before You Came, per citarne solo alcuni. Prendendo il termine con le pinze, possiamo parlare di "indie-punk"?
E: Beh, con l'indie speriamo di non avere proprio nulla a che spartire. Certo, bisognerebbe prima intendersi sui termini. Non so cosa tu intenda con indie, io penso ai Marlene Kuntz o ai primi Baustelle, che poi in realtà erano bravissimi all'inizio perché più cantautoriali, gli ultimi dischi non mi sono piaciuti. Certo c'è un'affinità tra i gruppi che hai detto, però mi sembrano tutti originali tra di loro. L'affinità ti fa male lo sai. Comunque se vogliamo parlare di una scena, questa esiste, è vero, ma è dettata solo da una situazione di mercato. Esiste un mercato di musica indipendente che funziona bene, ci si riesce a divertire per qualche anno e se si riesce a conciliare l'impegno del gruppo con quelo del lavoro duri anche un po' di più. E' una scena che non ha ambizioni di successo nel senso di profitto irragionevole, ed è una cosa buona, ma che certamente soffre perché ci sono pochi spazi per suonare.

E proprio a proposito di quest'ultima cosa che avete detto, ampliando il discorso, cosa vuol dire nascere oggi nella musica in Italia, e con quali aspettative cercate di crescerci?
E: Allora, l'obiettivo non è crescere, e se si migliora si migliora solo con l'età. Quando non si ha niente ci si può dar da fare o lasciarsi vivere addosso, lo schifo è che in Italia se ti dai da fare spesso finisci solo per fare della beneficenza o delle gare di sopravvivenza alla e della musica. Credo che per degli uomini ragionevoli fare arte debba essere un diritto, che non comporti sacrifici finanziari innanzitutto. Il benessere è prima di tutto materiale, poche storie. Ma anche il malessere.

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L'articolo distanti - via Chat, 09-04-2010 di Marcello Farno è apparso su Rockit.it il 2010-04-12 00:00:00

COMMENTI (4)

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  • seymour 14 anni fa Rispondi

    eh. cosa. i la quiete cosa?

  • townshend 14 anni fa Rispondi

    Giusto per la cronaca, l'unico gruppo italiano conosciuto da Bob Mould degli Husker Du.


  • youwinimstupid 14 anni fa Rispondi

    Ah non mi interessa se li hai citati nella recensione.

  • youwinimstupid 14 anni fa Rispondi

    Ma l'intervistatore o rockit ha mai sentito parlare dei La Quiete? Esistono solo da una decina d'anni...ma se non esiston per voi non esiston per nessuno.
    Autoreferenziali.