Flying Sebadas - via Mail, 09-11-2009

Che sia colpa di una diretta infatuazione verso i Kinks ed i Pavement, o della valanga di altri nomi citati, non è così importante. Conta che i cagliaritani Flying Sebabas, dopo anni di canzoni in spiaggia e concerti sparsi per l'isola, hanno finalmente pubblicato il primo disco. "Vol.1": 7 brani rifiniti al millimetro, leggeri ma mai banali, divertenti come non ne sentivamo da tempo. Una delle più belle scoperte fatte ultimamente. Sara Loddo ha intervistato Alberto Caria e Mirco Pilloni.



Ma quanto vi divertite?
Quando stiamo assieme? Cospicuamente… a parte quando non ci divertiamo forse… ma quello è tutto un altro discorso: diciamo che senza il divertimento non ci sarebbero nemmeno le canzoni, la prima cosa che facciamo quando tiriamo fuori un pezzo che ci piace è ridere… e la cosa peggiore è che ridiamo ugualmente anche se il pezzo non ci piace… poi per il resto basta guardarci in faccia… non so se a qualcuno possa venire in mente che siamo dei tipi seri…

La vostra musica è divertimento, è spensieratezza. Ma quanto impegno c'è dietro tutta questa allegria musicale?
L'allegria, come dicevamo fa parte del gioco… Questo non vuol dire però che non ci sia un duro lavoro dietro a quello che facciamo. Ci piace lavorare sulle armonie e sulle cose che funzionano, è un po' come quando fai un lavoro che ti piace… ti piace, ma è pur sempre un lavoro, quindi ti ci impegni più che puoi. Chiaramente, poi, non vuol dire nemmeno che tutti i pezzi che componiamo siano mossi dalla spensieratezza. Dal nostro punto di vista siamo un gruppo abbastanza vario… poi certo l'atteggiamento verso quello che facciamo è decisamente autoironico e forse è questo che dà l'impronta maggiore alla cosa.

Chi si nasconde dietro i Flying Sebadas?
Quattro tipacci. Gente con lavori normalissimi senza sogni di gloria e senza tendenze megalomani malcelate, che però durante la pausa pranzo elabora armonie e cerca di costruire melodie accattivanti… tutto qua …gentaglia.

Alcuni pezzi, prendiamo ad esempio "Cha cha cha", hanno il potere di entrare in testa fin dal primo ascolto. Direi che siete degli abili confezionatori di potenziali singoli. Con tutta questa bravura a fare della musica che piace, com'è che uscite allo scoperto solo ora?
Alberto: Rispetto a quando abbiamo cominciato a suonare Andrea, Luca e io coi Cue Lie e Mirco con i Radio Kills (erano gli anni novanta), le cose sono un po' cambiate: la presenza qui in Sardegna di realtà come Zahr ed Here I Stay consentono alle band di poter fare dischi e godere di una distribuzione, per non parlare della tecnologia odierna che ci permette di realizzarli in proprio con una spesa minima.
Mirco: In realtà quella dei Flying Sebadas non è la prima esperienza per nessuno di noi. Ci conosciamo tutti da anni perché tutti siamo stati sempre immischiati nei mille gruppetti del circondario, per esempio Alberto, Luca e Andrea avevano già suonato assieme nei Cue Lie, Io e Alberto avevamo già avuto un'esperienza lampo in un gruppetto noise. Io, Andrea e Luca diamo una mano al nostro amico Dainocova, Andrea suona e ha suonato con mille formazioni diverse (Plasma Expander, Trees of Mint ecc.), io facevo parte dei June... Luca in questo momento sta collaborando al primo disco di Takoma... Insomma, tutto un sottobosco di promiscuità musicale… e poi c'erano le cenette che ci facevamo ogni tanto a sbevazzare, e ad un certo punto poi ci siamo guardati in faccia e sono nati i Flying Sebadas… poi chiaramente abbiamo continuato con la cena…
A: Oh si! Decisamente.

Avete avuto delle difficoltà prima di trovare un'etichetta che vi producesse?
Inizialmente non la abbiamo proprio cercata. Man mano che accumulavamo pezzi cresceva l'esigenza di registrarli. Poi dopo un concerto Luca (Zoccheddu, della Zahr, la label che ha pubblicato "Vol.1", NdR) ci ha chiesto quando avessimo intenzione di fare un disco per lui... il resto più o meno si può intuire.

Come descrivereste "Vol. 1"?
Un disco abbastanza godibile. Tamarro quanto basta, intimista quanto basta, allegro quanto basta, cupo quanto basta, zozzo quanto basta, gentile e romantico quanto basta… insomma, con tutti i limiti che può avere un primo disco e una produzione con budget ridotto siamo abbastanza soddisfatti… e poi siamo sempre contenti delle cose che facciamo, e l'importante è questo, no?

Pensando al vostro nome, "Flying Sebadas", le Sebadas – il dolce sardo per eccellenza - che volano, mi viene da credere che sia nato tutto per scherzo. Che sia diventata una cosa seria solo in seguito e che poi fosse troppo tardi per cambiare nome. Sbaglio?
A: No, non abbiamo mai pensato di cambiarlo. Prima di chiamarci Flying Sebadas non ce l'avevamo neppure un nome…
M: Allora… i Flying Sebadas sono nati al mare. Alberto mi faceva sentire delle canzoni con la sua chitarrina e a me facevano impazzire quindi gli ho detto "cazzo! Mettiamo su un gruppo" e lui ha risposto "cazzo! Si!". Poi mi ha detto che quelle canzoni erano dei Kinks e non sue… ma ormai il gruppo era in piedi, tanto valeva darci da fare… abbiamo cominciato a suonare, poi è arrivato il tizio che con noi suonava l'organetto e ci ha detto "ho un nome stupido ma che suona bene". Ce l'ha sottoposto e noi da perfetti idioti abbiamo ritenuto che fosse il nome più fico che avessimo mai sentito…

A proposito di cose poco serie, ricordo di aver letto delle "lettere del cuore" sul vostro Myspace un po' di tempo fa, delle lettere in cui vi improvvisavate esperti di problemi sentimentali. Che fine hanno fatto?
A: Se è vero che suonare in una band è come vivere una storia d'amore importante, posso dire che in quel periodo eravamo nel bel mezzo della passione, scrivevamo bullettin demenziali a ripetizione anche per sopperire alla mancanza di musica sul lettore del nostro space. Ora siamo nel bel mezzo di quella storia d'amore, e sinceramente da quel punto di vista si sono tirati un po' i remi in barca!



È arrivato il momento di fare i seri?
A: Beh, mettiamola così: se dovessero ricomparire tonnellate di cazzate marchiate Flying Sebadas nelle pagine da noi gestite, vorrà dire che saremo a corto di canzoni. Ad ogni modo siamo lusingati del fatto che il nostro humour piaccia, ma preferiamo che ci si riconosca come una buona rock band.
M: No! Non lo so, dipende… credo che si possa essere seri anche non essendolo.

Come sono i vostri concerti? Datemi almeno tre motivazioni per cui una persona dovrebbe venire a sentirvi.
A: Suoniamo bene, Cantiamo bene, Vogliamo Bene.
M: Ma così si cade nell'autoadulazione… e la eviterei a prescindere. Diciamo che finora ai nostri concerti siamo sempre riusciti a creare una bella atmosfera. C'è spazio per chi si vuole divertire saltellando qua e là, per chi vuole ascoltare e godersi i pezzi, per chi vuole sbevazzare e sparare minchiate ecc. e a noi questa cosa piace parecchio.

Uno dei primi gruppi che viene in mente ascoltando le vostre canzoni sono i Pavement. Un po' gli Hefner. Poi? Quali sono i gruppi che considerate più influenti su quello che fate?
A: Tra quelli che hai citato i Pavement rappresentano una grande passione comune in seno ai Flying Sebadas, poi va da sé che XTC, Kinks, Beach Boys, Beatles, Velvet Underground, Talking Heads, Flaming Lips, Queen, Belle & Sebastian, Pixies, The Band, Bacharach, Love, Sly and The Family Stone, Rolling Stones, Sparks, Beck e tanti altri ci piacciano tanto.
M: Mah! Già per esempio i Pavement nemmeno piacciono a tutti e quattro... Gli Hefner poi ancora meno… non fraintendete però, io adoro i Pavement, e soprattutto il loro atteggiamento, credo sia la band che mi porto dietro con più affetto da tutto il bordello degli anni novanta, ma chiaramente non ci sono solo i Pavement. Tutti noi siamo dei grandi ascoltatori di musica, e a guardare bene credo si senta, voglio dire, non disdegniamo certo le citazioni, anzi, e credo che rimandi a gente come Beatles, Beach Boys, Kinks, Velvet Underground, ma anche come Wilco, alla musica nera ecc siano abbastanza evidenti. Il gioco sta nell'avere abbastanza buon gusto da prendere i giusti riferimenti (anche quando sembrano ambiziosi) e nell'avere abbastanza personalità per lasciare che siano semplicemente dei sapori, e non componenti che se dovessero mancare sarebbe tutto finito…

Un paragone che vi infastidisce? C'è?
A: Quando nei manifesti scrivono sotto il nostro nome la parola garage. Abbiamo forse l'aspetto di un'autorimessa?
M: Non credo… non so, certo a meno che qualcuno non ci paragoni ai Pooh, ma poi se vai a scavare bene magari a qualcuno di noi quattro piacciono pure…

Al di là della musica, invece, a cosa non rinuncereste mai?
A: Alle donne. Al cibo. Al bere bene. Alle vacanze.
M: Personalmente al tonno della Conad.

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L'articolo Flying Sebadas - via Mail, 09-11-2009 di Sara Loddo è apparso su Rockit.it il 2009-11-16 00:00:00

COMMENTI (4)

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  • sebadas 15 anni fa Rispondi

    extrasistole!

  • marcomarchesi 15 anni fa Rispondi

    Cacchio, non ricordo di aver mai provato il tonno della conad, dopo ci faccio un salto quasi quasi...

  • boadicea 15 anni fa Rispondi

    daaai! al tonno della conad?? :°°°D

  • tailslide 15 anni fa Rispondi

    Ajò, la che non si rinuncia solo all'Ichnusa e alla Figa!!! Altro che cussa cagara 'e tonno della conad... ;-)))

    Un saluto da Milano!