Prague - via mail, 20-04-2004

Prague è il progetto di Alessandro Viccaro, (non) musicista latino che vive a Londra e che ha pubblicato qualche mese fa un disco per la Suiteside di Monica Melissano. Uomo di poche parole, ci parla in questa intervista di sé, della sua musica e di alcune differenze fra il nostre Paese e l’Inghilterra in cui vive, e (ci) dà appuntamento a giugno, quando scenderà in Italia per una serie di concerti live, dove promette “molta lentezza e poche parole dette al microfono”. C’è da credegli.



Iniziamo con le presentazioni. Chi è Prague? Chi è Alessandro Viccaro?
Prague è il nome con cui decisi nel settembre 2000 di fare canzoni: l’idea era quella di una specie di collettivo che ruotasse intorno ai pezzi prevalentemente acustici che avevo. Per ragioni varie all`inizio nel progetto fu coinvolto solo mio fratello e solo nell`ultimo anno si sono aggiunte altre persone sia per registrare che per suonare dal vivo. Alessandro Viccaro… mmm, che dire? Mi trasferii a londra nel 1998 dopo 22 anni passati a Latina senza troppi clamori, tante homemade tapes (sia soliste che con un gruppo) e degli amici che - ahimè - ho un po’ perso per la via.

Sono passati ormai alcuni mesi dall’uscita da “You Hear The Song. And It Is Long Ago”. Che sensazioni provi a riascoltare ora quel disco? C’è qualcosa che non rifaresti?
Devo dire che non ascolto le cose che faccio per puro piacere: mi è difficile estraniarmi e ascoltare qualcosa che ho fatto con orecchio “neutro”. Comunque “You hear the song...” regge ancora bene alle mie orecchie dopo piu` di un anno che è stato registrato e, anche se è vero che ci sono errori e cose che si potevano fare meglio, sono comunque contento di come è uscito, ed è esattamente come doveva essere per l`idee che avevo quando l`ho registrato. Ma si va avanti: non sono abituato a stagnare nelle solite cose, quindi è chiaro che ora lo vedo differentemente. Il prossimo di disco sara` molto diverso perché le situazioni che comportano a scrivere i pezzi sono diverse.

Pedro The Lion credo sia indiscutibilmente il tuo primo punto di riferimento. Sbaglio? E se non sbaglio, quanto credi che – volente o nolente – ti abbia influenzato?
Pedro the lion è sicuramente uno dei miei artisti preferiti, non ho problemi ad ammetterlo, ma sicuramente non è un punto di riferimento per il semplice motivo che se lo fosse (o chi per lui) non sarei onesto in quello che faccio con me stesso. Non è il mio modo di fare musica quello di voler riferirsi a qualcuno. Detto cio` mi sembra normale che quello che ascolti puo` influenzare e molto quello che fai… e ben venga dico io se si tratta di gruppi che adoro come pedro, appunto, o i bedhead, anche se poi il mio gruppo preferito di sempre sono i buffalo tom e non credo si senta…

L’emo-core è indiscutibilmente un genere vortice di sensazioni. Quanto del tuo cuore lasci nelle canzoni che scrivi?
Guarda, non ho mai capito emo core come etichetta a quale gruppi si attacchi meglio… non so che suono sia.. lo si sente su tanti gruppi che non so che dire davvero… se mi si considera emo core ne prenderò atto. La parola emo è usata più (come) della carta igienica da un po’ di anni a ‘sta parte; personalmente lascio il problema ad altri. Quello che posso dire è che io son cresciuto ascoltando palace bros, pavement e buffalo tom. Il così detto “emo” l`ho scoperto anni e anni dopo, e non mi sento parte di certe definizioni per questo motivo in particolare.

Comunque per quanto riguarda il cuore, ce lo lascio tutto perchè ce lo metto sempre in qualsiasi cosa mi impegni a fare.

Io ho particolarmente amato la raffinatezza melodica di “Bad Things Happen”, in cui il rhodes di Matteo Casari impreziosisce (e non poco) la riuscita del pezzo. In questo disco hai inoltre collaborato con Giulio Calvino, che ha suonato la batteria in tutte le tracce, e molti altri. Per amicizia? Per bravura? Quanto hanno contribuito questi musicisti alla riuscita del disco?
Le persone che han collaborato l`han fatto perchè sono innanzitutto amici e persone che stimo molto musicalmente. Ti assicuro che ci han messo MOLTO di loro e se sono contento del risultato finale è soprattutto merito delle persone che avevo accanto. Tengo a sottolineare il lavoro eccezionale che Marco Sessa e Andrea Caielli han fatto per i suoni che sono esattamente come li volevo. E sono ragazzi con il quale è bello anche solo parlare e scherzare, il che quando sei in studio non guasta affatto. :)

A volte cantando stoni. È importante?
Uh non so che intendi per importante… sicuramente non lo è per me: non mi son mai ritenuto un musicista, tantomeno cantante, e sono il primo a dire che tecnicamente non ho cognizione di nulla. Io faccio solo quello che un giorno a 17 anni ho deciso fosse una cosa bella da fare e che mi faceva sentire se non bene almeno in modo diverso (nei MIEI confronti). E così con il background musicale che ho - e per come vedo la vita/musica - per me stonare o suonare male o lasciare errori in fase di registrazione è una cosa che va da sé e non mi son mai sentito di dover dimostrare nulla a nessuno. Finchè mi sento onesto in quello che faccio, il resto è secondario. E comunque no, non credo sia importante stonare, ma è normale che per molti che ascoltano lo sia: non c`è problema, davvero. Lasciami dire però che NON lo faccio apposta per fare il cantante sfigato di lo-fi! :)

Non mi sembra che i testi abbiano fondamentale rilevanza all’interno delle tue canzoni, se non come suoni in sé. È così?
In parte hai ragione. Creo la melodia prima con parole inventate e poi ci adatto sopra qualcosa, ma anche se molte delle volte sembrano frasi nonsense c’è sempre qualcosa che per me abbia senso, anche solo due parole in croce. Quello che sto cercando di fare ora con i nuovi pezzi è quello di dare proprio più importanza ai testi.

Io non vorrei fare le solite domande alle solite persone sulle solite cose, ma non posso non cogliere la palla al balzo e sfruttare l’occasione. Tu vivi a Londra, ma sei italiano e incidi per la Suiteside. Esistono differenze tra qui e ? Quali?
È normale che di differenze ce ne siano… potrei star qui a parlare per ore di quello che vedo e vivo qui e quello che vedo in Italia… certo è che qui c’è più organizzazione per gruppi minori e c’è più consumo di dischi/cd, sicuramente.. Questo aiuta non poco i gruppi minori... poi, a livello di concerti, è diverso in quanto è più facile organizzare ma è più difficile coprirsi le spese… ma vabbè, qui il discorso è davvero lungo.

So che ti rivedremo live in Italia. A quando l’appuntamento? Che cosa ci dobbiamo aspettare?
Scenderemo in Italia verso la fine di giugno: le date sono ancora da delineare ma se ne occupa la suiteside per cui siamo al sicuro! :)
Quello da aspettarsi… siamo molto più rumorosi di quanto si possa pensare, non vi aspettate cose acustiche… molta lentezza - quello si - e sicuramente poche parole dette al microfono.

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L'articolo Prague - via mail, 20-04-2004 di Carlo Pastore è apparso su Rockit.it il 2004-04-26 00:00:00

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