PERCORSI >>> Le vie del pop sono infinite

Scopri i percorsi per attraversare il MI AMI 2019.

@beynot
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01/01/2019 - 10:47 Scritto da Redazione

Mentre le mode cambiano, gli stili nascono o si reinventano, il flusso musicale scorre tra i decenni proponendosi ogni volta in forme nuove o rinnovate, un elemento rimane presente in maniera costante ed eclettica: è il pop. Il pop scivola, s’adegua, alza un po’ la voce per farti muovere i piedi oppure sussurra per invitarti all’amore con leggerezza, mescolandosi di volta in volta col rock, l’elettronica, la disco, il cantautorato. In una fase storica in cui i generi hanno confini sempre più labili e agli artisti sta stretto identificarsi in un’etichetta che può risultare limitante, la musica pop procede con passo deciso la sua ascesa assorbendo stimoli da ogni parte, masticando synth o accompagnandosi a testi ricercati, abbracciando chitarre e voci, sviluppandosi in progetti dove i componenti vanno da uno a tanti.

Per gli integralisti e i riccardoni il pop è sempre stato una roba facile fatta per piacere alla massa, un genere denso di successi istantanei, canzonette, ma mi pare superfluo sottolineare quanto sia difficile azzeccare La canzone pop, quella che resta negli anni e che cantano tutti, quella dove le parole e la musica si incontrano esattamente nel punto dove nasce e cresce un brano perfetto: che sia una presa semplice e spensierata o un mood malinconico da fine estate, un beat sottile da ballare o un ritornello micidiale che non sai come far uscire dalla testa, se il pezzo pop centra l’obiettivo non si può non riconoscergliene il merito.

In Italia il pop è stato ed è declinato in molti modi, a volte guardando oltremanica o oltreoceano, altre pescando nella tradizione nostrana per tirare fuori certi guizzi nostalgici riformulati in atmosfere contemporanee, come è successo per l’itpop: un movimento che si nutre di anni ottanta per rendere attuali certe atmosfere mai dimenticate. E se, come abbiamo detto su queste pagine, Luca Carboni l’ha inventato ormai 35 anni fa, il cantautore bolognese ha attraversato i decenni con l’innegabile capacità di rinnovarsi e scendere in qualche modo a patti con la scena di oggi: e questo davvero non è da tutti, visto che tanti grandi si ritirano nelle loro torri d’avorio a celebrare il tempo che fu. Carboni è tornato con un disco, “Sputnik”, che coinvolge autori con poco più della metà dei suoi anni, col coraggio e la voglia di dire ci sono ancora senza per forza sottolineare l’esserci già stato, e con successo. Il pop ha segnato il suo percorso cantautorale con brani divenuti ormai classici, dalla vita che ti porta al mare al fisico bestiale, ricordando quel “sotto cento chili di cielo” che ancora oggi mi permette di sentire tutto il peso della mia adolescenza.

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E il pop continua a intrecciarsi con piacere col songwriting, con penne ironiche e abili nel descrivere un panorama anni ’10 che volge al termine portandosi dietro, e dentro, un sacco di perché e di ricordi, ma anche una incertissima visione del futuro, col presente sempre aggrappato a quel che manca: il giovanissimo Fulminacci, che ha da poco debuttato con “La vita veramente”, è l’esempio di una scrittura fresca e catchy che cerca di raccontare i vent’anni con uno sguardo originale, giocando con le parole e le cose che appartengono al quotidiano dei ragazzi. O ancora Clavdio, anche lui con un disco appena uscito, “Togliatti Boulevard”, dove il cantautore romano lascia in perfetto equilibrio gli spazi tra riflessione e ironia, e dove si affacciano sfumature sintetiche e commistioni di generi che si uniscono tutti, armonicamente, sotto la sua voce profonda.

Perché il pop può essere chitarra acustica ma anche synth, può essere band  o progetto solista ultraminimal, come può essere un atto di fede nella malinconia, quella sottile della domenica pomeriggio, quella della pioggia leggera e tu dietro ai vetri: un po’ com’è successo a Franco126, che dopo la fortunata esperienza con Carl Brave si è presentato da solo con  un disco che si muove a passi lenti in un universo molto personale. “Stanza singola” è in qualche modo la fotografia di una generazione, quella che non ha ancora perso del tutto ma che in fondo non ci tiene neppure così tanto a vincere, dove l’amore è sempre e soltanto qualcosa pronto a finire.

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Il pop sa fondersi col rap, come con Dutch Nazari, per creare una poetica urban e ultracontemporanea dove le parole sono lo specchio di un immaginario, e “Ce lo chiede l’Europa” ne è esempio lampante; sa farsi elettrico e ballabile con gli Egokid, che da quasi vent’anni si muovono abilmente in canzoni dal gusto denso di ricercatezza e savoir faire, tra movenze catchy e ballad, col peso specifico di chi sa come dosare bene gli elementi indispensabili per creare un album variegato ma omogeneo, come nel caso del loro ultimo “Disco Disagio”, perché quando hai personalità puoi permetterti variazioni sul tema senza perdere la rotta. Può giocare col folk e distrarsi scanzonato tra testi dove si incastrano rime e idee, come per gli Eugenio in Via di Gioia e il loro ultimo “Natura Viva”, con le chitarre sempre in prima linea ma senza disdegnare trovate differenti; può ancora farsi dreamy e intimo nelle visioni evocative dei Tersø, che in “Fuori dalla giungla” costruiscono orizzonti di elettronica da guardare mentre fa buio, o fantasiosamente tropicale e caldo come nei “Tristi Tropici” dei Canarie: i pensieri del primo pomeriggio durante la nostra lunga estate, i viaggi in giro e dentro di sé, i balli un po’ lenti come occasione per stringersi un’ultima volta.

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Si nasconde bene e sa come esplodere senza mostrarsi troppo, in una fusione di classico e ultracontemporaneo dove i generi davvero perdono ogni confine e si incrociano tra i palchi del MI AMI 2019: con i Coma Cose diventa un elemento dove costruire giochi di parole e di note, con Dola si trasforma di continuo, si muove veloce prestandosi a tutto, è la parte necessaria perché il resto funzioni. Perché il pop sa essere tutto ciò che ci serve, in totale libertà: ce l’ha insegnato anche Bugo con la sua lunga carriera fatta di assoluta mancanza di regole fisse e desiderio di distinguersi, sempre. E tra esperimenti, chitarrine, vampe disco o microcosmi elettronici, trova sempre la strada giusta per andare avanti e restare sull’onda, perché le vie del pop sono davvero infinite, e a noi piace così.

 

Segui il percorso Le vie del pop sono infinite al MI AMI 2019

Venerdì 24

- Dola Ore 18:10, Palco Jowae

- Fulminacci Ore 19:00, Palco Jowae

- Egokid Ore 19:30, Palco Tidal

- Dutch Nazari Ore 19:55, Palco Jowae

- Clavdio Ore 20:30, Palco Tidal

- Eugenio in Via di Gioia Ore 21:00, Palco Jowae

- Coma Cose Ore 21:40, Palco Tidal

- Franco126 Ore 23:40, Palco Jowae

 

Sabato 25

Tersø Ore 17:00, Palco Jowae

 

Domenica 26

Canarie Ore 17:45, Palco Jowae

- Bugo Ore 20:20, Palco Tidal

- Luca Carboni Ore 22:50, Palco Tidal

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L'articolo PERCORSI >>> Le vie del pop sono infinite di Redazione è apparso su Rockit.it il 2019-01-01 10:47:00

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