Robert Delirio Digital-core 2009 - Strumentale, Punk, Hardcore

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Dopo l'ultimo "California Republic" ci eravamo lasciati con una stretta di mano e l'aspettativa di vedere Delirio alle prese con un progetto un tantino più concreto e motivato, in risposta ad un lavoro, quello del 2008, voglioso come quei bambini che nella squadra di calcio del paese non giocano mai ma qualcosa di buono nei piedi ce l'hanno. E così "California Republic", che era stato uno strano concentrato di suoni punk sintetizzati, sparati su un tappeto tipicamente hardcore eppure demotivato nell'impatto. L'idea alla fine era stata questa: Delirio, membro fondatore degli Atrox, in testa doveva avere qualcosa di buono che la fretta della sperimentazione gli aveva fatto perdere di vista. E così un bel respiro ed un lavoro nuovo, migliore.

"Digital-CORE" si presenta come un gioco. La colonna sonora di un games anni 90. Di quelli che a vederli adesso non ti appassionano ma ti lasciano quell'alone di sincerità ed innocenza che ci staresti davanti per ore, anche solo a veder giocare il tuo amico (ché tu la consolle non te la potevi permettere).

La sensazione nuova rispetto al precedente lavoro è che Delirio abbia lavorato in modo molto più forzato. Un pizzico più maturo. Pezzi che ugualmente suoneranno strani a chi il punk lo intende come uno scontro fisico di strumenti, altro che una tastierina. Eppure i quindici brani proposti in questo nuovo disco confermano una motivazione, quanto meno la persistenza di un progetto. E soprattutto la sua personale interpretazione digitale del mondo punk trova questa volta un abito migliore.

Pezzi nuovi e pezzi ripescati dal precedente "California Republic", come "Made in China", rimessa a lucido sotto una veste assai più potente e decisa. Pezzi che suonano tra punk e polistirolo, tra la violenza di filosofia e la filosofia razionalista di un computer. Pezzi a volte fin troppo monolitici, strizzati da un metronomo che assicura drammaticamente una precisione nucleare che il punk probabilmente non merita.

Eppure il lavoro quadra, il progetto fila e merita ascolto: anche se tutto sembra difficilmente digeribile dalla tradizione ma merita l'applauso della coerenza; anche se Delirio continua a tirarsi addosso probabilmente più diffidenti che discepoli, quando il punk diventa una bomboniera, il musicista un ingegnere informatico e noi a pogare in cameretta stretti tra le mura di questi anni duemila.

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La recensione Digital-core di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2009-06-18 00:00:00

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