Joujoux d'antan MiVoglioBeneComeUnFiglio 2009 -

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Canti dell'innocenza perduta. Una danza sinistra di fantasmi, di re e principesse assassinati intorno alle spoglie del loro banchetto nuziale. In "MiVoglioBeneComeUnFiglio" la crudeltà ha un cuore umano e la sua gola è famelica. I Joujoux D'Antan portano in dono dalle brume del lago di Garda, melodie in stato d'emergenza, che ricercano con ingegno musicale un impianto stilistico ibrido, attraverso il quale si cimentano liberamente, disarcionando barriere di genere, di luogo, di identità. Con perizia compositiva disegnano un plot sonoro, fatto di carneficine emotive: un sibilo di parole dal racconto vocale androgeno, di matrice primigenia, distese su un letto folk fatto di tremori neri, intensissimi minuti di persistenza armonica impiantata su una distorsione di fondo che creano vortici emotivamente dilanianti, venature oscure e decadenti. Maschere di bestie che nascondono il volto umano, sinfonie musicali increspate da linee bianche, che si stagliano su uno sfondo sonoro ricco di gotici presagi. Il fervore allucinato negli arrangiamenti, la sperimentazione ritmica, strati di chitarre instabili e tremolanti, ritornelli squarciati dall'elettronica: i Joujoux D'Antan confezionano la loro camera musicale con interventi sinistri, deliri d'amore, visioni oniriche che spezzano legami alla veglia. La sensibilità tormentata di Marco Tonincelli e la padronanza orchestrale di Pietro Leali scandiscono il tempo dei nuovi Joujoux (abili strumentisti, dalle doti preziose), del mellotron di Yuka Honda e si nutrono finalmente delle intuizioni di Sean Lennon, presenza che non sovrasta più il percorso della formazione bresciana ma arricchisce un suono dichiaratamente fiero e robusto; conferendo allo stesso tempo il giusto ritmo alle preziose voci musicali che disseminano petali di "musica leggera" nel canovaccio sperimentale: Alessandro "Asso" Stefana, Zeno De Rossi, Giorgia Poli, Sara Mazo, Nicola Manzan. Che Dio ci scampi dalla povertà della visione: la forza immaginifica dei versi di William Blake è lo stesso filo suggestivo del carme malinconico di questi "giocattoli del passato". Una creatura musicale anomala che plasma la sua forma nel tormento, consapevole però che la ricerca dell'auto-preservazione, non sia nient'altro se non il riparo dalla sua immagine riflessa.

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La recensione MiVoglioBeneComeUnFiglio di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2009-11-09 00:00:00

COMMENTI (1)

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  • leoge9se 15 anni fa Rispondi

    sono decisamente particolari. dopo il tour di sean nn sono ancora riuscito a vederli dal vivo. sono decisamente curioso