Egg Ebb God Bless Us 2001 - Punk

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Vengono da Vasto i tre Egg Ebb e sono sicuramente tra coloro che in questi giorni piangono la scomparsa di Joey Ramone, leader dei Ramones, band di punta della storica scena punk newyorkese dei tardi Settanta. Al pop punk dei “fratelli” Ramone sembra infatti ispirarsi il gruppo chietino più che alla nuova scena americana che, in questi ultimi anni, dopo l’esplosione di Green Day prima e Offspring poi, ha definitivamente colonizzato le classifiche, i network e le tv più commerciali, anche se in una forma sempre più edulcorata e lontanissima dall’originale filosofia del “no future”, come dimostra il successo del “punk per bambini” dei Blink 182. Restando fedeli al lato più genuino e meno compromesso del genere, gli Egg Ebb dimostrano, con le venti tracce del cd, alcune delle quali brevissime, di saper comporre e suonare pezzi aggressivi e melodici allo stesso tempo, destinati probabilmente a rendere al meglio nelle situazioni live. Va infatti segnalato che a mio parere la qualità della registrazione penalizza un po’ il tutto, soprattutto perché la batteria sovrasta leggermente basso e chitarre, e inoltre avrebbe giovato una maggior cura nell’editing della voce, che, grezza, incisiva e un po’ nasale, si adatta perfettamente alla cavalcata distorta delle chitarre, ma a lungo andare può risultare stancante. Potrebbero aiutare a conferire più originalità e dinamica anche i cori, che in alcuni episodi, ad esempio nel brano “21”, danno un ottimo contributo, ma nel complesso restano poco utilizzati e a un volume insufficiente. Tutto ciò fa si che il cd rischi di cadere in una certa monotonia soprattutto verso la fine, anche se va ricordata la sostanziale “ortodossia” del genere punk, che difficilmente punta sulla varietà dei pezzi e delle atmosfere privilegiando nel suo approccio l’urgenza e l’energia.

Gli Egg Ebb hanno comunque il merito di trovare alcune soluzioni che si distinguono per originalità (come in “Favourite girl” o nei passaggi strumentali di “Egg man” e “Lazy bum”) e di portare avanti un discorso musicale che evidentemente è il più consono alla loro rabbia e alla loro mordace vena sarcastica, come dimostrano i testi di “Urbino Sucks”, "Take my way" e “Cellular Man”. In chiusura poi i ragazzi rendono un doveroso tributo ai loro padri spirituali: la ghost track è infatti “Do you wanna dance?” un brano inciso per la prima volta dai Beach Boys ma riproposto dai Ramones nel loro album “Rocket to Russia” del 1977.

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La recensione God Bless Us di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2001-05-11 00:00:00

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