The R's De Fauna et Flora 2010 - Pop

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Che il pop migliore d'Italia venga da Brescia, è un dato di fatto che bisogna accettare a mani basse, è la sorpresa dell'ultimo minuto che proprio non ti aspettavi e invece sì, è lì e ti guarda sorridente. I Record's sono la perla più luccicante di un collier di artisti di quell'angolo d'Italia (Le man avec les lunettes, Annie Hall e i newcomers Jules Not Jude - tra gli altri) per i quali è inevitabile tracciare un immaginario trait d'union beatlesiano declinato in salsa Italy, attentissimo alla melodia e dedito a progressioni armoniche che guardano indietro a quando i nostri genitori se ne andavano sulle vespe a limonare felici. In questo "De Flora Et Fauna" però, c'è molto altro di più, e suonato molto molto meglio. Abbandonate (almeno in parte) le atmosfere prettamente british che addosso agli italiani stanno bene come un loden su un egiziano, i Record's spostano il tutto parecchi gradi più a sud, abbondando di ritmiche in levare e costruendo muri di percussioni calde, rumori da spiaggia e saltellanti influenze caraibiche mescolate al pop con grazia e gusto, giusto la quantità esatta per muovere un po' più il culo sul dancefloor, cosa che infine sembra il definitivo trend degli ultimi anni (citare i Vampire Weekend è d'obbligo, ma anche i nuovi TARM con il loro reggae metropolitano sembrano confermare la direzione). Anche quando le coordinate rimangono su strade già ampiamente battute però, i risultati sono a dir poco ottimi: dai midtempo sbarazzini come "Easy Way Out" (che continua sull'onda lunga dell'irresistibile "Clouds Are Moving", del disco precedente) al pop da manuale di "We All Need To Be Alone" (con coretti di serie inclusi) fino alle eccellenti ballate ("Panama Hat" è la canzone che tutti vorremmo sentire appena svegli, e quell'assolo di tromba è una mattina d'estate soffiata su quattro note che strappa inchini e applausi). I Record's hanno messo in fila una raccolta di canzoni che fanno venire voglia di prendere e uscire fuori, che mettono addosso quella sfrontatezza che ci si concede quando arriva la primavera, e che - in breve - fanno star bene. Masterizzato da Jon Astley (The Who, Rolling Stones, Peter Gabriel), questo disco è ricoperto da una glassa di arrangiamenti ricchi ma sempre misurati (per la prossima volta però si consigliano dosi più massicce di archi!), scelte melodiche azzeccate e contagiose, e anche un po' di sano rock 'n' roll. In definitiva, un disco da amare smodatamente.

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La recensione De Fauna et Flora di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2010-03-01 00:00:00

COMMENTI (62)

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  • nachofever 13 anni fa Rispondi

    Ecccccoooooli!!! Cavolo! Mi ero dimenticato di loro! Felicissimo di averli ritrovati!

    Che forza!

  • damarama 14 anni fa Rispondi

    Gran bell'album! Una delle rivelazioni italiane dell'anno! (almeno per me)

  • francescapiazza 14 anni fa Rispondi

    ...me too



    pienamente d'accordo.
    ci sono forti tendenze masochiste nel mercato musicale italiano, specialmente quello indie.

    fingers up 2 The Record's. e questo album fa proprio route 66.

  • telesterion 14 anni fa Rispondi

    beh, non ti sei offeso per il bugiardo ... e questo l'apprezzo ...
    :]:]:]

  • ilbuffonedicorte 14 anni fa Rispondi

    Questo Disco riuscirebbe a scaldare anche la più grigia e tempestosa giornata Milanese.

  • faustiko 14 anni fa Rispondi

    I CORAL?!?! Dai, i Coral sono di un altro pianeta...

  • utente0 14 anni fa Rispondi

    Bravissimi... in qualche sonorità mi ricordano i Coral di Magic& Medicine... che è un gran complimento a mio giudizio!

  • iosonoqualcunomanontelodico 14 anni fa Rispondi

    Grazie, per l'ignorante, detto da un cretino come te solo capace di offendere è un complimento!

  • indiegesto 14 anni fa Rispondi

    continuo a non essere d'accordo, forse come sempre, l'ascolto di un disco dipende da un sacco di fattori. Il confronto con gli Empty Frames, mi sembra un po' troppo (sono andato ad ascoltare dei loro brani, non li conoscevo neanche).

    Quello che mi preme sottolineare da frequentatore di concerti/festival e da compratore di dischi (sono uno dei pochi rimasti) è che in Italia siamo sempre noi per primi a tirarci la zappa sui piedi. Ci piace crogiolarci nella ricerca della band strasconosciuta e la premiamo (perchè magari siamo gli unici a conoscerla, e questo fa molto "indie") piuttosto che dare il giusto valore ad una band che cresce. I Record's live mi avevano sconvolto dato che ero andato a vederli dopo aver ascoltato il loro primo lp (che non mi aveva soddisfatto). Il classico concerto che ti ricordi, la classica band che ti piace non perchè sia strana ma perchè non sfigurerebbe anche fuori dai confini, sanno suonare e sanno scrivere.
    Va beh, questo per dire che sarebbe giusto che si riconoscesse la qualità e si evitassero confronti difficili con band che devono ancora dimostrare il loro valore...
    Qui da noi c'è sempre bisogno di aspettare il terzo disco per consacrare le band, cosa sarebbe successo ai vari: Franz Ferdinand, Arctic Monkeys, Bloc Party, Blur, The Pains Of Being Pure At Heart, Girls, Vivian Girls, Grizzly Bear, Vampire Weekend...........?

    Quindi bravo/a Rockit ad aver premiato un disco come questo, per me unico nel genere.

  • grindingshit 14 anni fa Rispondi

    Gli Empty Frames piacciono anche a me... Continuo però a pensare fermamente che questo album dei RECORD'S sia un capolavoro... e se tu non lo riconosci peggio per te...
    A me sta dando tanto in questi giorni... si vede che avevo proprio bisogno di sentire roba così, chennesò! Però mi è davvero capitato raramente di scivolare in tal maniera in un disco... Appena li incontrerò dovrò abbracciarli!