Claudio Lay Demo 2010 -

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Claudio Lay ha la timbrica di David Sylvian, ma non si trucca e non ha neppure il ciuffo anni '80. Ha la chitarra sottobraccio, l'ispirazione tipica di chi passeggia su tappeti di foglie gialle e si tiene in equilibrio con uno sfavillante arrangiamento pop.

"Diocene" dall'atmosfera scanzonata, in apertura, è in dissonanza col messaggio lancinante (?) di un amore che "lentamente scivola via". L'amore - L'amour, bon Dieu, l'amour! - torna subito nel brano successivo "Le famiglie" dove Mr. Lay fischietta una verità indissolubile: "che non si chiami amore ciò che costa troppo o troppo poco".

In "Venuto" spunta all'improvviso un sound da disco-dance anni '70 e l'umorismo dell'autore esplode sull'onda del doppio senso: "perché io non sono venuto, chissà cosa avete capito". Ci saluta con "Il grunge non tornerà", manifesto di una generazione che non c'è più: "com'è difficile dare un ordine preciso a queste immagini, cosa è successo nel frattempo, cosa mi fa sentire vuoto?".

Un nostalgico violino scava nella memoria del tempo andato, trovando un'angolazione di ricordi cara ad ognuno. A guidare il viaggio è Mr. Lay, nuovo cantautore di vecchie storie. Lo lasciamo a guardare il tramonto, in attesa che racconti dell'alba.

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La recensione Demo di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-09-13 00:00:00

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