Roberto Durkovic e i fantasisti del metrò Strade aperte 2010 -

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Non è facile spiegare a parole che cosa sia un incontro nella sua essenza, perché il rischio è quello di finire per incastrarsi nei luoghi comuni e nelle immagini di un repertorio ormai desueto. Molto meglio cercare di esprimerlo attraverso la musica, magari evitando cliché legati a magia e mistero, preferendo lasciar parlare semplicemente la normalità, perché in fondo incontrare e incontrarsi è cosa quotidiana. Così il matrimonio multietnico che si consuma qui brano dopo brano, nota dopo nota, quasi diventa il perfetto e immediato correlativo oggettivo di questo atto.

Pur essendo italiano di nascita, Roberto Durkovic tradisce (per fortuna) le sue origini praghesi e le sonorità dell'Europa orientale - poi non così lontana - vengono fuori, quasi a portare alla luce la rivincita di una terra ancora poco conosciuta, ma ricca di suoni. Il viaggio nelle tradizioni balcaniche di "Mala strana" si intreccia con il mondo rom in "Strade aperte" e approda in "La badante", titolo emblematico che con un'ironia insolita mette a tacere i malpensanti.

Troppo facile parlare solo di musica popolare, qui c'è tutto un mondo da scoprire. Dieci brani inediti a testimoniare i non confini della musica, che può unire non solo i gusti, ma anche le genti. La paura dello sconosciuto lascia così posto al fascino dello straniero. Ora in musica, poi chissà.

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La recensione Strade aperte di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-05-03 00:00:00

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