Francesco-C Standard 2002 - Punk, Pop, Elettronica

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Non credo si sia mai verificato un caso come quello di Francesco-C in Italia, perlomeno negli ultimi anni. Da perfetto sconosciuto che era fino a pochi mesi fa si è ritrovato improvvisamente con i riflettori puntati, ancor prima di pubblicare il primo disco, portato in braccio dall’oscurità alla luce con il contributo di Roberto Vernetti (maestro del panorama pop italiano), del programma televisivo 'Super' e dell’ormai immancabile Mescal, l’etichetta discografica indipendente che più è riuscita a lanciare verso il grande pubblico gruppi italiani.

Altra cosa curiosa è la provenienza geografica di Francesco-C, quella fredda Aosta che in rarissimi casi ha lanciato artisti a livello nazionale. Dopo il singolo “Contatti/Stai contento”, uscito a maggio, a pochi mesi di distanza arriva questo “Standard”, che non contiene i due brani del singolo e che anzi si discosta molto da quei lavori: è un album che rappresenta un fulmine a ciel sereno se messo nel mare della discografia di larga distribuzione, una bomba, una piacevole novità. Messo nel più vasto mondo indipendente e 'di base' rientra invece nei canoni normali, in ciò che fanno ed hanno fatto molti altri gruppi. Nel disco d’esordio del ragazzo valdostano c’è un punk elettronico che segue le filastrokke composte personalmente e alle prese con il suo modo di vedere il mondo che lo circonda e che per forza è diverso da lui, dalle sue idee, dal suo look. A proposito del look, non riesco ancora a capire se sia un modo di essere naturale o se la cosa sia stata appositamente studiata per avvicinarsi ad alcuni personaggi di chiaro riferimento in ambito musicale quali Trent Reznor e Marilyn Manson. E’ comunque una ricercatezza, una voglia di puntare al bersaglio senza inutili deviazioni, un’immagine forte e d’impatto, che lascia il segno.

Come la musica, decisa, sporca, distorta quando tocca il punk puro, pulita e lineare in alcuni casi grazie ai determinanti innesti elettronici. Look e musica seguono la stessa linea della voce, morbida in rari casi, più spesso ruvida, graffiante, a volte irritante, volutamente irritante. Chiaro esempio è la song d’apertura “Amore a corrente alternata”, seguita a ruota da una “Ho bisogno” che scimmiotta il punk elettronico dei Generation X ed in secondo luogo quello dei Sigue Sigue Sputnik. “Anna” è l’episodio che più mi convince, con quel suo alternare funk e punk, con ritornello azzeccato, ricco di energia e che si stampa dritto nel cervello al primo ascolto. Troppo poco originale “Se non avessi fretta”, con un intro strettamente imparentato con lo stile del primo Samuele Bersani - e dell’attuale Tricarico -ed un ritornello carino ed allegro, ad alto tasso commerciale. Stacco di puro punk con le consecutive “Per il mio divertimento”, “Losaiononlosai” e “Standard”, che ripescano dalle origini e dai primi amori di Francesco e soci.

Se volete sapere come interpreterebbe una canzone romantica questo giovane, ascoltatevi “Dentro ai numeri”, dalla voce sussurrata, con un’anima robotica, fredda, distante e distorta, un amore da punk moderno, se vogliamo. L’album si chiude con un evidente calo d’ispirazione: l’hard-rock elettronico alla Rammstein di “Vibroalterazioni”, il pensiero sulle canzoni di successo di “Kanzone kommerciale” e la sterilità di “Sulla luna”.

Vista nel complesso questa opera prima di Francesco-C può considerarsi positiva ma non completamente convincente, per i suoi tratti qua e la alquanto leggerini. Un giudizio a metà perché così sembrano gli intenti del progetto, indeciso tra il grande pubblico e quello di nicchia, una direzione che potrà rivelarsi errata o azzeccata proprio per questa “via di mezzo”. Si mescolano bene, nel calderone, i Punkow (chi se li ricorda, questi toscani d’esportazione degli anni Ottanta?) ed i CCCP, filtrati da una impronta maggiormente orecchiabile e perfezionata da un look e da slogan chiari e che non lasciano spazio a mezze misure.

Lo attendiamo ora per la prova on-stage con il tour del disco e poi con un nuovo lavoro che ci rivelerà se dietro questo disco ben studiato possa uscire fuori una nuova e convincente idea del rock-pop italiano…

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La recensione Standard di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2002-01-03 00:00:00

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