Tony L. Infinite soul 2002 - Pop, Elettronica, Alternativo

Infinite soul precedente precedente

Tony L., sinonimo dietro il quale si nasconde Antonio Lombardo, correggionale del sottoscritto e una delle prime sorprese del 2002 in fatto di demo. Consegnatomi infatti brevi manu il dischetto, inserisco lo stesso nel lettore aspettandomi un guazzabuglio di suoni, scomposti e disordinati, che la media delle autoproduzioni ricevute mi obbliga a considerare come ‘standard’!

E invece no: Tony L. ha classe, al punto che in un delirio di bontà lo si potrebbe definire il ‘Moby italiano’. Troppo ribatterete voi, e in effetti qui lo dico e qui lo nego, perché il Nostro è ancora acerbo e i mezzi a disposizione - stiamo parlando di un cd homemade in tutto e per tutto - di certo non gli consentono di realizzare un prodotto all’altezza delle sue potenzialità. Ma lasciatemi pensare che sarebbe in grado di fare cose mirabolanti se avesse gli strumenti di gente come Fatboy Slim o Chemical Brothers, tanto per dirne due.

Stiamo quindi parlando di un ‘assemblatore’ che col suo pc e i tanti programmi sul mercato che ti consentono di registrare la sua musica, mette in fila 14 tracce che a tratti, vi garantisco, spiazzano per il risultato! La cosa che funziona qui, a volte sorprendetemente, sono gli ‘incastri’, la scelta di adottare certi suoni e certi effetti per ottenere determinate atmosfere. Prendete ad esempio “Night beat”, traccia che col suo beat e le sue sintetiche trombe disegna in effetti algidi paesaggi notturni (i Royksopp?), oppure “Sunshine”, funkettona nell’incedere - quasi a ricordare gli esperimenti di Lenny Kravitz ai tempi di “5” - ma electro nella sua evoluzione. O ancora “Right now, right here”, non solo titolo-parafrasi di un pezzo di Norman Cook, ma anche brano che mischia dance con, com’è d’uopo, una caldissima voce femminile. Oppure “Load my gun”, ibrido tra primi New Order, Nine Inch Nails e, soprattutto, i Butthole Surfers (ma i riferimenti potrebbero essere svariati), o più avanti “Premonition”, che altrimenti potrebbe essere una session tra i Fratelli Chimici e i Volwo, entrambi costretti a jammare su una base di break-beat (giuro!!!!).

Ovviamente non mancano i riferimenti al funky e all’hip-hop, e più in generale a tutta la musica ‘black’, suo grande amore qui tributato in “Money honey” (ovvero se LL Cool J riuscisse ancora ad assestare qualche gancio!), “Mad playa” (più vicina all’errenbì), “That’s how we gonna put it down” (un omaggio a Grandmaster Flash), e più in generale attitudine che permea l’intero lavoro.

Rimane il fatto che l’ora abbondante di ascolto trascorre quasi sempre molto piacevolmente, non foss’altro che il Nostro in alcune occasioni si dilunga con esperimenti ambient/chill-out (“Behind the mirror”, ad esempio, è ai confini con la new-age) e troppo spesso ove sarebbe necessario un riassunto, preferisce svolgere un tema sull’argomento, finendo così per appesantire l’ascolto.

Di fatto, però, il cd rimane pezzo pregiato, soprattutto se prendiamo come metro di valutazione le centinaia di demo che affollano scrivanie di redazioni e discografici. Il consiglio, da parte nostra, è di concentrarsi sugli episodi più elettronici del lotto, andando magari a saccheggiare fin d’ora qualcosa di simile dalla sua discografia casalinga, che a dir suo conta 21 (!!!) raccolte.

Se tutto va bene, ne sentiremo parlare ancora… e tanto!

---
La recensione Infinite soul di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2002-05-24 00:00:00

COMMENTI

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia