little boy lost SIM 2012 - Stoner, Rock, Punk rock

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Stoner da sabbia deturpata: welcome back camicie a quadrettoni!

Urla dalla provincia, soffocate, con la voglia di tirar pugni su chitarra e batteria, far sudare gli ampli e far grondare le pelli. Sollevano sabbia, come da stereotipo stoner rock, ma non si fermano a questo. Cambi tempo, potenti giri di batteria, ripetizioni per far entrare nel cervello il riff come una lama. Una ricerca sonica nel coprire l’intero spettro sonoro con violenza. I Little boy lost riescono (quasi) a tenerci per quaranta minuti schiacciati nella stessa posizione dopo il primo play.

Un gusto misto tra la sassata e l’onirico, tra la fuga e il pugno duro della distorsione. E per cercar di tirar fuori quello che le note non riescono ad esprimere appieno, ecco una voce graffiata che pure riesce a sprofondare agilmente. Brani come "Re Cecconi", "Legato Bluesummer" ed anche l’opener "El Vermonts" picchiano veramente duro.Un po’ dissonante rispetto a questa visione la ballad "Lovers’ Eyes" che spinge la barra della nave grunge verso le aperture più melense dei Pearl Jam. A volte la pronuncia non è proprio precisissima ed è un peccato perché la voce è un elemento che permetterebbe a questo progetto di spiccare tra altri simili. Premetto: per goderselo appieno magari bisogna esser appassionati del genere, magari, aver qualche camicia a quadri nell’armadio, per esempio, qualche playlist farcita di Melvins ("Houdini" e anche "Stoner Witch" schiaffati dentro senza esitazioni) poi Mudhoney, Kyuss, Motorhead, Black Sabbath, e grunge vario original. A volte basterebbe anche una maglietta dei Nirvana con i segni di sudore, ma da quando serpeggia un certo revivalismo hipster sui nineties è meglio lasciarla nel cassetto. Anche non essendo appassionati del genere, il progetto è ben suonato, strutturato organicamente, registrato con dovizia e l’atmosfera generale è comunque ben esplicitata permettendo quindi di entrarci dentro senza troppe chiavi interpretative.

La sabbia i ragazzi l’hanno alzata, ora stringete i bottoni della camicia e camminateci dentro.

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La recensione SIM di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-04-15 00:00:00

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