Modena City Ramblers Radio rebelde 2002 - Rock, Folk, Etnico

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Avrei tanto voluto evitare di parlare di questo disco, per il semplice fatto che conosco i Modena City Ramblers fin dagli esordi e dopo il penultimo “Fuori campo” penso sia fuor di dubbio che per loro sia iniziato un veloce e inesorabile declino.

Credevo (anzi, speravo) che quest’ultimo parto, il quinto escludendo il live, ce li riconsegnasse risanati da qualsiasi manuchaite (perdonate la brutta parola, ma è l’unica che rende…) che avevano invece fatto palesare negli show che precedevano l’ingresso in studio. E invece, come da logica, le session di registrazione svoltesi presso lo “Spash” di Napoli hanno confermato tutte le ‘paure’, aggiungedone delle nuove se possibile.

“Radio rebelde”, infatti, non è solo un disco scontato nei suoni - o meglio: con questi suoni! -, ma è anche pieno zeppo di retorica. Ok, i M.C.R. hanno sempre corso questo rischio, perché i messaggi politici sono sempre stati una delle loro prerogative; ma stavolta no, non è accettabile che scrivano canzoni retoriche come “La legge giusta”, una filastrocca che mischia i fatti del G8 con le ingiustizie del capitalismo, o “Primo potere”, con un ritornello che più scontato non si può. Tempo fa eventi del genere sarebbero stati affrontati e raccontati in modo diverso, proprio evitando la retorica, mentre oggi la sensazione è che certe canzoni siano, per la formazione emiliana, un obbligo da assolvere, sempre e comunque.

Insomma, qui sembra che l’importante sia ripetere (riciclare?) il cliché, piuttosto che pensare a irrobustire e dare nuova linfa alla formula, a (ri)caricarla di nuovi significati… significanti!

Ovviamente dispiace scrivere parole così dure, ma i sette - orfani del fisarmonicista Alberto Cottica (adesso mente del progetto Fiamma Fiumana) e del chitarrista Giovanni Rubbiani (motore dei Caravane De Ville), evidentemente pedine fondamentali dell’organico - non ci sembrano minimamente in grado di risalire la china.

A questo punto ci auguriamo solo che un giorno la band possa rinsavire e ritrovare l’ispirazione primitiva; per adesso, però, possiamo solo constatare che “Radio rebelde” è, dal punto di vista artistico, un passo falso. Senza mezzi termini.

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La recensione Radio rebelde di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2002-06-13 00:00:00

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