"Turn" è fatto per piacere, non per essere amato: trascurabile e a tratti noioso
Li avevamo segnalati ormai tre anni fa come “gruppo da tenere d'occhio”. Al varco del primo LP, mi prendo la responsabilità di dire che anche Rockit si sbaglia. Gli Your Shine firmano un disco poco convincente, decisamente piatto, francamente anonimo. I brani si assomigliano tutti irrimediabilmente, tanto che a non guardare il player che scorre, potrebbe sembrare di ascoltare sempre la stessa canzone.
L'area d'appartenenza è un pop-rock più pop che rock, che tenta di colpire con la melodia di facile presa, su arrangiamenti meno che elementari: basti ascoltare la ballad (“Safe”), piazzata strategicamente (guarda un po'!) a metà disco, un concentrato di vocalità strappalacrime con le chitarre acustiche in primo piano: effetto falò assicurato.
Il bilinguismo, inoltre, mette in luce la scarsa capacità di scrivere dei testi che siano almeno appena sopra la media (vedi “Vertigine”). Alcuni episodi potrebbero risultare simpatici, come il punk-rock di “Invisible”, ma niente oltre il carino, come il brano che se passasse alla radio non cambieresti stazione inorridito. Nel complesso “Turn” è trascurabile, poco interessante e a tratti anche noioso.
In cosa hanno sbagliato gli Your Shine? Hanno sbagliato nel voler mettere insieme una serie di cliché di genere, affidandosi a un disco che potesse far proseliti tra varie fasce di ascoltatori, cercando di accontentare un po' tutti (come quando si induriscono in “S.A.B.”), dai consumatori di rock generalista agli amanti del post-grunge, passando per una pretesa radiofonica.
Questa ricetta, per niente nuova e neanche funzionante, restituisce solo un disco di maniera, che sembra studiato per piacere, ma non per essere amato, in cui non c'è il cuore ma solo il cervello. Aspettiamo un prossimo passo, magari si riprendono e tornano ad essere quella band su cui speravamo di poter puntare.
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La recensione Turn di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-11-24 00:00:00
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