Giuliano Lucarini Dagli e dagli... 2012 - Cantautoriale, Rock, Ritmi

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Roma capitale del Brasile. Come si conviene a un tempo, forse non troppo lontano, in cui i confini salteranno come tappi. In attesa, un po’ di caciara organizzata firmata Giuliano Lucarini.

Anche per buttarla in caciara oramai sono richiesti requisiti stringenti. L’archetipo degli anni ’70, riverberatosi sino ai giorni nostri con la cultura dei bonghisti intellettuali e degli sloganisti pelosi, anticapitalisti e difensori della classe lavoratrice, che tanto fa lacrimare l’artista impegnato contro il sistema (il tutto in culo alla qualità, ovvio) non attacca più. E' questo secolo veloce a imporcelo: la caciara ha bisogno di organizzazione e professionalità e soprattutto di bellezza.

Chissà se i pensieri di Giuliano Lucarini, prima di incidere “Dagli e dagli”, abbiano mai intersecato questi ragionamenti (parola grossa). Di certo la sua musica, un misto di “parapaonzi”, etnico, estemporanee digressioni tra rock e jazz, virati in mezzo a percussioni potentissime e una voce limpida e forte, è stata scritta apposta per saltare, pogare, ballare senza pensarci troppo, al di là di eventuali messaggi da lanciare al mondo. Verrebbe da dire che le 15 tracce presenti nel cd del percussionista romano innamorato del Brasile non sono canzoni vere e proprie: non è così, troppe le sue velleità pop, e poi la chitarra elettrica grattugia che è un piacere, ma tale paradosso è utile per tentare di spiegare che certe cose ricordano più che altro i cori da stadio o l’epoca d’oro degli stornellatori “amici sua” (la citazione dedicata a Gioachino Belli in “Per la gente che non c’è più” non suona per nulla casuale). E che altre si potevano anche evitare (si riesce a vivere anche senza il solito tributo alla onnipresente taranta, è stato dimostrato scientificamente).

Tutto questo può rappresentare un limite? Sì,  per chi dall’underground italiano cerca la novità (o la scopiazzatura della novità) a tutti i costi. Poi, per chi resta, basta inserire nel lettore il cd e sparare a tutto volume “Caracca” o “Mò se magna”. E poi zompettare su e giù senza stancarsi. Come sta facendo mio figlio da qualche giorno a questa parte.

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La recensione Dagli e dagli... di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-11-22 00:00:00

COMMENTI (4)

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  • nicolacas 12 anni fa Rispondi

    la mia generazione ha perso

    buon lavoro
    ciao ciao!

  • giuseppecatani 12 anni fa Rispondi

    questa recensione è stata scritta da uno che ha quasi tutti i dischi (conservati gelosamente e mai con la polvere sopra) di lolli, manfredi, guccini, gaber e via cantautarando, che ha passato la sua adolescenza in una piccola ma cattiva radio extraparlamentare secondo i cui vertici chi ascoltava la dance era un fascista. il mio amore per la musica di protesta è contnuata anche in età "adulta", frequentando centri sociali e club di arcitutto e arciniente, ancorandomi alle nuove leve della cosiddetta canzone di protesta, diversa dalla precedente, anche dal punto di vista delle liriche. quindi figurati che terrore possa mettermi l'impegno tradotto in canzone! voglio rassicurarti: quell'incipit è un incipit cazzaro che secondo me, (quindi opinione personale e quindi non condivisibile per forza) si sposava meglio con la proposta scanzonata del disco (lucarini, non prenderla come offesa!, per carità). poi non mi sembra di aver esagerato con il concetto: se guardi bene l'incipit occupa all'incirca un quarto della recensione, per il resto si parla di musica. e comunque, per finire, io la penso come guccini: "non ho mai detto che a canzoni si fan rivoluzioni". ciò non toglie che le canzoni di protesta siano e rimangano una parte importante, direi fondamentale, della mia formazione musicale. ciao e grazie per l'interbento.

  • nicolacas 12 anni fa Rispondi

    la rivoluzione dico...

  • nicolacas 12 anni fa Rispondi

    Caro Giuseppecatani, capisco che la sola ombra lontana dell'impegno e dei contenuti nella musica ormai terrorizza, e che fa tanto moda sentirsi sbarazzini e liberi da vecchi slogan e da vecchie paranoie.
    Desolante come situazione, ma non possiamo remare contro la modernità.
    Ma non esasperare così tanto il concetto, perchè sembra che ti interessi più accanirti contro uno stereotipo che vuoi definire vecchio più che recensire un disco.

    Tu ascolta la musica che ti piace, tanto nessuno si aspetta da te la rivoluzione.
    Che ci vuole...ci vuole? Ci vuole si? O non ci vuole?