Mas-Nada Tarabbukki e vinu 2001 - Rock, Noise, Alternativo

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Avrebbero meritato un altro trattamento i siciliani Mas-Nada, ma la mole di quantià che giunge quotidianamente sulla scrivania del sottoscritto è diventato ormani un problema la cui soluzione è ben lungi dall’essere vicina.

Tuttavia, il loro “Tarabbukki e vinu” è sempre rimasto in cima alla pila, oltre che essere uno degli ascolti più frequenti durante tutto quest’anno; peccato, quindi, che la recensione giunga solo ora, ma altrimenti non si poteva proprio fare.

D’altronde se la buona musica non ha ‘date di scadenza’, la recensione di quest’album prescinde dalla sua collocazione temporale, soprattutto se la musica che il quintetto propone mischia le radici (il passato) con il rock più viscerale (il presente?), dando quindi vita ad una interessantissima contaminazione che un Peter Gabriel oltremodo coraggioso potrebbe annoverare nel catalogo della Real World.

Quindi chitarre - tante! - e alcune spezie dal sapore mediterraneo (non so, certi Litfiba all’epoca di “Desaparecido” e “17 Re”…), frullate spesso con l’impeto del punk; ed ecco servita la ricetta dei ‘picciotti’, che tra l’altro godono della supervisione artistica di Agostino “Uzeda” Tillotta, musicista che ha il pregio di rendere il suono distante dei canoni della (solita) musica popolare per avvicinarlo a certe soluzioni di chiaro stampo noise.

Insomma, il primo risultato che la formazione consegue è di esser riuscita a realizzare un’opera che pesca sì dalle radici, ma dalle quali rifugge gli schemi classici in cui molti progetti, invece, preferiscono ‘marciare’; non si spiegherebbe altrimenti la serie di brani mozzafiato come “Frizzer”, “Ciélu a rrighi”, “Filuvéspere”, che ben sintetizzano il concetto espresso dal sottoscritto qualche riga sopra.

Certo, i Mas-Nada sanno scrivere anche ‘canzoni’: “Uì uì”, “Vientu”, “Ciantu r’amuri”, tutti episodi in cui la tensione verso certe sonorità tradizionali viene mediata dalla ricerca di una form(ul)a musicale comunemente intesa, senza per questo risultare pacchiani o ruffiani.

C’è insomma tanto da scoprire in “Tarabbukki e vinu”, e l’unico rammarico è di esser riuscito a scriverlo solo ora. Ma, se avete voglia, c’è tutto il tempo per recuperare…

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La recensione Tarabbukki e vinu di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2002-08-05 00:00:00

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