Madmonk Record shop lads 2012 - Elettronica

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Quando avevo 20 anni ero goffa, confusa, ma avevo ragione. Un gruppo che deve semplicemente crescere.

A me i Madmonk fanno venire in mente quando avevo 20 anni, ero appena arrivata a Milano, frequentavo il primo anno di IED e il mercoledì sera andavo a ballare ai Magazzini Generali, perché si entrava gratis. E siccome ogni volta che li ascolto ho questa sensazione fortissima, ho deciso che per parlare di questo EP descriverò esattamente quella situazione.

Io ero una ragazza confusa e ancora abbastanza goffa, vestivo e parlavo in modo alquanto provinciale (uscendo un attimo dal parallelismo, anche adesso il mio accento non scherza) e non avevo la più pallida idea di cosa volessi diventare da grande, anche se stavo già studiando per diventarlo. O meglio, forse ne avevo una vaga percezione, ma non avrei mai saputo verbalizzarla. Nel lettore MP3 avevo Subsonica ("Latito") e Bluvertigo ("La Delorean di Elton Novara"). Inoltre avevo appena scoperto i Bloody Beetrots ("Record Shop Lads") e volevo che tutti lo sapessero. Calcando un po' la metafora, si può dire che questa nozione fosse al primo posto della mia tracklist di presentazioni. Il dancefloor era il momento della verità: tutto girava intorno all'attimo in cui si metteva i piedi sulla pista, possibilmente dopo essere entrati gratis in un posto ad alto tasso di zarri (dove però dopo un paio di vodka lemon ci si divertiva lo stesso).

Di bello c'era ciò che c'è di bello nell'immaturità: l'entusiasmo genuino. Poter ballare come se nessuno stesse guardando, anche a costo di risultare un po' ridicoli. Riuscire a emozionarsi con facilità estrema e parlare in maniera banale di temi seri, risultando - a sorpresa - opportuni. Perché meno per meno fa più. Quindi "L'ultima cosa che farò sarà morire / morire è semplice come non lo so / ma di questo forse non dovrei parlare". Voi avreste qualcosa di più rilevante da dire?

Cosa voglio dire con questo? Che c'è da raffinare, definire, indirizzare. C'è da capire dove si vuole andare. Qui si sembra prendere 4 direzioni diverse in un risultato finale non esattamente omogeneo, che per suonare nuovo dovrebbe prendere spunto dall'intorno con un po' di discrezione in più. Molto più semplicemente, c'è da crescere. Magari serve solo un po' di tempo prima che i Madmonk confezionino una bella sorpresa da mettere accanto a tutti i fiori all'occhiello dell'elettronica italiana. Staremo a vedere.

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La recensione Record shop lads di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-09-13 00:00:00

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