Sinclear Via di qua 2001 - Punk

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‘Melody-core con influenze ska’, questa è la definizione che si danno i quattro ragazzi della provincia di Novara, una cittá che pur essendo in Piemonte è considerata praticamnete lombarda. Infatti il lavoro dei Sinclear è stato interamente registrato a Milano, dove i quattro ragazzi studiano.

“Via di qua” è il titolo del loro demo, una copertina che ricorda “Il meglio del nostro meglio” di Elio e le Storie Tese per via della fotografia, e un ben curato ed autoprodotto booklet (come del resto tutto l’aspetto del disco). Fin qui niente da dire.

Le canzoni sono tutte originali, nel senso che sono state scritte ed arrangiate da loro, buone alcune idee anche se purtroppo si assomigliano molto. Probabilmente perché hanno tutte riff simili, le linee vocali un po’ piatte, e nota piú dolente, tutti i pezzi hanno la stessa (non) velocitá.

“Non velocitá” perché il tempo sembra sempre leggermente in ritardo, quasi come se fosse tirato dagli altri musicisti, soprattutto nei passaggi, purtroppo poco puliti. Ascoltando il disco viene voglia di avere una di quelle chiavette per carillon, per dargli la carica…
Sette le tracce, comunque, che riflettono bene la definizione di ‘melody-core” (“Nota royal”, “Via di qua”, “Non sorgerei”, “Antologia”), mentre mi lasciano un po’ perplesso sulle influenze ska. Giá, perché oltre a non vederne - se non una timida chitarra in levare in due pezzi, il che non basta per definire un pezzo ‘ska’ (“Favola ska”, “Sinclear”) - quelli che dovrebbero risultare ritmi in levare, ancora una volta sono smorzati da una batteria incerta che di origine ‘2tone’ e dintorni ha ben poco, per non dire nulla.

I testi sono classici dei ragazzi di 20/22 anni, un po’ cupi, tristi, incontenti della propria cittá, e che non demonizzano l’uso di qualche “erbetta medicinale” per guarire da una realtà considerata non consona alla propria esistenza. Sicuramente argomenti condivisi da molti loro coetanei e non.

Non voglio fare la carogna, ma spronare i Sinclear a credere di piú (o meglio) nel loro lavoro, e crederci vuol dire provare, provare e provare. Studiare, studiare e studiare. Vivisezionare i propri pezzi, per farli crescere, per caratterizzarli, per esaltare ogni singolo strumento con l’aiuto di tutti gli altri e e non lasciare nulla al caso.

Insomma, non basta suonare, bisogna ‘suonare suonando’.

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La recensione Via di qua di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2003-01-18 00:00:00

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