ROYAL BRAVADA ROYAL BRAVADA 2014 - Indie, Alternativo

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I Royal Bravada hanno preso le sonorità più riconoscibili dell'indie rock degli anni zero e le hanno mescolate con forza, sfornando un Lp dal giusto tiro e la giusta carica

Io ci sono rimasta completamente sotto con l’indie-rock. Nonostante i miei ascolti spazino moltissimo e nella mia libreria musicale si trovi veramente un po’ di tutto, c’è una preponderanza fortissima per questo genere, è proprio un amore viscerale. Ancora oggi mi diverto a passare i miei venerdì sera a scatenarmi su pezzi come “Teddy Picker”, “Take Me Out”, “Apply Some Pressure”, “Lonely Boy” e potrei continuare all’infinito. Queste sono le sonorità che mi infondono una carica elettrica pazzesca e così sarà anche quando non sarò più una ventiquattrenne scatenata, me lo sento. 

I Royal Bravada, come me, terranno sicuramente sulla mensola una copia di “Whatever People Say I Am, That’s What I’m Not” degli Arctic Monkyes e di “Right Thoughts, Right Words, Right Action” dei Franz Ferdinand, solo per citarne due. Da entrambe queste band hanno poi preso le sonorità più riconoscibili, i riff più schiaccianti e le rullate più cavalcanti, hanno agitato (non mescolato) il tutto con forza e hanno sfornato nove pezzi (più una cover dei Chemical Brothers) esplosivi.

E così mi trovo a sudare con “Secrets” e le sue chitarre che mi trascinano con forza in pista, a fingere una air band improvvisata con “Drawing Circles” e a scalpitare sotto le luci al neon di “Round the Corner”. Ok, devo essere obiettiva e ammetterlo, spesso si sfiora il plagio e più di una volta ho sussultato associando palesemente brani di questo Lp ad altri di band di gran lunga più navigate (vedi “Hold Fast” che si gingilla in una “Love Illumination” di Kapranos) o “Black Bones” che potrebbe essere la sorella minore di “Brianstorm” di Alex Turner, però i pezzi funzionano e per chi ama questo genere non può che essere altrimenti. Per chi invece si ritrova con la pelle accapponata al solo sentirne parlare, consiglio di skippare con forza e ripiegare altrove.

Il fatto è che ci vuole sempre un certo stile nel miscelare un amore carnale per certe sonorità (in questo caso tutte quelle definite, a suo tempo, alternative degli anni zero) e farne uscire un prodotto che abbia il giusto tiro, la giusta tecnica e che trasudi voglia di fare. Per me è promosso, ma mi prendo anche la libertà di dare un piccolo monito: attenzione al futuro, un album che si ispira così tanto a modelli definiti, prendendo elementi tipici altrui e facendoli propri, va bene, due potrebbe essere troppo. La vera prova starà nel riuscire a reinventarsi come tutte le band sopracitate riescono a fare, ma per adesso va bene così e aspetto i Royal Bravada in uno qualsiasi dei prossimi weekend, pronti a farmi divertire sulla dancefloor. Dai così!

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La recensione ROYAL BRAVADA di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-04-12 00:00:00

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