Calibro 35 Sogni di gloria 2013 - Strumentale, Funk

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Va bene Milano a mano armata, ma i Calibro 35 sono cresciuti: e lo dimostrano ancora una volta con questa colonna sonora

Seconda colonna sonora di un film di fiction per i Calibro 35, dopo quella per "Said" dell'anno scorso, è "Sogni di gloria", film del collettivo toscano John Snellinberg uscito il mese scorso nelle sale e premiato al Rome Indipendent Film Fest. A differenza dell'opera precedente degli Snellinberg ("La banda del brasiliano", che ospitava a sua volta alcuni brani dei Calibro) e di "Said", "Sogni di gloria" non è un poliziesco bensì in una commedia, divisa in due episodi: nel primo, un trentenne viene convinto da un amico anarchico a sbattezzarsi, con grande scandalo per la famiglia; nel secondo un anziano giocatore (il compianto Carlo Monni) cerca di far diventare campione di briscola una ragazzo cinese.

E' stato un lavoro diverso dal solito per la band, come ha confermato anche Tommaso Colliva in quest'intervista a Pratosfera, e una specie di sfida: una commedia non ha il montaggio serrato e gli inseguimenti dei film d'azione, e anche la colonna sonora deve lavorare in questo senso: meno groove di batteria dunque e più percussioni, per lasciare respiro ai dialoghi; più atmosfere da restituire, secondo le direttive molto precise dei registi, che immaginiamo pienamente soddisfatte da brani come "Notturno" o "Tema malinconico"; meno funk e più Morricone, che viene in mente sentendo il fischiettare di "Un rigore sbagliato", ma anche l'unico brano cantato, "Il tempo che non ho vissuto" (con la sinuosa voce di Serena Altavilla).

Ma sono i brani di passaggio come "Sala da carte", tra hammond groove e jazz, e "Come un valzer", con il suo ipnotico cry baby e un meraviglioso riff di chitarra, a dare l'idea di quanto la qualità di una colonna sonora vada misurata soprattutto nei dettagli. Basti vedere come il tema principale, quello "Dello sbattezzato", ricorra per quattro volte lungo l'arco del disco, ogni volta rinnovandosi, perfino in forma di bolero. O come uno dei pochi pezzi tirati, "La partita", punti solamente a dare ritmo alle immagini senza mai cercare di sovrastarle, lasciando per quasi due minuti basso e batteria unici protagonisti insieme alle percussioni: la chitarra interviene solo in un secondo momento insieme alle tastiere, componendo un crescendo quasi western. E siamo nel mezzo di una partita a briscola, non va dimenticato.

Come dire: sì, va bene Milano a mano armata, gli anni '70 e tutto quello che si è sempre detto su di loro, ma i Calibro 35 sono cresciuti - anche grazie a questa colonna sonora, come conferma lo stesso Colliva - e stanno dimostrando sempre di più di avere le qualità (lo stile, la versatilità, ma anche la modestia) per scrivere grandi colonne sonore. Come questa.

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La recensione Sogni di gloria di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-07-09 00:00:00

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