Codeina Allghoi Khorhoi 2014 - Rock, Post-Rock, Garage

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Musica rombante e malata, lasciate la speranza fuori dalla porta di casa

A quattro anni dal loro primo album i Codeina da Seregno pubblicano “Allghoi Khorhoi”. Sulla cover campeggia il mitologico vermone del deserto mongolo che dà il titolo all’album a far da metafora allo stile della band. Come la suddetta bestia criptozoologica si sposta lenta e inesorabile sotto le sabbie per poi sbucare all’improvviso minacciosa e mortifera, così i Codeina producono una musica ipnotica e tesa che procede inesorabile verso roboanti esplosioni sonore.

Un lavoro stilisticamente omogeneo, che mescola influenze stoner e post-hardcore bagnate nell’acido. Tra i riferimenti musicali nostrani spiccano senz’altro i Verdena di “Requiem” ed i primi Teatro degli orrori. Il trio si muove sicuro nelle innumerevoli variazioni ritmiche segnate dal basso distorto e da un’incessante lavoro dietro le pelli. La ritimica si spezza, accelera, aggredisce e poi rallenta. Su questi si innesta una sei corde nervosa e aggressiva che macina riff e feedback completando un panorama rabbioso e claustrofobico.

La traccia numero sei, “Cascando”, scarica la tensione con una dolce melodia, preludio all’assalto della successiva “L’appeso”. “Crepa” va dritta al sodo, nichilista e senza speranze, grazie ad un ritornello che si incolla subito all’ascoltatore. In “Medea” c’è spazio anche per tastiere dal gusto sixties. In chiusura la strumentale hard-psych “Langley & Homer Collyer” dove la vena claustrofobica sottotraccia per tutto l’album ha il suo climax.

Un album ben scritto e ben suonato dal quale trapela una forte dose di disagio che solo la musica e riesce a sublimare.

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La recensione Allghoi Khorhoi di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-12-22 23:30:00

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