Dadamatto Rococò 2014 - Rock, Psichedelia

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“Rococò” e le pennellate prog dei Dadamatto.

Un tempo i Dadamatto azzannavano la notte con la loro rabbia da power trio. Un lavoro sporco, che qualcuno doveva pur fare. Ma per lasciarsi alle spalle la natia spiaggia di velluto serviva altro. E non necessariamente rinnegare le origini. Piuttosto evolverle, svilupparle, fornire loro nuove prospettive. “Anema e core”, del 2011, conteneva già i primi, importanti germi di un cambiamento in atto, l’uscita di “Rococò”, la fatica più recente della band di Senigallia, rende il discorso ancora più interessante.

È il prog la chiave per entrare nelle viscere del nuovo disco dei Dadamatto. Non che ne sia l’elemento determinante, e neppure un’ossessione attorno alla quale costruire chissà quali paradigmi. Però le primissime note di “Prologo”, con quel lirismo onirico, con quella drammaticità vintage, possono spiegare molte cose. E poi di pennellate progressive ne troviamo quante ne vogliamo qui dentro: arricchiscono il suono e le melodie, le rendono rotonde, policrome, mai pompose. In “Pluridimensionalità” la chitarra va a parare dalle parti di Robert Fripp, gli intrecci strumentali imperversano, così come i cambi di tempo e le variazioni di velocità. Ma non è tutto prog quel che luccica. Si intravedono squarci di Baustelle, di Mariposa, mentre la rullata che apre “Insieme” emana olezzi di spirito giovanile. E ci sono “Marina” e il suo sghembo romanticismo, le cupezze emanate da “America”, la delicata quanto triste “I cinque dell’Ave Maria”, le storie – inserite tra i solchi scavati dalle contraddizioni dell’umano vivere – che giocano tra sfrontatezza ed ermetismo, le sonorità robuste dalle quali tutto ebbe inizio.

Tutto serve per elevare “Rococò” a rango di disco di ragguardevole bellezza. D’altra parte non si arriva dalle parti de “La Tempesta” a caso. E non a caso si guadagnano testi e camei di Emidio Clementi (nella citata “America”), la co-produzione di Marco Caldera (già dietro la consolle nella lavorazione di “Aspettando i barbari” dei Massimo Volume) e l’artwork di Maria Antonietta. Che però è un’amica loro. E forse non ama troppo il prog. Contraddizioni dell’umano vivere. 

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La recensione Rococò di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-11-04 08:00:00

COMMENTI (1)

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  • sensacionesitalianas 10 anni fa Rispondi

    Bellissima espressione della musica italiana. Luis, dall' Argentina