Teho Teardo Ballyturk 2014 - Strumentale

Disco in evidenza Ballyturk precedente precedente

Un vortice greve, sinfonico, bellissimo

Teardo è un artista e un grande compositore. Messa da parte per un attimo la collaborazione con Blixa Bargeld (impegnato al momento con gli Einsturzende Neubauten), che ha fruttato "Still Smiling", uno degli album più belli del 2013 (in generale, non nel parziale italiano) e l'ep "Spring" a ribadire il concetto, ha di nuovo trovato nella collaborazione, stimolo e funzionalità. Stavolta con il drammaturgo Enda Walsh, per il quale ha scritto le musiche dell'opera teatrale "Ballyturk" e poi le ha rielaborate in questo disco, che vanta anche la partecipazione spoken dell'attore Cillian Murphy (Trilogia del Cavaliere Oscuro, "Inception") oltre a Joe Lally (Fugazi) e alla violoncellista dei Nirvana, Lori Goldstone, sintomo che quando c'è la qualità, è anche possibile non farsi mancare niente.

Le otto tracce sono tutte strumentali, se si escludono i recitati degli attori. Così inizia "Poisonous his envy", onde e risacche oscure che si sciolgono in una melodia greve e sinistra, di archi e percussioni minimali di natura industriale, sempre più pressanti, sempre più vicine all'ascoltatore che si sente davvero avvinto da questa forza, che sul finire si dipana in un drone scandito dal martellare ripetuto. Più classica è la melodia di "Kitchen, Infinity", drammatica e al contempo potente. Si cambia registro con "Foreboding" e "Everything I thought there was to know", entrano le pulsazioni elettriche più che elettroniche, entra la chitarra a disegnare arpeggi e tingere di post-rock l'epica sinfonica in sottofondo. "Let's not talk about us" è un ambient che cresce fino a sposare un groove post-punk alla "Bela Lugosi's Dead" dei Bauhaus. "Just Maybe" gioca col caos degli archi mentre "It Needs a Death" svolge un tema western e lo gioca in modo a tratti matematico, ricordando i Tortoise ed i Calexico, in un pezzo che sa come toccare le corde che muovono le emozioni. Dopo la morte citata dal titolo precedente, "The Outside Force", la forza da fuori, che sembra scavare tra le macerie per venirti a prendere, per elevarti e chiude il cerchio riproponendo il tema della prima traccia, ma lo estremizza, lasciandoti stordito.

La forza dirompente degli archi e delle chitarre baritono riporta alla mente il Graeme Ravell della colonna sonora di "Until the End of the World" (Wim Wenders),  dopo una cura a base di musica concreta. L'unico appunto è la brevità, perché sarebbe valsa la pena di perdersi per qualche ora dentro i gorghi e i vortici sapientemente disegnati da Teho. Sicuramente uno dei suoi lavori più a fuoco, più oscuri e intimi, nel quale è possibile seguire ed immaginare la storia narrata. Ogni disco di Teho Teardo è un piacere ed è un orgoglio, in questo caso, poter parlare di un album italiano. 

---
La recensione Ballyturk di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-11-14 08:00:00

COMMENTI

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia