Rocco Hunt 'A verità 2.0 2014 - Rap, Hip-Hop

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Nazional-hip-hop-olare per Hunters e non solo

Partiamo da questo: Rocco Hunt è ancora quello di “Poeta urbano”, anche se in questo disco e in questa edizione edizione deluxe dell’album uscito a marzo ha molte più “giacche” di prima. Gli ultimi due anni della vita di Rocco sono stati una specie di Fast & Furious: dopo la pubblicazione a giugno dello scorso anno del primo album, “Poeta urbano”, a dicembre entra nella rosa dei 60 finalisti delle selezioni di Sanremo Giovani con lo stesso brano che lo farà trionfare, “Nu journo buono”, a fine marzo esce la prima edizione di “‘A verità” (18 tracce in versione CD e 19 in versione iTunes), di cui a inizio novembre esce la nuova versione deluxe con l’aggiunta di altre 11 tracce. L’esposizione dell’artista, dal pubblico dell’hip hop a quello generalista, è stata spinta a tappe forzate, senza soste per aspettare di capitalizzare quanto creato.

L’album “‘A verità 2.0” è il frutto o l’evidenza di questo: le tempistiche strette e la scelta di esposizione ad un pubblico sempre più vasto sono state canalizzate in un album contenitore con un impressionante numero di collaborazioni, tra chi fa le doppie e/o canta le topline e chi fa le basi. La discontinuità è il leitmotiv per quanto riguarda le basi, sia rispetto ai lavori precedenti che all’interno dello stesso album. Ora, nel sound si rompe l’unione tra il flow di Rocco e le basi di Fabio Musta (presente solo in due tracce dell’edizione deluxe), mentre restano alcune collaborazioni come quella con Valerio Nazo, che lo segue anche dal vivo; ai beat su ben sei basi, Danny The Cool e Fritz The Cat, rispettivamente su una e tre tracce. Il nuovo suono che ne emerge, pur restando nell’orbita dell’hip hop, è più fondato su suoni sintetici e collaborazioni con musicisti in studio, più che sui sample da crate-diggers.
Numerosi i nomi dietro al mixer: Bassi Maestro, Mace, Shablo, Takagi e KetraDon Joe ed i Tiromancino. Ogni canzone diventa un capitolo a se stante, con influenze diverse, dai sound in levare come in “Nu journo buono” e “Vieni con me”, al neomelodico di “Senza chances”, all’elettronica pura di “Replay” e “Giovane disorientato”, ai brani più legati alla tradizione dell’old school, piegandosi poi ai featuring come il pop di “Come una cometa” (con Tiromancino) e “Chiedi” (con Eros Ramazzotti, il brano meno a fuoco della collana). Il sound magari non prevarica Rocco ma di sicuro lo costringe ad un continuo estenuante cambio di “giacca” per adattare il suo flow alle varie situazioni, lasciando un po’ disorientati lungo la tracklist.
Sempre enumerando collaborazioni, i feat su doppie e topline si sprecano. Ci sono “vecchi amici” come l'immancabile Clementino, ma anche nuovi compagni con cui l’irresistibile Rocco ha incontrato strada facendo come Noyz Narcos, GemitaizGuè Pequeno

Ne esce un disco fortemente e (forse) volutamente discontinuo (sia nella versione 1.0 che ancor di più nella versione 2.0) che con difficoltà si riesce ad ascoltare per intero, accentuando la tendenza dell’album come contenitore: qui il numero di singoli o potenziali hit è molto alto (almeno i primi otto pezzi, più qualche altro, come per esempio il nuovo singolo "Ho scelto me") e le altre tracce risentono piuttosto della mancanza di tempo per correggere il tiro su quanto poi finito nel disco. Trait d’union è la presenza di Rocco, con la credibilità data dalla sua spontaneità quasi ingenua ma mai meno che verace nel rivolgersi ad un ampio panel di potenziali ascoltatori/interlocutori, proprio come in un disco pop. È proprio in questo che Rocco eccelle: essere nazionalpopolare, saper parlare alla pancia e al cuore a seconda delle esigenze liriche del pezzo, senza ghettizzare il potenziale ascoltatore.
Nella scelta delle rime non cerca riferimenti che possano escludere, come nemmeno i suoi ospiti (al massimo qualche riferimento alla scena hip hop, come in “Ce magnamm” lui e Clementino si lasciano "sfuggire" Nas e Chief & soci, progetti di fine anni 90), restando sempre su racconti di prima mano o con spunti di riflessione molto diretti, come sulla questione meridionale.
Il flow a volte torna su alcuni topoi da cui è già passato, anche all’interno dello stesso disco, ma non arranca mai e prosegue sempre spedito portando a casa il risultato, con qualche picco, soprattutto quando si spinge con maggiore cattiveria/fame. Il risultato di suoni e liriche è un album più commerciabile che commerciale, permettendo di riscuotere i risultati che al precedente lavoro erano mancati, almeno rispetto alle aspettative.

Il "difficile" secondo disco è ormai alle spalle, anche con questa edizione deluxe con DVD di qualche live e cornetto portafortuna (...). Per il prossimo servirà una direzione artistica più forte e coerente.

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La recensione 'A verità 2.0 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-11-24 00:00:00

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