Album Mollo Maledetto 2003 - Lo-Fi, Rock, Pop

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Progetto di difficile collocazione quello proposto dai 100 Motels, a cavallo tra la performance d’attore e gli elementi del monologo teatrale,il glitch ed i suoni intimi e minimali della nova scena Folk, qualche accenno di elettronica low-fi che rimanda piacevolemente agli Air di Virgin Suicides, a Sebastian Tellier, ad alcune cose di etichette come Fatcat o Warp. Il disco si presenta benissimo, con una cover stilosa e ben curata graficamente. Dalle poche righe di presentazione del disco, si intuisce il gioco intellettuale-situazionista messo in atto dai 100 MOTELS, piu’ simili in questa sede ad un ensemble di performer che a dei puri musicisti: L’invenzione di Mollo Maledetto, alter-ego e pretesto per raccontare e raccontarsi con un linguaggio che non risenta dei limiti tradizionali imposti dalla forma canzone. Mollo maledetto viene fatto capitare, quasi per caso, all’interno di una sala prove. Qui inizia un simposio di linguaggi, a cavallo tra il letterale e l’affascinante estetica del low-fi che ricostruisce a pieno l’atmosfera da stanzetta fumosa e claustrofobia che diviene finestra sul mondo. In questo caso il mondo narrato è quello della provincia. Un disco che profuma di nebbia padana, hashish e cazzeggio da sabato sera in giro in macchina a delirare, fraseggi alcolici e un pizzico di ironia. Ed è proprio l’ironia la chiave di lettura migliore per interpretare questo brillante lavoro: I 100 Motels non si prendono affatto sul serio, giocano sulla forma poesia e sull’improvvisazione, senza dare mai troppo peso a quello che dicono, nel lusso concesso a pochi di riuscire a prendersi per il culo da soli. Ed infatti le risatine di sottofondo, alcuni versi al limite del no-sense e del grotesque non richiedono lo sforzo di essere necessariamente interpretati, strappano il sorriso ma qualche volta, forse addirittura involontariamente, fanno quasi riflettere. Il disco si apre con Polesia, piccoli fraseggi folk di chitarra alla Vincent Gallo e subito irrompe la voce di Mollo Maledetto, che con squisito accento emiliano ( che ricorda un po’ il monologo di Stefano Accorsi su Radio Freccia ) inizia a dipingere i suoi quadretti verbali. Piccole immagini senza apparente soluzione di continuità. Spesso le liriche si intrecciano piacevolmente ai tappeti musicali, altrettanto spesso questo connubio non si incastra alla perfezione, ma non risulta mai alcuna forzatura. Il richiamo più evidente a questo tipo di progetto resta, ahimè, l’esperimento non proprio riuscito tra Barricco e gli Air. Ma se nel primo caso il lavoro risultava pretenzioso ed eccessivamente intellettualoide, la spontaneità, l’ironia e l’ottica low-fi, fanno di Mollo Maledetto un progetto molto più gradevole. Chi è dunque Mollo Maledetto? Forse l’anima sognante presente in tutti noi, una sorta di alter-ego collettivo che accompagna chiunque abbia provato l’esperienza di condividere velleità artistiche con un gruppo di amici sbronzoni, tra sgabuzzini-sale prove impestate di fumo, corse in macchina per le desolate vie della provincia, amori che sanno di vino e di fumo, insomma tutto quell’immaginario collettivo- sommerso in cui, gli spiriti nobili, si riconoscono sempre.

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La recensione Mollo Maledetto di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2003-11-14 00:00:00

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