?Alos Matrice 2015 - Sperimentale

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Un lavoro oscuro, performativo ed angosciante

"Matrice" è la nuova sinfonia pagana, malevola e terrorizzante messa in piedi da Stefania Pedretti, AKA ?Alos, già fulcro degli OvO e delle Allun. Il primo ascolto, in un pomeriggio primaverile sereno e bucolico è disarmante: già il titolo complessivo di questi 5 pezzi evoca la Madre, l'elemento che dà vita, l'origine, che somiglia alla Mater Suspiriorum, la strega del più ispirato Dario Argento.

Uno stato di calma apparente, qualche nota d'ambiente, sinistra e sensuale, introduce il lavoro. "Ecate", perfetto ponte col precedente album "Era", si muove sottopelle in un viaggio tra il regno dei vivi e quello dei defunti. Un grido sommesso, straziante che si fa spazio tra la chitarra eterea e nebbiosa, sempre più presente, che lascia spazio alle distorsioni più abrasive e ad un basso pulsante, mentre la voce intona una tetra filastrocca, per culminare nel doom di "Luce/Tenebre", in cui Stefania sembra attingere dalle atmosfere di "Plague Mass" di Diamanda Galas, per un blues malato che si fa sempre via via più veloce e brulicante. "Ignis red elixer" sembra un'evocazione, un processo alchemico dal quale far nascere la vita, nel sangue. Un climax tenebroso di sempre più assordante cacofonia che viene silenziata improvvisamente, ed inizia "Matrice", e con essa lo stupore. Un andamento downtempo, elettronico, che riporta ai primi Kirlian Camera e al trip hop più oscuro. Dopo qualche minuto, ti accorgi che potresti persino ballarla. Chiude "Hyle", percussioni free e tappeto vocale, un sabba esoterico che trascende di luce, o affoga negli abissi. Di certo, decreta una fine.

Alla realizzazione di questo disco hanno partecipato, oltre ad ?Alos alla voce, al violoncello e agli oggetti, Mai Mai Mai e Necro Deathmort all'elettronica, il percussionista Giovanni Todisco e Lorenzo Stecconi dei Lento alla registrazione. Difficile dare un giudizio ad un'opera del genere, più che ascoltata va vissuta, sentita e metabolizzata. Tante sono le sfaccettature, i rimandi al linguaggio simbolico ermetico filtrati attraverso la mente e l'arte anarchica, politica e performativa di Stefania, che anche stavolta centra l'obiettivo che si è prefissa. Non è per tutti, ma quelli che l'amano, l'ameranno ancora di più.

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La recensione Matrice di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-04-16 09:00:00

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