Lilith And The Sinnersaints Revoluce 2015 - Cantautoriale, Rock, Blues

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Il nuovo disco dell'ex Not Moving Lilith fonde blues, desert rock e canzone popolare. E il punk? Non è così lontano come sembra

"Revoluce", il nuovo disco di Lilith-Rita Oberti, già cantante di una delle band più importanti e originali del post-punk italiano, i Not Moving, definisce un avvicinamento al cantautorato iniziato cautamente già dall'inizio della carriera solista con i Sinnersaints (in cui milita anche Antonio "Tony Face" Bacciocchi, compagno di Rita nei Not Moving e nella vita): il trait d'union è stato probabilmente il blues, la cui influenza è evidente in tutti i dischi in questione e che passa (anche) dalle mani di Massimo Vercesi, chitarrista e coautore dei brani.

In questo album il blues è solo una delle componenti di un suono composito, che abbraccia desert rock e soprattutto folk - inteso come canzone popolare, anche dialettale - e persino tango, e fa il paio con una serie di testi (per la prima volta interamente in italiano) fortemente evocativi, che scelgono di parlare per immagini, in diversi casi molto suggestive ("Qualcuno nasce e muore / crede a mille verità / ma alla fine randagio confuso con i matti / sarà amico del rimpianto senza libertà", da "Vivimi"; "Quel che vedi lassù / non cadrà mai / E quel che cerchi tu / non lo troverai", da "Canto").

E il punk? Musicalmente sembra lontano. Poi però ascolti, riascolti il disco, senti la voce straziata di Lilith scandire "nero nero nero come il sangue dei ribelli / nero nero nero tra i vinti caduti e le troppe bugie" e capisci che non se n'è mai andato, non se ne andrà mai: che come per Giorgio Canali, per Cesare Basile, per Angela Baraldi non è e non è mai stato lo specchietto per le allodole di una cresta o di una chitarra distorta, ma è un fuoco sacro, totalizzante, che li invade. E anche se "il tempo è contro la furia delle idee", non fa smettere loro di inseguire sogni che non muoiono, e rivoluzioni che la generazione successiva ha lasciato un po' perdere. Incantata, probabilmente, dalle lusinghe della "peggiore delle libertà".

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La recensione Revoluce di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-04-18 09:00:00

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