Canicola Isola 2015 - Rock, Indie, Electro

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Non il solito piagnisteo

Ascoltare "Isola", il vero e proprio esordio dei Canicola, è piuttosto impegnativo. Le dodici tracce che compongono l'album evocano immagini tutt'altro che spensierate. I testi sono dolorosi e profondi, comunicano sofferenza, angoscia, strazio. L'atmosfera si fa cupa, malinconica, talvolta tediosa, i tempi sono dilatati e il ritmo molto lento. Il pathos si fa elevato.

Il trio electro indie rock raccoglie in questo album sei inediti e sei brani ripresi dall'esordio del 2012 “Demone ep”, qui riarrangiati e risuonati completamente, spesso riscritti, stravolti o rititolati.
Il lavoro dei Canicola è evidentemente influenzato dai massimi della letteratura post-moderna come Philip K. Dick e Pasolini per i temi centrali come la manipolazione sociale, la simulazione e la dissimulazione della realtà ma anche per la composizione stilistica, poetica.

Apre il disco "Isola", intesa tanto quanto condizione fisica simbolica in cui ogni individuo si trova durante la propria esistenza e dalla quale bisogna sapersi discostare. È il brano principale dal momento che, oltre a dare il titolo all'album, è una presentazione del ventaglio sonoro dei Canicola. Nonostante infatti il sound così come presentato, appare barboso e cupo, non è però monotono: a rompere la quiete ci pensa il continuo intrecciarsi di chitarra e basso elettrico, drum-machine e sintetizzatori impazziti che contraddistinguono i brani dei tre giovani. Così come in "Trenta fantasmi", "Noia e rivoluzione", "Un cane magro", musicalmente strutturato in due parti contrapposte.

Quando il livello di sofferenza è alto, e risulta difficile tollerarne ulteriore, allora è bene ascoltare "Un giocattolo", il brano più pop e arioso del disco, un'ironica presa di coscienza della propria infelicità intesa come valore in contrapposizione ad una felicità finta ed ostentata. A chiudere idealmente il disco ci pensa "Il rimedio" con una drum-machine minimale e un arpeggio insistente di sintetizzatore che fanno da spina dorsale a una canzone carica di rinuncia, proprio a rappresentare la disumanizzazione dell'individuo.

I Canicola, come Vic Chesnutt, rendono in melodia la sofferenza con un fare poetico trascinando le sillabe all'interno dei brani quasi fosse un lamento. "Isola" è un album empatico proprio a designare un atteggiamento di comprensione e compassione del genere umano ma vuole, allo stesso tempo sollecitarlo a liberarsi dall'immobilità, dalla dipendenza e da una condizione miserabile. 

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La recensione Isola di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-04-07 23:59:00

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