Emidio Clementi Notturno Americano 2015 - Elettronica, Post-Rock, Ambient

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Un reading che diventa un disco a cui è impossibile resistere: un tributo all'anima in pena del poeta dimenticato Emanuel Carnevali

Il primo dio, l'ultimo dio: Emanuel Carnevali e Mimì Clementi si incontrano di nuovo. Camminano insieme lungo un intero reading ora diventato un disco, “Notturno Americano”, che la voce dei Massimo Volume ha voluto dedicare a questo poeta vissuto nei primi anni del Novecento. Un poeta di cui i manuali di letteratura non parlano, ma che ha lasciato tracce indelebili nella vita artistica di Clementi.
“Il primo dio” è il romanzo autobiografico di Carnevali, emigrato da Bologna nel 1914 verso l'America, la madrepatria che mentre accoglie chi cerca riscatto sociale e personale, mostra la sua faccia più dura, fatta di miseria e stenti. Il libro, pubblicato postumo, finisce nelle mani di Mimì, mentre anche lui a Bologna cerca la sua strada lavorando in un ristorante. L'impatto è forte, tanto da ispirare uno dei pezzi più potenti di “Lungo i bordi”, che si chiamerà proprio “Il primo dio”. Questo succedeva nel 1995: dopo quasi 10 anni, nel 2003, Clementi ritorna sul tema e pubblica il suo, di romanzo autobiografico, battezzandolo “L'ultimo dio”.
Oggi, 100 anni dopo il viaggio di Carnevali da Genova verso New York, torna l'ossessione di Mimì per questo autore dimenticato, arrivato nelle cucine d'America senza sapere una parola d'inglese e finito per essere apprezzato persino da Ezra Pound. Non scriverà mai più nulla nella sua lingua madre, a noi (a pochi di noi, in realtà) è arrivato grazie alle traduzioni della sorellastra.

“Notturno americano” mescola brani dei due libri ed è musicato da Corrado Nuccini ed Emanuele Reverberi dei Giardini di Mirò. È un racconto struggente e avvincente, crudele e senza filtri, fatto dei brandelli di vita di una mente geniale, alle prese con una vicenda storica più grande di lui (l'emigrazione di generazioni intere di italiani nel Nuovo Mondo) e una vocazione letteraria in grado di sgorgare fuori persino tra mille umili lavori e la fame, quella vera. Quella che noi non abbiamo vissuto.
La musica si trasforma da subito nella punteggiatura di un flusso di parole e storie inarrestabile. Chitarre e violini che mettono virgole e due punti: ipnotiche quando si parla di viaggi, strade e camminate disperate (“New York”); cavalcanti, improvvise e post rock come solo Nuccini e Reverberi sanno fare in un pezzo come “Chicago”, che è poi l'angosciante scoperta della malattia di Carnevali che lo farà ritornare in Italia. La tromba, che si inserisce inconsolabile in “America!” e ancor più decadente in “Chanson de Blackboule”, fa da ponte in vari punti tra suoni europei e quelli più d'oltreoceano e d'inizio secolo. Perché, nel fondo, Carnevali è stato proprio questo: un ponte tra la follia e la lucidità, tra il passato e il futuro.
Chiude il disco il bellissimo e profondo “Carnevali a Milwaukee”, dove le melodie sotterranee si intrecciano perfette, sempre più incalzanti e tutte tese a sottolineare il triste epilogo.

“Notturno americano” merita tanti ascolti, perché in ognuno si coglie una sfumatura diversa. È un lavoro narrativo, musicale, filologico, attoriale, insieme. Raccoglie personaggi che sono ormai dei maestri nello spoken word e nell'accompagnamento pregnante. Ed è un tributo a un'anima in pena, che ci obbliga a riflettere sul cammino spietato di chi oggi mette la propria vita su un barcone per arrivare, con la speranza in tasca, nel nostro Paese. E la storia sembra ripetersi: chissà quanti poeti interrotti stanno lavando i nostri cessi o le nostre stanze.

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La recensione Notturno Americano di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-04-20 09:00:00

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