Kissing Jude Under this sky 2015 - Rock, Indie, Alternativo

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Un lavoro maturo, ottimamente suonato ed arrangiato, che dice molte cose sul suo creatore ed esecutore unico, una personalità poliedrica e capace di non sfigurare di fronte ai migliori crooner su piazza.

Thomas Hardy fu una delle voci (e delle penne) più importanti del secolo appena trascorso. Con le sue opere intrise di pessimismo e decadenza tutta fin de siècle, fu capace di traghettare la letteratura inglese dal periodo vittoriano al novecento. Il suo romanzo più famoso, “Jude l’oscuro”, è evidente fonte di ispirazione per questo progetto nato nel 2009 per mano del one man band Elia Mercanzin. Provenienti dal profondo nord, Padova/Treviso, i Kissing Jude, di queste terre, possiedono l’umbratilità e l’indolenza. Se con il debutto del 2011, “Basic Needs”, la collaborazione di Mercanzin con altri tre musicisti sparsi per l’Europa, aveva dato vita ad un compendio di brani di impianto electro minimal - vicino alle cose più umorali dei The National per capirci - con questa nuova uscita il registro rimane più o meno lo stesso, ma nel contempo la struttura dei pezzi viene pervertita da una consistente dose di oscurità e rarefazione delle atmosfere.

Non troppo, ovviamente, ma giusto quel tanto che consente loro di essere accomunati ad un’altra realtà italiana, i romani Spiritual Front. Un piano scheletrico ci conduce sin dentro “Do You Believe In Shame?” personalissima rivisitazione dell’omonimo brano dei redivivi Duran Duran; “Look Up At The Sky” segue melliflua fino a metà del suo incedere, per poi deflagrare innescata da una chitarra acidissima.

Con “No Man’s Land” i volumi abdicano in favore di un’elettricità più misurata e circolare, mentre “Fancy Girl” è una gustosissima marcetta in puro Blur style. Chiudono “Consolation Dealers”, morbida ballata che rimanda alle cose migliori degli inglesi The Wolfgang Press e “Blindness”, narrazione di un brano tratto dal romanzo "Cecità" di Josè Saramago che poi si stempera in una coda post rock mettendo i sigilli alle porte. Un lavoro maturo, ottimamente suonato ed arrangiato, che dice molte cose sul suo creatore ed esecutore unico, una personalità poliedrica e capace di non sfigurare di fronte ai migliori crooner su piazza.

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La recensione Under this sky di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-06-27 15:00:00

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