Roberto Beltrame Anthracite 2015 - Sperimentale, Noise, IDM

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Musica che parla dell'esperienza di ascoltare musica.

Frank Zappa disse che "scrivere di musica è come ballare d'architettura". Roberto Beltrame, membro del più noto progetto Artcore Machine, deve quindi essere sicuramente andato a scuola di architettura con Aphex Twin e Mike Paradinas aka μ-Ziq. A confronto con i suoi compagni di classe più noti, Roberto sforna un disco che non demerita troppo ma che, al tempo stesso, non riesce a convincere al 100%. Troppo spesso si cade infatti nel campo "questa-non-è-tecno-nè-noise-ma-forse-è-sperimentale". 

Roberto, chiaramente, ha preso molti appunti e ha studiato tanto, su questo non ci sono dubbi. I suoni spaziano da ampi ronzii, umili bip e clic di bit alternati, un po' di digibyte caustica, di troublemaking elettro-ispirato, e... insomma la complessità dei suoni presenti in "Anhtracite" è sconfinata e ogni pezzo è attentamente studiato e calcolato nei minimi particolarti. 

L'entropia ragionata che domina questo disco si trova anche nei nomi delle singole tracce: "Atrib", "tH D", "AmBn", etc. Le tastiere strisciano in mezzo, sopra e sotto i battiti della drum machine e le canzoni stesse si muovono con precisione quasi matematica. Questo gusto per l'ordine e per i costrutti completi e autoportanti viene spesso estremizzato e porta "Anthracite" ad essere percepito come uno splendido lavoro privo di sentimento. 

Solo nelle ultime due tracce "010 1sd" ed "Ess S", caratterizzate da una struttura di fondo di natura chill-n-bass, viene espressa la vera natura di Roberto Beltrame. Gli ultimi 10 minuti dell'album sono infatti pura trascendenza di noise ed IDM che spazia dai momenti più lenti dei primi lavori di Aphex Twin, alle sperimentazioni dei beats tanto care a Nicolas Jaar.

Questo non è sicuramente l'album adatto per chi sta cercando di risolvere questioni di cuore. I ritmi e le melodie balbuzienti di "Anthracite" nascondono infatti un'affascinante esperienza musicale ma i brani stessi funzionano come un orologio svizzero e bisogna scavare a fondo per far fuoriuscire il tanto impegno emotivo dell'artista.
In questo caso la musica di Roberto Beltrame non può essere spiegata ma solo sentita e respirata e, anche se non vi farà piangere, non significa che non potrete annuire con la testa per l'intera durata dell'ascolto.

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La recensione Anthracite di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-09-17 00:00:00

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