Sungria Diserno 2004 - Rock, Funk

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E io che pensavo il funky-rock italiano fosse passato non solo di moda, ma proprio passato in toto, devo proprio essere un illuso. Io, proprio io, che faticosamente avevo combattuto spada a spada con le vocali uncinate e trascinate dell’istrionico Pelù, mi ritrovo ora piombato nuovamente in quegli incubi enfatici popolati da mostri e animali strani, tipo chitarrine con il flanger e bassi slappati, per non parlare poi di alcuni inquietanti gorgheggi soprannaturali del tipo uh, ah uaoah o “waiting for blue-uh/waiting for you-uh”. Non pensavo che un solo demo di tre pezzi potesse scatenare questo effetto. Invece si. È successo. Ma andiamo per punti.

I Sungria sono un gruppo di funky-rock italiano con venature crossover, in bilico tra il nuovo Piero Pelù (?) e il caro Andrea Ra (!), solo con qualche trovata un po’ meno pacchiana in fase di arrangiamento, qui à la Red Hot Chili Peppers (“Sunba”), là à la 99 posse (“Upnea”). Il tutto immerso in salsa melodica pop, questa, debbo dire, di buona fattura. Peccato che ad interessare, dei tre pezzi inseriti in questo “diserno”, non siano altro che alcuni brandelli di canzoni, più che altro bridge fra strofe e coda del pezzo, prevalentemente senza cantato. Piace, invece, il groove di “Criminal”, l’ultimo pezzo registrato live, che annovera (finalmente!) tra le sue caratteristiche il mordente, un aspetto non trascurabile in un gruppo che vuole far muovere il culone dei suoi astanti ascoltatori.

Visto che –vero- tre pezzi non fanno una band, e visto che –vero- non è giusto fare a pezzi una band di cui hai ascoltato solo tre pezzi (cose da pazzi!), tolgo il disco dal cd player e lo ripongo nella sua plasticata custodia. Per me la prova non è passata, e - anche se questa sera dormirò con la paura che il fantasma di Andrea Ra bussi alla mia porta – attenderò per sonni migliori. Che lo so, esistono, e che con questa band sono possibili.

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La recensione Diserno di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-02-01 00:00:00

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