Compilation Nour Eddine & Phaleg - Taragnawa 2003 - Folk, Etnico

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Ascoltando questo “ Taragnawa” ritornano alla mente le notti estive sul lungomare di Falerna, un paese costiero della Calabria tirrenica. Dopo la mezzanotte finiva il passeggio e noi - continuando a ‘sbaciucchiare’ le onnipresenti Peroni da 66cl - tiravamo fuori dal cofano gli strumenti: chitarra, violino, tamburello, friscaletto (una sorta di flauto molto acuto) e cominciava la festa. Che ci serve la discoteca quando abbiamo la tarantella?

Abballàti, abballàti! Fhìmmini schìette e maritate! Ca sunn’abballàti bbùanu, nne bbi cant’e nne bbi sùanu!” (trad.: “Ballate, ballate! Femmine ‘libere’ e maritate! Che se non ballate bene né vi canto né vi suono!”)
A quell’ora gli ambulanti africani smontavano le bancarelle, e spesso accadeva che alcuni di loro si fermassero a suonare con noi, accompagnando le tradizionali melodie al ritmo di mani e percussioni, djembe e tablas che di solito stanno sulle loro ‘vetrine’. E capitava anche che fossimo noi ad accompagnare le canzoni di Karim e ‘Baba’, i due amici che ormai erano diventati membri ad honorem dell’ensemble.

L’opera in questione - prodotta dalla CNI con il patrocinio del comune di Roccella Jonica (RC) - è allo stesso tempo alchimia sperimentale di suoni ed icona della realtà, come testimonia la presenza di comunità nordafricane in Calabria e nel resto d’Italia. In “Taragnawa” accade infatti qualcosa di concettualmente simile, ovvero un incontro, uno scambio ‘alla pari’ tra culture; ovvero che la tarantella calabrese e la gnawa marocchina che - attraverso i rispettivi interpreti Phaleg e Nour Eddine - si fondono insieme, in uno spettacolare intreccio di ritmi nordafricani e filastrocche calabresi, preservando allo stesso tempo la ‘purezza’ e la forza originale di entrambi.

Succede quindi che la pipita e la lira di Antonio Critelli vadano a ripercorrere i sinuosi temi di antiche canzoni gnawa, mentre le percussioni di Mohamed El-Badoui si avventurano nei ritmi terzinati caratteristici della tarantella; così come il canto di Nour Eddine si alterna a quello di Salvatore Megna, musicista e ricercatore della tradizione calabrese.

In considerazione del fatto, poi, che viviamo in un mondo dove il nu-metal che si suona a Bari o a Milano è del tutto simile a quello suonato dai giovani d’una qualsiasi città americana, inglese o tedesca, o se pensiamo che per le strade di una grande città asiatica potremmo incontrare teenagers dal look ‘american-rapper’, in tutto simili a quelli che frequentano i centri commerciali delle metropoli occidentali, ci rendiamo conto che in un mondo del genere un simile progetto ‘meticcio’ é una vera e propria boccata d’ossigeno - e in assenza di queste, senza neanche accorgercene, soffocheremmo, morirebbe la diversità, che non sta tutta nella differenza che passa tra il pop e il metal, tra una chitarra distorta e una no, ma c’è altro, molto altro.

E’ importante capire che avvicinarsi ad altre culture, anche attraverso la musica, significa fare un passo fondamentale verso la pacifica convivenza e per superare il pregiudizio. Se la realtà che diviene sempre più multi-etnica rimane al mono-culturale, il conflitto è inevitabile.

Da parte mia non posso che consigliarne l’ascolto, liberandosi della pigrizia che spesso frena la (meravigliosa) voglia di conoscere cosa c’è oltre le mura di casa nostra.

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La recensione Nour Eddine & Phaleg - Taragnawa di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-04-08 00:00:00

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