Claver Gold Melograno 2015 - Cantautoriale, Rap, Hip-Hop

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Un concept legato alla fecondità femminile, rappresentata dal melograno in alcune culture del mondo, con la forza di un bel racconto

C'è questo breve saggio di Julio Cortázar, intitolato "Alcuni appunti sul racconto", in cui partendo da una distinzione fra il romanzo e il racconto vengono esposte delle considerazioni sull'arte dello scrivere racconti.
Secondo l'autore di "Rayuela" un racconto può dirsi significativo "quando spezza i propri confini con quell'esplosione di energia spirituale che illumina bruscamente qualcosa che va molto oltre il piccolo e talvolta miserabile aneddoto che narra", i racconti che non si dimenticano "hanno tutti la stessa caratteristica: sono agglutinanti di una realtà infinitamente più vasta di quella del loro semplice aneddoto, e perciò hanno influito su di noi con una forza che non farebbe sospettare la modestia del loro contenuto apparente, la brevità del loro testo. E quell'uomo che in un determinato momento sceglie un tema e ne fa un racconto, sarà un grande scrittore di racconti se la sua scelta contiene quella favolosa apertura dal piccolo verso il grande, dall'individuale e circoscritto all'essenza stessa della condizione umana. Ogni racconto durevole è come il seme in cui sta dormendo l'albero gigantesco. Quell'albero crescerà in noi, farà ombra nella nostra memoria".

Claver Gold è per me oggi quell'uomo e quel grande scrittore di cui parla Julio Cortázar, uno scrittore in grado di realizzare un disco come "Melograno" che altro non è che un insieme di racconti, ognuno con una vita propria, una propria autonomia che al di là dell'aneddoto narrato aprono quella realtà più vasta di cui parla Cortázar. Così quando il rapper marchigiano scrive "che poi noi tra la gente siamo sempre fuori luogo, con quelle amiche streghe che io brucerei sul rogo. Puoi chiamarle conoscenze o puoi trovare un altro modo" ("Carmela") l'esperienza autobiografica diventa bene comune e chiunque può riflettersi in quelle parole e farle sue perché in fondo parlano di una realtà condivisibile. La stessa cosa accade in "Inferno e paradiso", molti di noi potrebbero essere morti dentro più di una volta senza però mai aver smesso di lottare per la vita, Claver canta per queste persone: "Siamo morti senz'avviso con le lacrime sul viso, senza rimorsi, senza paura di incontrare chi ci ha ucciso. Siamo morti senz'avviso
e chissà chi l'ha deciso, farlo alla svelta darci una scelta, tra l'inferno e il paradiso". Così ancora per "Lady Snowblood" dove tramite una metafora complessa e articolata viene dipinto il fascino che l'uomo subisce dal pericolo e dal male, un fascino che provoca paura e allo stesso tempo eccitazione ma a cui alla fine non si riesce a resistere ("in fila con i pazzi per dormire ancora sul tuo seno").
Un album il cui concept è legato alla fecondità femminile, rappresentata dal melograno in alcune culture del mondo. In questo caso i semi del melograno sono proprio quei semi che secondo Cortázar danno vita a un racconto durevole e che una volta piantati generano qualcosa di più grande, qualcosa che appunto crescerà in noi e farà ombra nella nostra memoria.

La bellezza di questo disco non è però legata solo alle parole. Il duo dei Kintsugi ha realizzato qualcosa di magico, qualcosa intuibile già dalle prime linee di basso dell'introduzione del disco. C'è un lavoro complesso dietro, la voglia di definire un suono che si discosti dalle altre produzioni attualmente in circolazione, un suono che possa riconoscersi come proprio, che alle prime note possa dirsi dei Kintsugi. Strumenti e campioni trovano così una sintonia perfetta riuscendo ad intrecciarsi saldamente alle parole di Claver. Se poi decidi di campionare "Carmela" di Sergio Bruni non puoi altro che goderti gli applausi.
Allo stesso tempo Claver è riuscito a rendere più accessibili i contenuti dell'album, e se a livello di scrittura "Melograno" è molto più complicato del precedente "Mr. Nessuno", la costruzione dei ritornelli e delle loro melodie rende più immediata l'empatia dell'ascoltatore con le tracce del disco. Inoltre quella voglia di distanziarsi dalle produzioni attuali cercata dai Kintsugi viene rafforzata nel modo in cui Claver stesso modella le sue creature e ne stabilisce le forme: emblematiche a riguardo le strutture di pezzi come "Raccoglievo le more" o "Sogni".
"Melograno" è un bel disco, uscito alla fine del 2015 ma che sono sicuro potrà essere ricordato ancora per molto molto tempo, che difficilmente verrà accantonato nella memoria degli ascoltatori in cui sono stati piantati i semi del frutto.

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La recensione Melograno di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-01-04 00:00:00

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